"I saw an angel"

96 6 0
                                    

23 agosto 2007

Appena arrivata il vento mi spettinó i capelli, il sole mi accarezzava la pelle, l'odore del mare invase le mie narici ed il suo infrangersi sugli scogli creava una dolce melodia per le mie orecchie. Osservavo da lontano la lunga distesa di sabbia e quasi mi venne voglia di togliere le scarpe e correre sulla spiaggia.

"Dov'è questa Montepagano, papà?" -chiesi a mio padre sporgendomi nell'abitacolo della nostra auto.

Indicando col dito un punto più in alto, disse:"Quella lì sopra"

I miei occhi riuscirono a trovare la piccola collina e sorrisi istintivamente. Ero impaziente di iniziare la mia nuova vita in quel bellissimo paesino. Sentivo che era l'aria stessa ad insidiarsi in me e non dovevo ricercarla in ogni respiro. Il paesaggio, i classici italiani che risuonavano attraverso le cuffiette e la brezza che mi rinfrescava, mi facevano sentire in pace con il mondo.

La macchina si fermó e vidi ch'eravamo in una piazza luminosa ed ariosa con un campanile e un piccolo bar. Il posto mi colpì immediatamente.

Scesi e portai con me il mio piccolo zaino notando alcuni ragazzi che giocavano a calcio; tra loro scorsi anche una ragazza che si accorse di me e mi raggiunse, abbandonando i suoi amici, i quali la seguirono con lo sguardo incuriositi. Mi sentivo tutti gli occhi addosso.

"Ciao, sono Martina! Tu chi sei?" -mi domandò porgendomi la mano che prontamente strinsi mentre, con un po' d'imbarazzo, mi presentai a mia volta:"Antonia"

Sentii anche lo sguardo di mia madre, che nel frattempo sistemava i suoi capelli biondo miele.

"Appena ti ho vista mi sei sembrata un miraggio. Quelli sono i miei amici,-me li indica- sono l'unica ragazza nel gruppo. Ti unisci un po' a noi?"- mi invitò sorridendomi.

Con lo sguardo cercai il consenso di mia madre che mi rassicurò dicendomi di raggiungerli più tardi, ricordandomi la via e il numero civico della nostra nuova abitazione.
Strano, a volte era così apprensiva.

"Ragazzi, questa è la mia amica Antonia"- così Martina mi introdusse al gruppo.

Tutti mi diedero il benvenuto con un cenno del capo mentre esclamavano i loro nomi. Ma uno dei ragazzi, smise di giocare e quasi corse verso di me, dicendo col respiro pesante:"Io sono Gianluca, puoi chiamarmi Gian"

E sorrise. E che sorriso, wow. Era un po' più grande di me, forse un anno o poco più. Mi ero già presa una cotta per quel ragazzo dai capelli ricci e gli occhi verdi.

Un Regalo InaspettatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora