2- lo sapevo

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Mi ritrovavo, di nuovo, tra le quattro mura che più odiavo in vita mia, la scuola.

Ero seduta al primo banco della classe di Scienze della terra, la mia attenzione era concentrata totalmente sul foglio davanti ai miei occhi.

Non stavo seguendo la lezione, avevo la parte alta della matita ,con cui facevo finta di prendere appunti, tra le labbra e la guancia sinistra appoggiata sul palmo della mano sinistra; la mia mente era occupata ventiquattro ore su ventiquattro dal Signor.Bieber.

Questo mi spaventava, non avevo scambiato nemmeno una parola con lui, non ci avevo passato del tempo assieme, ma lui era sempre lì, nella mia mente, pronto a tormentare la mia quiete.

Accanto a me era seduto Lucas, il mio migliore amico, a quanto pare lui stava seguendo con interesse e massima attenzione la professoressa che parlava dando aria  a quel forno, comunemente chiamato bocca.

La odiavo, quella professoressa era il diavolo fatto in persona, mi aveva preso di mira, anche se studiavo notte e giorno il massimo che mi metteva era un sei e mezzo scarso e mi ero stufata di quella situazione.

Quando, finalmente, suonò la campanella potei uscire da quell'aula congratulandomi con me stessa per essere sopravvissuta a quell'esperienza traumatica senza lesioni permanenti.

Mi diressi al mio armadietto, rosso come il sangue, avevo paura del sangue; tutto in quella scuola era rosso, dalle bacheche alle divise della squadra di basket, i The Lion.

Dopo aver inserito la combinazione per poterlo sbloccare e poi successivamente aprire, presi il libro di antologia e posai quello di scienze delle terra.
Con un colpo chiusi l'anta, facendola sbattere e facendo cigolare in modo tremendo il perno di chiusura.

Mi diressi versa l'aula 45, l'aula dove si studiava letteratura inglese, e presi posto in seconda fila; avrei voluto sedermi lontana da tutti, ma la mia leggera miopia mi costringeva a restare qualche metro più avanti per riuscire a leggere ciò che gli insegnanti scrivevano sulla lavagna.

Lucas rifece la sua comparsa e con un grande sorriso si mise a sedere nel posto accanto al mio.

"Sei scappata via prima." Tirò fuori dalla sua cartella qualche quaderno e qualche penna, sicuramente gli sarebbero serviti per prendere altri appunti.

"Non avevo intenzioni di rimanere un secondo di più in quel posto con quella strega." Sbuffai e sorrisi subito dopo che la sua risata mi arrivò alle orecchie.

"Oggi non era così terribile!" Mi mise un foglio bianco sotto il naso. Lo guardai stanita, cosa avrei dovuto farci?

"Giralo idiota." Gli feci la linguaccia e feci come mi disse. Sul foglio c'era scritto che la partita di basket si sarebbe tenuta il 24 maggio alle 21:10, volevano che tutti andassero alla partita perché quella era la più importante, era la fine del campionato gareggiato e sudato di vittorie contro quasi tutte le scuole più importanti di New York.

"Non so se voglio andarci. Ci sarà Cameron e non ho intenzione di fare altre figuracce in sua presenza." Abbassai lo sguardo ripensando, involontariamente, a tutte quelle stupide cose che avevo fatto per lui, avevo in cotta davvero importante per quel ragazzo, appena mi passava accanto sentivo il battito cardiaco accelerare e la testa girare; Lucas continuava a dirmi che la mia non era una semplice cotta, ma era vero e proprio amore a tutti gli effetti. Io continuavo a ripetergli che era completamente fuori strada e che uno come Cameron non poteva essere amato da una come me, ci sarei rimasta sicuramente male se un giorno, dopo esserci messi insieme e poi lasciati, venissi a sapere che lui si vedeva con altre ragazza contemporaneamente mentre stava con me. Il suo cuore non poteva essere occupato da una sola ragazza.

My father's employer Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora