-Speciale novità- Azariel

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Era notte fonda, ad Atreia, e nei meandri più profondi del sottosuolo del Katalam, Araziel sedeva stancamente davanti alle rovine distrutte dell'ingresso di Katalamize.
Il Daeva era intento a fasciare con delle bende pulite una ferita al polso. Non appariva teso o guardingo, nonostante il combattimento appena concluso con un balaur, era consapevole che da quando Balaurea era stata sommersa da un'enorme massa d'acqua, gli accessi al sottosuolo del Katalam erano rimasti sbarrati, e così quel luogo era tramontato.
Nessuna lotta veniva più intrapresa sui suoi larghi gradoni, nessuno shugo si aggirava più per quei corridoi desolati. L'intero sottosuolo sapeva di abbandono. Solo pochi Daeva, per lo più solitari e temerari come lui, tendevano a girovagare per quei luoghi deserti alla ricerca di qualche insperata fortuna.
Araziel non desiderava nulla di tutto ciò. La sua era solo diventata un'abitudine malsana e senza senso. Girovagava intere notti per quei corridoi ripensando ai bei momenti che tra quei ruderi abbandonati aveva trascorso con la sua legione.
Già... la sua legione.
I Deads can Dance si erano sciolti da un pezzo. Galthun, Flamet, Pausania, avevano preferito cercare fortuna altrove dopo la catastrofe che aveva portato via l'intero Katalam. Lui li aveva lasciati liberi di scegliere, da buon capo sapeva che solo un obbiettivo comune avrebbe giovato all'intera legione e se loro avessero desiderato crescere e migliorarsi altrove, Araziel glielo avrebbe lasciato fare.
Da quel momento i Deads can Dance si erano fusi ai Prepotenti, una delle legioni più prestigiose di Asmodae. Araziel aveva seguito i suoi legionari ma, nonostante ciò, aveva ricominciato ad operare da solo.
Troppo spesso si lasciava prendere da reminescenze. Troppo spesso rimpianti o domande venivano a fargli visita e aveva sentito il bisogno ma allo stesso tempo l'impossibilità di gettarsi in mezzo alla battaglia.
La grandezza asmodiana aveva subito una dura battuta d'arresto durante i tempi dell'inondazione. Una nuova catastrofe aveva scoraggiato la fazione e gli elisiani sembravano essersi moltiplicati quando era stato il momento delle conquiste delle fortezze o delle nuove terre emerse. Akaron, Vengar, Signia.
Nessuno parlava più del Katalam, di Sarpan, di Tiamaranta. Perfino il sottosuolo era finito nel dimenticatoio finchè i Daeva non avevano trovato un modo geniale per ritornare nei suoi bui corridoi.
Era stato costruito apposta un grande portale per permettervi l'accesso a ore limitate del giorno, ma nonostante ciò il luogo non era tornato in vita così come si era sperato. Nessuno aveva ambito più a girovagarvi, nè c'era più alcuno shugo che avrebbe scambiato monete antiche per le cose che chiunque avrebbe potuto raccogliervi.
Araziel era uno dei pochi asmodiani che era rimasto legato a quei ruderi solitari.
La lucente porta d'etere di Katalamize mandava bagliori sinistri che gli illuminavano il viso mentre lui, aiutandosi con i denti, aveva stretto il nodo di una bianca fasciatura al proprio polso.
Quando il tiratore ebbe terminato quella che per un Daeva solo era un'impresa piuttosto ardua, si fermò a fissare il proprio operato. La fascia era stata sistemata in maniera piuttosto sciatta, però era abbastanza stretta da bloccare l'emorragia della ferita che la spada di quel balaur appena ucciso gli aveva inferto.
Il Daeva girò lo sguardo sul cadavere ancora immobile ai suoi piedi. Lo insultò poco decorosamente e assestandovi un calcio con disprezzo si alzò in piedi lanciando un ultimo sguardo al grande ingresso circolare di Katalamize. Tentò di decifrare con scarso risultato le antiche rune annerite che erano incise nella pietra chiedendosi chi avesse abitato quei luoghi prima che i Daeva lo popolassero... e lo dimenticassero.
Mentre si abbandonava a questi pensieri, il tiratore dai capelli rossi aveva tirato fuori dai foderi entrambi i revolver e si era avviato verso l'uscita del sottosuolo. Era sicuro che non avrebbe incontrato nessun elisiano ma l'esperienza gli insegnava che la prudenza non era mai troppa.
