Siamo di nuovo fuori e ci stringiamo nei cappotti. Effettivamente da queste parti di sera fa un po' freddo.
-Dove stiamo andando?- chiedo incuriosita.
-E' notte e sarai sicuramente stanca, ma vorrei mostrarti Neverland in tutta la sua bellezza!- risponde allargando le braccia.
-Di notte?- chiedo perplessa, anche se è praticamente impossibile avere sonno con tutte queste sorprese.
-Fa più effetto...- da come lo dice, sembra emozionato.
Camminiamo in un vialetto che serpeggia tra l'erba bagnata della notte. Intorno vedo quattro case, basse e silenziose, dalla struttura simile alle case delle fiabe, con i rampicanti che si avvinghiano ai muri. -Queste sono le Guest House, le case degli ospiti.
Si stringe nel cappotto e prosegue.
-A Neverland ci sono circa sessanta dipendenti: domestici, cuochi, giardinieri, addetti al parco tematico, responsabili della sicurezza, addestratori di animali, Wayne e il mio autista personale, Frank. E' un tipo molto simpatico, non vedo l'ora di fartelo conoscere!
Ecco, meno male che pensavo ci fossimo solo noi!
In effetti è più che normale, in un ranch di dimensioni planetarie come questo chi si prenderebbe cura di tutto? Pensare che c'è persino una stazione dei pompieri! Ma la domanda più importante è: "Perché se sono un'ospite non ho una casa degli ospiti ma posso dormire insieme a Michael?"
Per avvicinarci di più alle case abbandoniamo il vialetto. Istintivamente guardo nell'erba. I suoi mocassini neri di pelle non fanno rumore e cammina con passo lento, come se avesse tutta l'eternità davanti a sé.
Ritornando sulla strada principale arriviamo ad una collinetta erbosa sulla quale svetta una struttura in mattoni rossi col tetto grigio, sembrerebbe quasi un castello con una torre dell'orologio. Sul tetto svettano delle bandiere americane che sventolano al ritmo della dolce brezza notturna. Nel prato di fronte vi è rappresentato uno spettacolare orologio di fiori, ispirato a Ginevra, con tanto di lancette. Lungo tutta la circonferenza corrono dei cespugli a forma di numero e in alto la scritta Neverland.
-Vieni, entriamo qui dentro- rompe il silenzio e mi afferra la mano con dolcezza per trascinarmi all'interno.
Arriviamo all'ingresso salendo una delle due scalinate poste ai lati, incrociando la strada di un piccolo Peter Pan accovacciato tra i cespugli, immerso nel verde.
All'apparenza sembrerebbe una semplice torre dell'orologio, ma all'interno è arredata come una casa.
-Questa è la Main Train House- dice guardandosi intorno come se vi fosse entrato anche lui per la prima volta.
In un angolo c'è un enorme albero di natale agghindato con ogni tipo di addobbo (palline, bastoncini natalizi, cavallucci a dondolo, note musicali, angioletti di ceramica...) con fili dorati che corrono per tutta la circonferenza; accanto vi è la statuetta dello Schiaccianoci vestito con giacca rossa e alto cappello nero, nell'intento di suonare un tamburo. La stanza è completamente sommersa di oggetti, ognuno stipato sulla propria mensola o su un mobile: fotografie, orologi, giocattoli, barattoli di caramelle, soprammobili... Su un ripiano che spunta dal muro, a grandezza naturale, c'è la statua di un uomo seduto, vestito di tutto punto con un cappello a cilindro e il pizzetto nero. Con una mano guantata stringe un bastone. Un'altra statua è quella di un uomo in camicia, cravatta e cappello da ferroviere, con dei piccoli occhiali dalla montatura nera e lo sguardo perso nel vuoto di fronte a sé. Gli angoli della bocca sono piegati all'ingiù e ha un indice posato sulle labbra. Sul soffitto, tra assi e travi di legno, c'è Peter Pan intento ad acciuffare la sua ombra; Capitan Uncino con la spada sguainata e la piccola fatina Trilly. In un attimo sento di essermi persa in una fabbrica di giocattoli.
-E' meraviglioso...- sussurro scorrendo un dito sulla statua dell'uomo col pizzetto.
Quando mi volto vedo Michael coll'indice sulle labbra, il corpo sull'attenti e lo sguardo perso nel vuoto. Osservo la statua accanto a lui e scoppio a ridere. Neanche lui si trattiene e ride insieme a me. Quella risata così dolce e spensierata...
-Mi diverto tanto qui con i bambini che mi vengono a trovare. Sai quanto adoro Peter... Era il mio eroe da bambino e lo è tutt'ora. Perdo ore e ore qui dentro. E la parte migliore deve ancora venire!
E' difficile pensare a qualcosa migliore di questo, ma lo seguo su per una ripida scalinata a chiocciola in legno che porta al piano superiore. Ecco che ci ritroviamo in un vero e proprio negozio di caramelle. La vetrata in fondo alla stanza fa filtrare la luce della luna. Palloncini colorati, un bancone dalla cui vetrina si vede ogni genere di caramelle, cioccolate, scatole e pacchetti di leccornie, pupazzi...
-Wow!- esclamo esterrefatta.
-Che ti avevo detto?- sorride lui. -C'mon, it's candy time!- grida ridendo. Prendiamo delle caramelle dal bancone e proseguiamo il nostro giro nella notte stellata.Il sentiero dove stiamo camminando diventa improvvisamente illuminato. Proprio così! Tra un mattoncino e l'altro corrono tante luci che rendono visibile il cammino.
-Vieni!- grida Michael trepidante e inizia a correre, proprio come fanno i bambini quando vedono qualcosa di bello.
-Michael, aspettami!!!
