YoonMin

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"...Proprio lì, le foglie autunnali sono ritte in strada
Sembra che ci stiano guardando
Le nostre mani si toccassero, anche solo per un momento
È un momento che comunque si perderebbe in briciole
Non ho potuto non notare, avvolto dai venti autunnali
Il discorso e le espressioni facciali che si sono fatte fredde all'improvviso
Posso solo guardare la nostra relazione appassire."

Pagina 259, angolo alto destro.

Questa, fu la prima traccia di Min Yoongi che ricevetti.

Labile. Distruttiva. E sproporzionatamente triste. Proprio come era lui.

Aprii il libro di inglese a pagina duecento cinquantanove e sfiorai quell'inchiostro nero che riaffiorava dalla carta, esplorai quelle lettere di bella calligrafia come ad accertarmi della loro natura e, come al solito, mi persi ad immaginare il vecchio proprietario del libro intento a scriverle durante una barbosa ora di inglese.

Pensai alle sue mani che stringevano la penna e disegnavano forme fugaci sulla carta, pensai al suo sguardo vigile e attento a non commettere banali errori grammaticali, pensai a quanto avrei voluto ascoltare la canzone dalla quale aveva estratto quella citazione e mi disperai perché avevo cercato ovunque, ma quelle parole sembravano non appartenere a questo mondo.

Mi alzai dalle scomodissime sedie in legno e in serie dell'aula e prontamente afferrai la mia borsa, ci buttai dentro le penne, il cellulare e il libro e sfilai tra quei lunghi e stretti banchi per poi spalancare la porta e provare un vertiginoso senso di piacere nell'avere davanti le scale della fuga.

Detestavo la 14N, così internata, così irraggiungibile, così mastodontica al suo interno ma quasi impossibile da scovare. Mi persi la prima volta che ebbi lezione nella 14N e maledissi quella rampa infinita di scale che dal ponte centrale si dilungava verso il basso, come un ascensore che scende al piano inferiore. Ma più che altro, la detestavo perché l'unico modo per entrarvi era salire sul ponte e percorrere quelle scale, nonostante sia effettivamente situata ad un piano sottostante il ponte. Era per questo che, dopo averle odiate una prima volta, si finiva inesorabilmente con l'amare quelle scale, che ti liberavano dall'angustia di dover trascorrerci ore infernali in quel tugurio nascosto.

Ma quel giorno credetti che tutti gli dei ce l'avessero con me.

Ai piedi della rampa, sbracato su di un gradino, un tizio dal dubbio gusto per le tinte per capelli se ne stava a leggere un mattone più alto di lui ascoltando qualcosa nelle cuffiette e picchiettando il piede contro l'ultimo gradino.

Era snervante come non si curasse nel modo più categorico del passaggio che stava sbarrando, gli guardavo quelle gambe spalancate e piegate sulle ginocchia e mi chiedevo come potesse non comprendere che da lì sarebbero dovuti passare tutti gli studenti e che quindi non avrebbe dovuto ostruirne totalmente il passaggio.

Strinsi la fascia della borsa sulla spalla e mi avvicinai prendendo un grosso respiro.

"Potresti farmi passare?"

Per quanto vivace ed espansivo fossi, con gli estranei qualcosa mi bloccava. La consapevolezza di non saper nulla della persona che avevo davanti mi irrigidiva e mi infondeva uno stato di irrequietezza e nervosismo cronici che andavano esteticamente ad intaccare più parti del mio corpo, dando il via a quegli stupidi tic che mi portavo dietro da quando ero bambino.

Così, constatando che quel ragazzo non mi aveva né visto né sentito, cominciai a mordermi le labbra tirando via delle piccole pellicine e lasciando spazio ad un brivido di dolore; continuai con il muovere compulsivamente le dita delle mie mani strette in piccoli pugni e a guardarmi intorno.

H e a r t  L i n e s (YOONMIN BTS)Onde histórias criam vida. Descubra agora