Lasciandosi alle spalle il cadavere del Balaur Araziel si avviò nuovamente nel buio sottosuolo. Udì per alcuni istanti solo il suono delle gocce di condensa che si infrangevano sulla superficie di piccole pozzanghere, poi, all'improvviso un lembo di stoffa che spariva dietro l'ingresso al corridoio centrale catturò la sua attenzione.
Il tiratore balzò sull'attenti. Era sempre piacevole confrontarsi in un faccia faccia con un elisiano, benchè negli ultimi tempi quelli vaganti nel sottosuolo fossero pochi e perfino inoffensivi.
Le sopracciglia rosse di Araziel si incurvarono verso il basso. Il cipiglio selvaggio del suo volto affilato divampò di furia asmodiana quando i suoi occhi azzurri sfavillarono.
Il caricatore scattò con un rumore che gli parve riecheggiare nelle mura deserte poi Araziel accelerò precipitosamente il passo puntando uno dei suoi revolver alla schiena della presunta elisiana. La giovane sembrava essersi nascosta nel momento in cui aveva udito i suoi passi.
Indifesa, per l'appunto... si disse.
"Mani sopra la testa, elisiana...", ghignò spingendo la canna della pistola con più forza contro la spina dorsale della donna.
I suoi capelli erano lunghi fino alla vita, argentei, quasi bianchi.
La ragazza sollevò le mani in alto in segno di resa. Ma prima che Araziel potesse far caso al colore della sua pelle un tono brusco e altezzoso lo sorprese. "Sei forse cieco, tiratore? Da quando confondi i tuoi simili con i nemici?".
Il tiratore si accigliò per un momento. I suoi occhi corsero a cercare una conferma sul dorso pallido delle mani dell'asmodiana, ma si accorse con perplessità che non c'era traccia di artigli su quelle morbide dita tozze e delicate.
Araziel abbassò comunque la pistola permettendo alla ragazza di voltarsi.
"Che razza di asmodiana è una che non possiede neanche gli art...". La voce gli si spezzò in gola nel momento in cui il tiratore potè scorgerne il viso.
Quei tratti... quegli occhi.... li avrebbe riconosciuti dovunque.
L'Asmodiana si era voltata di scatto evocando una barriera di protezione. Una fattucchiera, dunque, si disse Araziel.
"Ti stai chiedendo che fine abbiano fatto i miei artigli? Ho appena finito di limarli stamattina", disse la giovane fattucchiera con un sorriso mellifluo allontanando l'arma di Araziel con un gesto sprezzante della mano. "E ora se non ti dispiace...".
Il tiratore colto per un momento alla sprovvista si era fatto da parte per lasciare passare la bella ragazza dai capelli fluenti.
Soppesò le possibilità nel valutare la somiglianza. Era possibile che quell'asmodiana c'entrasse qualcosa con Selhen?
E di Selhen? Che ne era stato?
"Decisamente strano... un'asmodiana che lima le unghie...", la apostrofò con tono provocatorio mentre infilava nuovamente il revolver nel fodero.
"Questioni di moda".
Araziel inarcò un sopracciglio. "Moda?".
"A Sanctum è molto in voga, non lo sapevi?", stava dicendo la fattucchiera divertita dopo aver ripreso a camminare.
Il tiratore tralasciò volutamente il tono provocatorio dell'ultima insinuazione. "Cosa ci fa una donzella come te soletta per il sottosuolo?".
"Attendevo la protezione d'un Daeva tutto d'un pezzo come te!", rispose prontamente la ragazza soffermandosi davanti alla miniera di ID. Araziel la studiò mentre con incantesimi e concitati movimenti della mano iniziava a far fuori una serie di klaw saccheggiatori.
"Non sei un po' fuori tempo per sterminare klaw?", domandò il tiratore con una punta di ironia nel tono della voce.
"Ho bisogno di una piccola quantità di ID da portare alla mia mentore. Ne necessita per alcuni esperimenti".
Araziel sollevò le sopracciglia con l'aria d'aver compreso. "Mh, capisco!", disse in tono grave.
La ragazza aveva appena folgorato un klaw con un nuovo incantesimo. "Beh tiratore, hai l'aria del lupo solitario tormentato, capisco che avrai dimenticato quali sono le buone maniere ma... non mi hai neppure detto come ti chiami".
Il tiratore esitò per un momento, poi disse sospirando. "Araziel".
La ragazza si fermò nel bel mezzo di un incantesimo tenendo una mano sospesa a mezz'aria. "Quell'Araziel?", chiese cercando la conferma negli occhi dell'asmodiano.