Corro anche io. Arriviamo ad un Luna Park. Fa da ingresso un cartello con su scritto Neverland Valley Park e sotto un gigantesco dipinto di una bambina intenta a guardare una farfalla, con un piccolo mondo in miniatura di omini che la scrutano dal basso. Attorno ci sono delle piante cosparse di luci e modellate in curiosi personaggi: un elefante con un ombrello sotto la pioggia, un bruco su un fungo, un orsacchiotto e il Cheshire Cat di Alice in Wonderland.
Davanti a me ci sono le giostre più svariate: un villaggio indiano (con tepee, totem, manichini di Nativi Americani e falò), un fortino a due piani completo di armi che sparano acqua, uno scivolo alto come una casa di tre piani, uno Zipper, una giostra che dà delle forti sollecitazioni gravitazionali, un Chairoplane, ossia il nostro "calcinculo", una nave che va su e giù (dalla grandezza sembra sia capace di toccare il cielo), le montagne russe più pazze del mondo, un autoscontro, una grandissima ruota panoramica, lo Spider, tutto nero, (anche chiamato da Michael Puke Bucket) con enormi bracci meccanici che si agitano su e giù come tentacoli e una giostra di animali dipinti a mano e realizzati su misura. Quest'ultima dovrebbe essere un comune carosello, ma la differenza è che ci sono sessanta animali e di conseguenza per ospitarli tutti quanti è stato realizzato il carosello più grande mai esistito sulla Terra! Un po' più lontano ci sono un campo da tennis, uno da basket e il campo da golf più grande e curato mai visto, l'invidia di tutti i campioni di golf. La cosa che mi colpisce di più? In tutta sincerità, non ci crederete, la cosa che più mi lascia a bocca aperta è piccola e semplice, proprio come... un cartello giallo a forma di rombo, come quelli che si trovano in strada per far rallentare le macchine, con il disegno stilizzato di bambini e animali e la scritta: Caution-Children at play.
Mille luci colorate, una divertentissima musica di sottofondo e tanta vitalità, come un piccolo mondo luminoso a sé stante. Non riesco a voltarmi per quanto sono incredula. Non ho mai visto un parco dei divertimenti così bello!
-Wow, sembra di essere in un posto incantato!
-Già- dice sorridente inclinando la testa di lato. -Purtroppo non abbiamo molto tempo, ma possiamo concederci un giro sulla ruota panoramica se vuoi...
-Davvero? Sarebbe fantastico!
Ci accomodiamo su una poltroncina a due posti. Abbassa la sbarra e fa segno al controllore delle giostre di partire. Stiamo partendo e ho il cuore a mille!
-Sei mai stata sulla ruota panoramica?
-No...- rispondo un po' intimorita.
-Beh- mi stringe la mano, saliamo ancora più in alto. -La sensazione è magica.
Alza lo sguardo al cielo, verso le stelle, verso la luna, e sorride, così mi sento molto più rilassata. La sua risata infonde tranquillità e allo stesso tempo gioia. Quando sorridi il mondo si ferma ad ammirarti. Siamo quasi in cima, ma l'altezza non mi spaventa se c'è lui al mio fianco.
-Non è bellissimo stare qui su?
Annuisco. Vorrei dirgli che stare lassù è bello, certo, ma stare vicino a lui, mano nella mano, è ancora più incantevole, ma non posso... Sono solo una fra tante, non posso e non devo mettermi in testa strane idee.
-Tutto bene?- chiede vedendo il mio sguardo perso nel vuoto.
-Sì, certo, tutto a posto.
Proprio quando stiamo per toccare il punto più alto del cielo, Michael mi ordina: -Ora chiudi gli occhi.
Chiudere gli occhi significherebbe perdersi tutto il panorama, non poter volgere lo sguardo al cielo stellato, avere quella sensazione di vuoto allo stomaco... ma il controllo che esercita quella voce sul mio corpo mi impone di fare come dice.
-Okay, chiusi
La brezza del vento mi accarezza dolcemente.
Uno scatto fa ondeggiare il mio corpo in avanti con un sussulto. Il vento cessa. Ho tutta l'impressione che la giostra si sia fermata. -Michael... che succede?
-Ci siamo. Puoi aprire gli occhi.
Da questo punto si vede molto lontano; nessuno scenario potrebbe essere più appagante. Ed ecco, lì, su una collina punteggiata da alberi e rocce in ombra, centinaia di fiammelle tremolanti che, lottando contro il venticello delle serate estive e il buio della notte, formano la scritta: WELCOME TO NEVERLAND.
-Oh mio Dio...
Vorrei guardarlo negli occhi per ringraziarlo, ma non riesco a distogliere lo sguardo da una scena così inaspettata e mozzafiato.
-E' solo un piccolo regalo per accoglierti a modo mio. Fino ad ora, i nostri incontri non sono avvenuti nel migliore dei modi...
-Non so che dire. Nessuno aveva mai fatto un gesto così dolce per me prima. Grazie di cuore Michael!
Lui mi cinge le spalle con un braccio e mi attira a sé, così poggio la testa sul suo petto e per l'ennesima volta rimango incantata dal battito del suo cuore, che sembra sia l'ossigeno di cui ho bisogno per vivere. Nessuno mi ha mai fatto sentire così speciale, importante.
-Sono contento che tu sia qui- sussurra nello stesso istante in cui la giostra riparte.
-Anche io.

BINABASA MO ANG
We are Forever
Fanfiction《E poi sei arrivato tu, con un semplice cappello Fedora, un paio di mocassini e un guanto di paillettes...》 Claudia ha da sempre avuto una passione sconfinata per Michael Jackson e un sogno nel cassetto. Così, quando le si presenta l'opportunità di...