Il gioco inizia.

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A Paradise Hell i sentimenti erano un problema.
Era meglio non affezionarsi.
Madre, padre, figlio, fratello, amico..non esistevano.
Così come non esistevano i cognomi.
Nessuno possedeva un cognome.
Perché nessuno aveva una famiglia.
Una donna e un uomo facevano sesso.
E un bambino nasceva.
Punto. Basta.
Non era mai voluto.
Per questo non esistevano i cognomi.
A volte nemmeno i nomi.
Si era semplicemente " Quella bambina dai capelli rossi " " Il ragazzo dalla felpa blu " " La ragazza con le trecce "
Niente di più.
Molte volte si rimaneva la bambina dai capelli rossi.
Tante volte si sceglieva un nome per sé stessi.
Altre volte, volte molto rare, ci si affezionava.

La parte est di Paradise Hell.
Non l'aveva mai vista.
Era..magnifica.
Ma sapeva che quella era solo l'apparenza.
Dentro era ancora più marcia e cattiva di quanto già non fosse nella parte nord.
La zona dove era cresciuto.
Kaylan sapeva, mentre stava seduto sul sedile di quella macchina costosa, che si stava dirigendo sempre più verso il centro dell'Inferno.
Verso il suicidio.
Verso le torture.
Ne era consapevole.
Ne era paurosamente consapevole.
Ma doveva farlo.
Per lei.
Per lei si sarebbe sacrificato.
L'auto si fermò.
La porta venne aperta da un uomo vestito elegante, il quale con un gesto della mano lo invitò a scendere.
Quando mise un piede sull'asfalto si ritrovò a guardare un edificio imponente, bianco, la porta d'entrata con i manici d'oro e altri due uomini, vestiti come il primo, ai lati dell'entrata.
Seguì l'uomo, la porta si aprì, e davanti a lui si presentò un pavimento di marmo, divani rossi, ascensore, un angolo bar e una donna con i capelli raccolti perfettamente e vestita impeccabilmente, in piedi.
« Lei deve essere il signor.Kaylan » disse la bionda sorridendo.
Il ragazzo la guardò sospettoso.
Sapeva che non doveva fidarsi.
Di nessuno.
Mai.
Per nessun motivo.
« Si »
« Da questa parte » proseguí la donna, voltandosi e dirigendosi verso l'ascensore.
L'uomo dietro di lui lo spinse leggermente per farlo camminare.
Entrò nell'ascensore e vide la bionda schiacciare il pulsante per l'ultimo piano.
Il corpo del giovane sussultò di poco quando partirono.
Non era mai salito su un ascensore del genere, tutto pulito, funzionante, e con persino un grande specchio su un lato.
Le porte si aprirono e in poco tempo si ritrovò dentro un appartamento.
Non riuscì a fermare il proprio sguardo, che percorse tutto l'interno.
Una lunga vetrata dava sulla città, un tavolino di vetro scuro con intorno divani neri, un tappeto rosso che copriva tutto l'enorme soggiorno, la cucina era formata da un piano a penisola, un forno e un frigo, tutto in acciaio.
Alcuni quadri e una televisione erano posti sulle pareti.
Un corridoi portava alla zona notte.
Kaylan si stupì di tutta quella bellezza.
Una cosa del genere era solo per i potenti.
Per quelli che governavano.
Solo il Diavolo poteva permettersi tutto quel lusso.
Ma si sapeva.
Xavier adorava le cose belle.
E ancora di più adorava averle fra le mani.
« Il signor. Xavier mi ha detto di prepararle il bagno, da questa parte » disse la donna, percorrendo il corridoio e aprendo una porta.
Kaylan seguì di nuova la bionda, senza protestare.
Il bagno in cui entrò scoprì essere grande quasi quanto il suo appartamento.
O forse era il suo appartamento a essere troppo piccolo.
Cosa importava?
Probabilmente non l'avrebbe più rivisto.
E gli dispiaceva.
Per la prima volta, in vita sua, gli dispiaceva.
Perché non l'avrebbe più rivista.
Perché non ci era riuscito.
Non l'aveva salvata.
Nemmeno sta volta.
E gli dispiaceva.
Non un'altra parola poteva definire quello che stava provando.
Perché Paradise Hell portava via tutto.
Anche quello che non si sapeva esistesse.
Come le emozioni.
« Si spogli »
« Cosa? » rispose, portando lo sguardo sulla donna.
« Si deve spogliare, non può lavarsi vestito » disse ovvia la bionda, in piedi di fianco alla vasca piena.
Kaylan guardò l'uomo dietro di lui.
« E che fate voi qui? Uscite » parlò, cercando di sembrare freddo.
« Non possiamo, ordini del capo » rispose la donna.
Kaylan strinse i pugni.
« Dite al vostro capo di andare a farsi fottere »
« Riferirò, ora si spogli »
La donna non perse mai il sorriso.
Un sorriso falso.
Un sorriso che non aveva niente di gentile.
Come gli occhi non avevano niente di tranquillo.
Erano vuoti.
Sembravano finti.
Erano privi di qualsiasi cosa.
Stava per ribattere quando una voce alle sue spalle gli fece richiudere le labbra.
« Svetlana, Ivan, andatevene »
I due, come marionette, eseguirono l'ordine e uscirono.
« Kaylan » disse Xavier, ghignando.
Il ragazzo si voltò, fronteggiandolo.
« Xavier » rispose lui, senza abbassare gli occhi.
L'uomo si avvicinò.
Il ragazzo si impose di non indietreggiare.
« Vedo che sei ancora vestito, come mai? »
« Perché non volevo spogliarmi »
Risposta stupida.
Pericolosa.
« E perché? »
« Perché no »
Altra risposta pericolosa.
Il ghigno di Xavier si allargò.
« Nessuno mi risponde così, sei coraggioso » parlò, passando le dita sulla gola del giovane.
Una carezza che non era una carezza.
« O stupido » continuò, questa volta stringendo la mano attorno al collo .
E come poche ore prima Kaylan portò la sua mano sul polso di Xavier.
Ma ancora non abbassò lo sguardo.
Xavier avvicinò il volto.
« Il gioco inizia » disse, prima di baciarlo con violenza .
Kaylan cercò di spostarsi, di sfuggire alla presa sulle sue labbra e sul suo collo.
Sapeva che sarebbe finita male.
Ne era consapevole.
Ma provò ancora.
« Avevi..avevi detto che avrei dovuto lavorare per te »
« Infatti, però non ho specificato che tipo di lavoro » rispose ridendo.
Una risata sadica.
Una risata cattiva.
Le labbra di Xavier presero di nuovo possesso su quelle del biondo.
Era finita.
Lo sapeva.
Era il Diavolo.
Era Xavier.
Smise di dimenarsi, lasciò che la lingua del moro incontrasse la sua.
Non era niente di nuovo.
Lo aveva già fatto.
Vendere, svendere, il proprio corpo, fingendo di essere altrove.
Allora..perché adesso le lacrime premevano per uscire?
Perché ora?
Perché con lui?
Questi pensieri furono interrotti nel momento in cui Xavier gli strappò la maglietta.
La paura tornò ancora più potente.
Provò ad allontanarsi, ma le braccia del russo lo tenevano stretto.
In un impeto di rabbia gli morse il labbro.
Xavier si fermò.
Lo guardò negli occhi mentre passava la lingua sulla ferita.
Kaylan deglutí.
Aveva fatto una cosa davvero stupida.
Ma il Diavolo sorrise.
Una mano di Xavier lo afferrò per i capelli e l'altra raggiunse di nuovo il collo.
E ancora le bocche si unirono.
I denti del russo presero il labbro inferiore e strinsero.