"Capo dei Deads Can Dance... uno dei tiratori più forti della fazione asmodiana e via dicendo... sì quello!", aveva concluso incrociando le braccia con aria compiaciuta.
Le piccole labbra rosee della fattucchiera si schiusero in una piccola o perfetta, poi un sorriso le animò il visetto di porcellana.
"Ho sentito molto parlare di te...".
"Già" stava dicendo il tiratore con un mezzo sorriso accostandosi a lei per sparare due colpi precisi su un grosso klaw saccheggiatore.
"Grazie", aveva detto la fattucchiera chinandosi a saccheggiare il piccolo cadavere.
"Tu... mi ricordi qualcuno". Aveva ripreso il tiratore pensieroso indicandola all'improvviso con un indice accusatorio a un palmo del naso di lei.
"Davvero?", le sopracciglia chiare della giovane si inarcarono sugli smeraldini occhi verdi. Era pallida, molto pallida, ma senza artigli, e la coda doveva essere celata dal vestitino che indossava.
"Mi ricordi Selhen".
Per quanto Araziel sapesse che era severamente vietato pronunciare il nome della più conosciuta traditrice di Atreia non si fece alcun tipo di problema a usarlo davanti a quella sconosciuta.
La fattucchiera per tutta risposta rabbrividì a quel nome. Per un attimo la sua maschera fatta di sicurezza e alterigia parve vacillare poi il suo viso tornò a riacquistare la sicurezza di sempre.
"Prima mi scambi per un'elisiana e quasi mi ammazzi, adesso stai anche osando paragonarmi alla storica traditrice di Atreia... bene! E ne parli perfino come se l'avessi conosciuta...".
Araziel notò che c'era una punta di morbosa curiosità nel finale del discorso della ragazza.
"Come ti chiami, asmodiana?".
La ragazza che ormai aveva smesso di saccheggiare i corpicini dei klaws carbonizzati adesso era tornata ad osservarlo guardinga. "Perchè ti interessa?".
"Pura curiosità".
Araziel la scorse titubare per un altro momento, poi con voce spezzata disse... "Azariel".
Bingo! Azariel! Un nome così simile al suo ma che sapeva avere ben altro significato.
"Azariel... l'angelo della luna, proprio come Selene voleva essere un tributo a quel corpo celeste".
La ragazza abbozzò un tenero sorriso che non sfuggì al tiratore, ma presto la sua espressione si trasformò in un broncio.
"Che ne è stato di Selhen?", domandò infine Araziel con aria spiccia. Non c'era rabbia nella sua voce, nè sdegno, solo curiosità.
"Cosa?", l'asmodiana continò a far finta di non comprendere.
"Sei sua figlia... te lo leggo in faccia, sputa il rospo Azariel!".
"Non so di cosa parli", disse la fattucchiera dandogli le spalle per dirigersi verso l'uscita.
Araziel fu più svelto, la bloccò per un polso costringendola a voltarsi, ma lei gli sfuggì, perdendosi nel buio di quel luogo sotterraneo. Araziel rimase in piedi, dubbioso. Le pistole gli sfavillavano ancora ai fianchi illuminando il luogo circostante.
Selhen gli aveva chiesto di restare, ripensò. Lo aveva fatto? No, quindi che diritto aveva di pretendere l'attenzione di sua figlia?
Ripensò all'ultimo incontro di lui e Selhen in cella. A quei tempi il suo orgoglio asmodiano era stato troppo grande per lasciare spazio ai sentimenti. A quei tempi era stato il capo di una legione, e se avesse voluto avere pugno fermo sui suoi uomini avrebbe dovuto mettere da parte i sentimentalismi.
Il tiratore si lasciò cullare per un momento dal ticchettio delle zampette dei klaw, poi decise che per quella notte sarebbe tornato a casa. Aveva bisogno di riposare.
La stanchezza lo sorprendeva sempre più spesso, negli ultimi tempi. Araziel sapeva che non si trattava di stanchezza fisica, eppure la sentiva gravare sulle sue membra come veleno.
"Sei ancora convinto di conoscere la mia storia?".
Una voce femminile rimbombò tra le pareti rocciose del corridoio. Un mucchio di klaw si diedero alla fuga quando quella voce ruppe la loro laboriosa quiete.
Araziel si voltò e la vide all'entrata del corridoio. In una posa fiera ed eretta, con la compostezza e l'arroganza di un elisiano, si disse.
"Sì", proferì il tiratore accomodandosi su un masso lì vicino.
Azariel fece un passo riluttante verso di lui.
"Solo se mi prometti che sai mantenere i segreti".

Cronache di AtreiaWhere stories live. Discover now