1. Incontro con la mocciosa

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Essere agitato per una cosa tanto futile non era da me. Non ero uno stupido ragazzino di undici anni che si lasciava prendere facilmente dalle emozioni e da ansie inutili . Forse me ne sarebbe dovuto importare, almeno un po'. Di certo non avrei fatto i salti di gioia se fossi finito tra quegli stupidi grifoni, con i loro atteggiamenti da egocentrici, sempre pronti a fare gli eroi ; ma poco importava in fin dei conti. Non avevo problemi a farmi amici, nemmeno tra la feccia. Magari sarebbe stato solo più difficile trovare persone all'altezza della mia compagnia. Dopotutto ero l'erede della famiglia Malfoy una delle più antiche e potenti, purosangue fin dai tempi lontani. Uno come me non poteva permettersi di farsi vedere in giro con degli sfigati.

La stupida cameriera, come tutte le mattine, spalancò le tende oscuranti di camera mia, facendo entrare la luce accecante del primo sole. Presi il cuscino premendomelo sulla nuca, cercando di smorzare, per quanto possibile, quei raggi abbaglianti.
"Signorino, i suoi genitori la stanno aspettando per la colazione." Aveva una voce terribilmente fastidiosa, sopratutto alle sette di mattina. "Mi hanno pregata di ricordarle di affrettarsi. Oggi deve prendere un treno."
La sentì uscire dalla porta con il suono dei tacchi sul marmo farsi sempre più impercettibile. Mi rigirai nel letto diverse volte prima di convincermi ad alzarmi. Raccolsi le forze e mi misi seduto sul lato del letto, facendo aderire i piedi al pavimento fresco. Vagai con lo sguardo ancora assonnato per la stanza. Camera mia era la più grande della tenuta. Al centro regnava il letto a baldacchino con dei tendaggi blu notte che raggiungevano il pavimento. La mobilia era scarsa ma di grande valore; una scrivania in legno massiccio, su cui erano appoggiati alcuni dei libri presi per il mio primo anno di scuola, una cassettiera anch'essa in legno contenente tutte le mie cianfrusaglie magiche, e altri arredi che fungevano esclusivamente da arricchimento della stanza. Trascinandomi raggiunsi la cabina armadio. Rachel, la mia cameriera personale, mi aveva preparato i vestiti per quel giorno. "Vuole farmi sembrare un pinguino." dissi tra me e me, lasciandomi alle spalle quella sorta di smoking casual. Frugai nei cassetti fino a tirar fuori una maglietta con la stampa di una scritta in stile graffito. A undici anni non volevo sembrare di certo un uomo di mezza età, vestito come uno snob. Corsi di sotto, nella grande sala da pranzo, dove venni rimproverato per il mio abbigliamento poco adeguato a un Malfoy.
"Tesoro dovresti pettinarti prima di uscire." Mia madre, Astoria stava sorseggiando una tazza di tè stuzzicando di tanto in tanto qualche biscotto. Nessuna donna poteva avere la sua grazia; era perfetta e leggiadra qualsiasi cosa facesse. "Dovresti tirarli indietro, Scorp." continuò mio padre lanciandomi uno sguardo da dietro il quotidiano.
"Mi piacciono così." Ho sempre pensato che i miei capelli avessero una vita propria. Andavano dove volevano formando una chioma platino disordinata che mi dava un'aria sbarazzina. Alle ragazzine piaceva il mio look.
Dopo la colazione partimmo per King's Cross, dove il treno rosso fiammeggiante per Hogwarts mi stava aspettando.
Non fu difficile come mi aspettavo attraversare la barriere magica tra i binari 9 e 10 per la prima volta. Pensavo che andare spontaneamente contro un muro di mattoni mi sarebbe stato un compito arduo, ma il trucco fu chiudere gli occhi al momento giusto e correre deciso. Nulla di più semplice.
L'Hogwarts Express si presentò ai miei occhi come un enorme marchingegno di fuoco, dal quale fuoriusciva una cortina di fumo grigio. Venni subito attratto dal veicolo e trascorsi qualche minuto a studiarlo dei minimi dettagli. Il binario di fianco ad esso era ancora semi deserto .
"Siamo in anticipo." dissi seccato rivolto a mia madre.

Il tempo passava e poco alla volta lo spazio si riempì.
Mi guardavo intorno annoiato, sentendo la voce acuta di mia madre penetrarmi nelle orecchie.
Il treno rilasciò un boato che mi fece sobbalzare. Mi girai verso i miei genitori occupati in una conversazione di lavoro. Che palle! Scossi la testa riportando l'attenzione al via vai di maghi. Finalmente vidi sbucare tra la folla Duke e Ray i miei due migliori amici dalla nascita.
"Scorp! Pronto per una nuova avventura?" Ray era super euforico per il viaggio. Ne parlava da più di un mese in continuazione. Abbozzai un sorriso.
"Ti vedo entusiasto." ammisi divertito. Erano le uniche persone con cui riuscivo davvero ad essere me stesso. Non lo stronzo che ero già alla tenera età di undici anni, ma una persona diversa, uno Scorpius migliore forse.
"Dite che riusciremo a finire in Serpeverde come i nostri padri?" chiese Duke lanciando uno sguardo al padre che stava salutando il mio con un pacca amichevole sulla spalla. Malfoy, Zabini e Nott da giovani erano i teppisti della scuola. O almeno così mi aveva sempre raccontato papà.
"A me non interessa." Ray e Duke s'impietrirono. "Andiamo Scorp non dire assurdità. Finiremo tutti e tre in Serpeverde e in pochi giorni saremo i padroni della scuola." Ray sempre più eccitato mise la mano al centro del nostro cerchio, seguita da quella di Duke. "Non puoi avere più ragione, Ray" misi anch'io la mano al centro, sopra alle loro. Eravamo una squadra. Lo eravamo sempre stati.

Stavamo aspettando il momento di salire sul nostro vagone quando sentì qualcuno venirmi addosso rischiando di farmi cadere a terra. Che idiota! Mi girai di scatto adirato e davanti ai miei occhi apparve una figura minuta e piccolina dalla testa color del fuoco. Mi stava fissando con quei suoi occhi grandi e color cioccolato. Era adorabile dovevo ammetterlo, ma in quel momento l'avrei solo insultata fino a farla piangere.
"Stupida mocciosa, ma guardi dove vai?" Mi aspettavo un pianto disperato, ma la bambina non fece una piega. Iniziò invece a lanciarmi sguardi fulminei facendomi rabbrividire.
"Io guardo dove vado. Sei tu che stavi in mezzo." rispose picata indicandomi con il suo dito cicciotto.
"Senti non mi va di discutere con una bambina che probabilmente non capisce nulla di quello che dico, perciò, mocciosa, ti perdono! Ora pussa via pel di carota." Alcuni potrebbero pensare che queste parole furono da maleducato ed offensive, ma era quello che si meritava. La bambina dai capelli rossi aggrontò le sopracciglia e senza nemmeno pensarci mi tirò un calcio su un ginocchio facendomi piegare in avanti. Il dolore fu terribile. Quella bambina così minuta aveva la forza di un adulto. Mi scese una lacrima e con non curanza me la ascugai.
Alle spalle della bambina apparve un uomo sulla quarantina alto e magro. Lo riconobbi subito. Tra i ciuffi di capelli neri, mossi dalla brezza intravidi quella cicatrice tanto conosciuta. Harry Potter.
"Lils si può sapere cosa ti prende?" Arrabbiato l'uomo prese la bambina per un braccio tirandola a sé.
"Papà questo bambino mi ha chiamato pel di carota e continua a sgridarmi."
Piagnona!
Il signor Potter posò il suo sguardo da quattrocchi su di me.
"Immagino che tu sia il figlio di Malfoy?"
Mi limitai ad annuire. Allora era lui il grande nemico di mio padre.
Vidi la sagoma di papà avvicinarsi a me subito dopo. Parlando del diavolo.
"Scorp sei qui. Tua madre voleva farti un ultimo saluto." Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che quel Potter lo richiamò a se.
"Malfoy! Sono passati anni." Non riuscivo a decifrare il suo sguardo. Non capivo se era felice di rivederlo o tutto il contrario.
"Potter. Ti trovo...invecchiato." affermò sogghignando. Mi avevano sempre detto che avevo il suo stesso sorriso. Un sorriso davvero fascinoso. Risi per i miei pensieri.
"Grazie! Vedo che stai iniziando a perdere i capelli o sbaglio?!" Potter alzò un angolo della bocca e si sistemò gli occhiali.
"Beh io vedo che qualcuno ha messo su un po' di pancia. Dovresti dire alla tua mogliettina traditrice del suo sangue di dosare meglio il cibo." Il mio sguardo si muoveva in continuazione da uno all'altro. Anche la giovane Potter sembrava molto interessata. Quella scenetta era a dir poco esilarante.
"Non osare nominare mia moglie, sai."
Per fortuna mia madre giunse in soccorso cercando di calmare le acque. Quella sceneggiata era durata anche abbastanza.
Con la sua eleganza e gentilezza si scusò con il signor Potter per il caratteraccio di mio padre. Dopotutto era stato lui ad iniziare.
I Potter s'incamminarono dalla parte opposta del binario. Senza esserne del tutto consapevole mi voltai alla ricerca della chioma rossa. Con poca fatica la trovai. Anche lei mi stava fissando; non appena si accorse dei miei occhi su di lei mi fece la linguaccia per poi voltardi dandomi le spalle. Mocciosa.

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