Kaylan gemette dal dolore, sentendo il sapore del sangue.
Le dita strinsero di più, lasciando segni sulla pelle.
Il biondo portò le mani sul petto di Xavier cercando di allontanarlo.
Era inutile.
Combattere era inutile.
Tutto era inutile.
Xavier si staccò dalle sue labbra, rafforzò la presa sui capelli e lo trascinò fino alla camera da letto, facendolo cadere su questo ultimo.
Gli occhi neri incontrarono la schiena del biondo.
Due ali erano tatuate sulla pelle bianca.
Era davvero un angelo.
Un meraviglioso angelo caduto.
E lui lo avrebbe preso.
Kaylan si spinse indietro, cercando di scappare.
Ma Xavier era più forte.
Xavier era il Diavolo.
Non si scappava dal Diavolo.
Il moro lo prese per le caviglie, spingendolo a voltarsi e stendersi.
Kaylan non urlava.
Non pregava.
Sapeva che era inutile.
Qualsiasi cosa era inutile.
Presto il corpo del russo fu sopra il suo e le loro labbra ancora unite.
Xavier, a differenza di poco prima, gli prese gentilmente con una mano i polsi portandoli sopra la testa, mentre l'altra mano fece scendere i pantaloni e l'intimo.
Kaylan si morse il labbro ferito per non far uscire nessun suono.
Le labbra di Xavier si spostarono sul collo, leccando e mordendo, lasciando segni.
Con le dita percorse il petto del biondo, scendendo fino ad arrivare al sesso che cominciò ad accarezzare.
Kaylan si trattiene dal gemere per quella sensazione.
Era strano.
Aveva un erezione tra le gambe, ma la sua mente gli urlava di scappare.
Invece il suo corpo di restare.
Non capiva.
Stava diventando pazzo?
Era Xavier.
Era il bastardo sadico.
Era il bellissimo bastardo sadico.
Non di una bellezza canonica o fisica, ma quella di un'aura scura che circondava il corpo del moro.
Quella che lui avrebbe voluto toccare.
Non riuscì a trattenere un gemito di piacere quando quelle labbra arrivarono al suo capezzolo.
Xavier sentí e sorrise divertito.
Lasciò l'erezione del biondo e con le dita si diresse più in basso.
Senza nessun avvertimento spinse due dita all'interno.
Dalla gola di Kaylan sfuggí un verso di dolore.
Il russo iniziò a muovere le dita, godendo dei versi di  piacere che ora uscivano dalla bocca del ragazzo.
I polsi furono liberati e il moro si abbassò l'intimo solo fino a liberare la sua erezione.
Le dita furono rimosse e sostituite dal sesso di Xavier, che entrò prepotentemente.
Xavier rimase fermo.
« Rilassati, farà meno male. Anche se penso che non ti dispiaccia » gli sussurrò all'orecchio, prima di baciarlo sotto di esso.
« Ba..bastardo..» rispose, guardandolo con rabbia.
« Mi piace quello sguardo » disse, baciandolo sulle labbra spaccate e tornando con una mano tra le sue gambe.
Si mosse da subito con forza, uscendo ed entrando, veloce.
Si eccitò maggiormente sentendo i gemiti trattenuti, gemiti di dolore e anche di piacere.
Cercava di nasconderlo, lo vedeva.
Ma gli stava piacendo.
I fianchi del ragazzo avevano preso a muoversi verso i suoi.
Xavier sorrise, stringendogli i capelli e baciandolo con violenza.
« Sei bellissimo » gli disse, aumentando le spinte.
Si sapeva.
Tutti ne erano consapevoli.
Xavier adora le cose belle.
Adorava averle fra le mani.
E lui, ora..era tra le sue mani.

Paradise Hell osservò, guardò, e si divertí .

Hola!
Mi scuso per eventuali errori.
Vi è piaciuto?
Fatemi sapere! ;)
Alla prossima! :D










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