Capitolo Ventotto - Occhi sereni, anima complicata.

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LIAM

Dopo tanti anni di dolore finalmente ho il coraggio di parlarne con qualcuno.
Non ero pronto a confidare a Bree tutta la verità su Ivy, ma adesso devo avere il coraggio di compiere questo passo che mi risulta assai difficile.

La gola mi brucia, i miei occhi sono gonfi e pesanti. Quando é stata l'ultima volta che ho mangiato? Quanti giorni sono passati dall'incidente che ho causato?

"Basta Liam" - dice Bree sedendosi al mio fianco mentre stringo le sue esili mani - "Voglio sapere tutta la verità"

"La verità non esiste. Nella vita nulla é vero.
Ho sempre creduto a tante cose, ma poi qualche giorno fa tutto é crollato. Non so chi é stato responsabile della sua morte, so solo che io non ho fatto nulla per salvarla. La amavo da morire.. Ma lei voleva lasciarmi.."

Con la mente sto rivivendo di nuovo quelle cose già vissute, quel dolore
che ho provato toccando il suo corpo ormai privo di vita, ma adesso è tutto così amplificato.

"Era un caldo pomeriggio d'estate di qualche anno fa, la scuola era terminata, e la mia casa era sempre piena di gente, molti non li conoscevo neanche.. Tante belle ragazze giravano in costume, ma i miei occhi erano fissi su quel corpo stupendo di Ivy. Sai é stata lei a chiedermi di uscire.. io l'avevo notata ma non ho avuto il coraggio neanche di chiederle il nome "

"Era una ragazza intelligente" ribatte Bree, facendo un sorriso sincero.

"Da qualche tempo era diversa, strana e misteriosa. Non parlavamo più molto, e i suoi occhi emanavano tanta tristezza. Averei dovuto insistere, ma ho lasciato che le cose continuassero a peggiorare.
Quel giorno era molto arrabbiata con me, voleva parlarmi in privato, ma la casa era piena di ragazzi sballati e ragazze seminude.
Mi trascinò nella mia stanza, mi disse che mi aveva tradito, me lo disse così, di colpo, come se voleva togliersi questo peso addosso. Non ci ho visto più, ero furioso, l'ho odiata!"

"E poi? Cosa é successo? Sei andato via?"

"Ho cominciato ad urlare, ad offenderla, a lanciare oggetti contro le pareti, le ho detto delle cose orrende e sono andato via.
Una volta arrivato in giardino i miei amici si accorsero del mio volto pieno di rabbia, stavo raccontando loro quando accaduto, ma un tonfo alle mie spalle e le urla dei miei amici mi spaventarono... Mi girai e.. La mia camera affacciava sul giardino.."

Bree porta le sue mani in viso e spalanca gli occhi.

".. Si era suicidata.. Davanti a miei occhi.."

"E perché dici di essere un assassino?"

"Ivy respirava ancora, chiamai mio padre, anche lui era in casa. L'ambulanza non tardò ad arrivare, ma mio padre si rifiutò di operarla, l'aveva sempre considerata un arrampicatrice sociale, un suo collega provò l'impossibile, ma Ivy non é mai stata una ragazza forte.
Non era ricca economicamente, ma lo era dentro.
Era fragile e dolce.. Mi sono innamorato di lei con il tempo.
Da quel giorno ho odiato mio padre, ha seguito le sue idee fino all'ultimo e in un momento come quello non mi é stato vicino, anzi, mi ha dato il colpo di grazia.
Ivy mi aveva tradito, io le avevo augurato cose orrende e per questo si era uccisa. É questo che ho sempre creduto per anni, l'ho lasciata sola in quella stanza, sapevo delle sue fragilità.."

"Tu non hai colpe, lei ha scelto di morire, non l'hai uccisa tu!!"

"Mi sono sentito responsabile della sua scomparsa, fino a quando non ho avuto il coraggio di aprire quella dannata lettera"

"Quale lettera?"

Indico il foglio sgualcito sul comodino, Bree si alza e la stringe nelle sue mani.

L'amore é una cosa semplice 2 |Libro Secondo| IN REVISIONE.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora