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Jamia si chiuse la porta della sua stanza alle spalle.

-Crystal- la guardò -devi spiegarmi cos'è la strana intesa fra te e la professoressa Perfert. Che succede?-.

-Io? Lei? Cosa? Stai scherzando, per caso?- la rossa scoppiò a ridere.

-Vi vedo sempre insieme. Dai, dimmi la verità, non mentire a me-.

-Sai cara, la gente vede solo quello che vuole-.

-Ma non c'entra. In giardino state sempre sullo stesso albero praticamente appiccicate, vi guardate ogni volta che potete e sorridete-. Jamia non avrebbe dovuto scoprire tutto. La maggiore era terrorizzata nel sentire quelle parole provenire dalla sua migliore amica a cui poteva solo mentire per evitare guai.

-Saranno solo coincidenze, non preoccuparti!- disse, cercando una scusa.

-Beh, vedremo..- sussurrò la mora.

-Cosa?-.

-Niente, tranquilla- sorrise. Crystal se ne andò.

Tornò di corsa al giardino in cui si trovava qualche minuto prima, ma della Perfert non c'era nemmeno l'ombra. Non poteva averla abbandonata. Scrutò ogni angolo del luogo, ma nulla. Tornò alla sua stanza e rimase rinchiusa fra quelle quattro mura a fissare il soffitto e riflettere. Tra i capelli aveva ancora la foglia che le aveva sistemato la professoressa. La prese in mano, la rigirò e la mise in un libro per farla appiattire. Amava collezionare foglie e fiori, farli essiccare e tenerli per ricordo o sistemarli nelle mensole come decorazione. Fino a quel momento, aveva una collanina di margherite, due piccole foglioline di edera e una rosa rosa, regalatale dalla sua migliore amica d'infanzia.

All'ora di cena, Crystal scese alla mensa presto per non dover fare la fila per il cibo. C'era infatti solo qualche studente già seduto ai tavoli, gli insegnanti erano quasi sempre gli ultimi a servirsi, quando mangiavano alla mensa.

-Senti Crystal, scusami per oggi, sono stata una stupida- Jamia si sedette di fronte alla rossa.

-Non preoccuparti, dai-.

-Il punto è che ho troppa paura-.

-Paura?-.

-Sì, di perderti. Sei la mia migliore amica, non ne ho mai avuta una, sai? Fin da subito mi hai dimostrato la tua vera anima-. Crystal si rattristò. La sua migliore

amica pensava di sapere tutto, mentre le era stato nascosto il segreto più grande: l'amore, trasformato in relazione, per Margharet Perfert, la loro professoressa.

-Tranquilla, non succederà mai- le accarezzò una guancia. Nello stesso istante Margharet entrò in mensa e vide la scena fra le due. Dovette sforzare il suo autocontrollo per non infuriarsi e rendere pubblica l'arrabbiatura.

-Grazie Crystal, grazie davvero- sembrava commossa. Non aveva mai conosciuto una persona come la ragazza che aveva di fronte.

-Sono senza parole-.

-Perché?-.

-Ha quasi finito il libro. Poi che faremo?-.

-Nulla, continueremo la nostra vita da Crystal e Reetha-.

-Reetha?-.

-Sì. E' il soprannome con cui mi chiamavano al college, vorrei che mi chiamassi così anche tu-.

-Ma rimango una sua alunna, non posso..-.

-Ma sei anche la persona che amo e che mi ama. Chiamami così quando siamo sole, mi piacerebbe-.

-Ma..-.

-Ssh, niente ma- Margharet baciò Crystal -e dammi del tu, come faresti con una qualsiasi persona- la ribaciò.

-Si.. ti lasci andare così facilmente p.. Reetha?- Crystal strinse la donna a sé e iniziò a baciarla.

-Uhm..- la maggiore si fece coinvolgere nel gioco di baci e rispose altrettanto. Appoggiò le mani sui suoi fianchi e, lentamente, si sistemarono l'una sull'altra sul divano. Gli occhioni di Crystal erano socchiusi, le sue labbra appena inumidite dai baci. I loro corpi erano carichi di passione, cristalli e smeraldi scintillavano. E si muovevano come in una danza, fluidamente, come bamboline gemelle che si completano: quando l'una si spostava, l'altra colmava il vuoto creato.

Più i giorni si susseguivano, più osavano. Era loro abitudine spargere i vestiti a terra e ritrovarsi sul letto matrimoniale in biancheria intima, abbracciate, a fare l'amore. Ogni volta era la stessa scena, ma tra le due aleggiava una complicità sempre più grande. Le loro lingue amavano sfiorarsi, incrociarsi, giocare, così come le loro mani intrecciate e appoggiate sui cuscini. Non sentivano il freddo pungente dell'inverno, non temevano di essere scoperte: esistevano solo loro nel loro mondo.

Crystal era tutta sudata, Reetha era sopra di lei e la baciava sulle labbra, sul collo, sul petto, sulla pancia, sui fianchi, nell'interno coscia. E ancora lamordicchiava, giocava con il suo piercing all'ombelico.

-Parce que vous savez, mesdemoiselles, toutes les femmes tombent aux mes pieds, et..-.

-Oh, oui, oui Monsieur, oui- il tono sognatore e l'espressione da idiota che si dipinse sulla faccia di tutte le ragazze in classe fecero venire il voltastomaco a Crystal. Era probabilmente l'unica in tutta la scuola che non sopportava il suo professore di francese. Lei e Margharet.

-Une fois j'avais une fiancée que..- ed ecco che continuava a vantarsi. Tutti gli sguardi delle ragazzine erano puntati sull'uomo appoggiato alla cattedra che blaterava.

-.. Et bien, j'avais un bouquet des roses, de rouge roses, nous deux étions au parc pour une promenade..- Crystal smise di fingere di ascoltarlo, prese il suo block-notes, una matita e iniziò a scarabocchiare.

L'insegnante continuò a parlare, parlare e parlare fino alla fine dell'ora, senza concludere niente. Non aveva imparato nulla da lui. Almeno poteva consolarsi: doveva andare a pranzo e poi passare un'ora con la sua Reetha.

In mensa si sedette al solito tavolo con Jamia. Sorrise come sempre alla professoressa e si voltò verso le enormi finestre. Nevicava. Crystal rimase incantata dai piccoli fiocchi bianchi che, lentamente, ricoprivano i tetti e l'immenso giardino.

-Bella la neve, vero?-.

-Uh? Ah, sì! Bella davvero, Jamia- sorrise.

Una volta suonata la campana, si fiondò in classe per essere la prima ad arrivare. Sistemò la sua tracolla sulla sedia e si sedette sul banco ad aspettare gli altri. Qualche minuto dopo la lezione di letteratura inglese era già iniziata.

-Oggi interrogo, mi servono voti per l'orale. Da chi comincio?- Margharet fissò ciascun volto -Well.. why don't you start, Emily? Tell me something about Shakespeare!-. La donna fermava la compagna di Crystal solo con “well” e “go on!”.

-Very good Emily. Now it's up to you Leanne. What about Oscar Wilde?- anche lei spiegò per filo e per segno la vita dell'autore.

Miss Perfert continuò ad interrogare per tutta l'ora e, come tutti i mercoledì, a fine lezione si trovò sola con Crystal.

-Non sei stata attenta oggi, che succede?-.

-Niente, tranquilla, è che non sopporto il tuo carissimo collega di francese-.

-Che ha fatto?-.

-Nulla, si vanta della sua vita amorosa e basta. Non lo sopporto-.

-Capisco, non lo sopporto nemmeno io, ma è un segreto- le fece l'occhiolino -comunque dai, non pensarci ora. Andiamo che preparo una buona cioccolata calda per scaldarci un po'-. Ogni mercoledì le due uscivano insieme dall'aula e arrivavano fino all'appartamento di Reetha, dove Crystal restava fino al tardo pomeriggio.

Una volta arrivate, la ragazza appoggiò la sua borsa sulla poltrona accanto al divano e Margharet appoggiò la sua su quella di Crystal.

-Aspettami qua, torno fra un minuto!- la donna si avviò alla cucina.

Sometimes everything is possibleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora