Because...I Love You

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Giorni.
Troppi giorni erano passati, ma erano comunque troppo pochi perché tale ferita si richiudesse.
Se solo avesse agito in tempo, non si sarebbe nemmeno aperta quella ferita.
Tutto colpa di una sua cazzata, questo era poco ma sicuro.
Però era stato deciso così.
Si chiedeva se davvero fosse stata tutta opera del fato.
Insomma.
Quelle non fatte sono pur sempre scelte.
Sarà stata tarda sera o prima mattina, poco prima che sorga il sole, l'insonnia lo colpiva ancora.
Prese uno dei tanti the che aveva, mettendo la teiera sul fuoco, preparando il tutto con massima cura, per non sporcare.
Sistematosi il fazzoletto al collo, prese a bere il suo the, tenendo come sempre la tazzina dal bordo.
Quell'infuso per lui aveva una funzione soporifera, era qualcosa di stupendo sentire finalmente il senso di stanchezza espandersi per il corpo, assaporando qualcosa di paradisiaco in quello schifo.
Però quella sera, qualcosa volle che il the non facesse ciò che "doveva".
L'insonnia non accennava a passare, ma il tempo aveva deciso di correre.
Qualche raggio di luce filtrava da una finestra, illuminando la cucina, quel poco che bastava per far capire al moro che oramai era inutile tentare di addormentarsi.
Si alzò, lavando la tazza e la teiera, riponendole poi nel suo armadio.
Era ancora presto però.
Erwin gli aveva dato il giorno libero, così Levi si era deciso a fare un giro.
Con la giacca nera appoggiata sulle spalle, si avviava verso quello che era il cimitero.
A passo lento, quasi accennato, non aveva fretta, sarebbe rimasto lì un po'.
Tra le mani un mazzo di gigli bianchi e gerbere.
Tra tutte le lapidi, ve n'era una in particolare.
In pietra bianca, leggermente più lontana dalle altre, non voleva che restasse sola, ma non voleva nemmeno che si confondesse tra tutti quei soldati.
Sui lati, scolpite due ali, una bianca e una nera.
Sotto al nome, vi era la data di nascita e quella di morte.
Levi si appoggiò su un ginocchio, all'altezza della lapide.
Non sapeva leggere benissimo, era passato tanto da quando una prostituta, collega della madre, gli aveva insegnato a leggere, scrivere, contare...
Appoggiò lì il mazzo di fiori.
Poi avvicinò la mano alla lapide, sfiorandone le lettere.
Prima la "P".
Poi la "e".
La "t".
La "r".
E infine la "a".
“Petra...” e mentalmente le lacrime scendevano.
Mentalmente gli bagnavano il viso.
Mentalmente, però.
Perché Levi non piangeva, mai.
Non ci riusciva.
Era così.
Gli parve di sentire una piuma accarezzargli il viso, ma non vi era nulla.
Poi un leggero venticello, quasi piacevole, qualcosa di accennato.
E poi...Poi un battito di ali.
Delicato, appena percettibile, quanto bastava per farlo girare, per guardare dietro di sé con la coda dell'occhio.
Atterrata dolcemente a terra, vi era una figura, all'inizio irriconoscibile.
Levi dovette mettere la mano davanti al viso per la luce.
Poi piano piano, vide due ali.
Grandi, candide, una nera e una bianca.
Le spalle della figura erano coperte da un cardigan bordeaux, che copriva le spalle di un vestitino dalla parte superiore bianca, con una fascia marrone che prendeva dal petto alla lunga gonna glicine, che arrivava a metà polpaccio.
I capelli arancioni, quasi avessero catturato i raggi del sole quando sorge, i colori dell'alba.
Due occhi grandi, ambrati, sorridenti, felici come sempre.
Le mani portare al grembo, a stringere lo stelo di un giglio.
Silenzio.
Un'altra allucinazione, forse, sicuramente, molto probabilmente.
«Hey, Heichou~»
No.
Forse non lo era.
Aveva parlato, davvero?
Levi sbarrò gli occhi, guardandola sorpreso e confuso.
Si alzò, lentamente, come se si spaventasse e scappasse via.
Rimasero così, a guardarsi negli occhi, per attimi che sembravano un'eternità.
Petra quasi saltellava, ma voleva contenersi.
Insomma, era davanti al capitano, non poteva iniziare con le figuracce appena ritornata.
Ma niente, per una che ragiona d'istinto, era qualcosa di impossibile.
E infatti gli saltò addosso, stringendolo forte, come mai si sarebbe permessa di fare, almeno non in vita.
Levi sussultò, Petra si allontanò, ricordandosi che il capitano odiava il contatto fisico.
«Petra...Abbracciami...
Abbracciami ancora...»
Sussurrò.
Le lacrime avevano scelto solo ora di scendere, bagnando il viso del moro, le cui braccia ora bruciavano, senza fare male, ma richiedevano un nuovo contatto con la ragazza.
Petra lo abbracciò nuovamente, quanto le piaceva quel contatto...Non si sarebbe mai staccata da lui, se avesse potuto.
Pochi istanti.
Poi Levi la strinse a sé, nascondendo il viso tra i capelli della ragazza, inspirando a fondo il suo profumo.
Le accarezzò il viso, le guance, portò le mani sulle sue spalle, per constatare che non si fosse addormentato e stesse sognando.
Le prese il viso, accarezzandolo dolcemente con i pollici.
«Petra...Io....Scusami davvero, scusami...Sono...Sono stato un idiota, tu...tu non saresti dovuta morire..»
Petra gli posò un dito sulle labbra.
Poi gli prese a sua volta il viso, mettendosi sulla punta di piedi, annullando la distanza tra i loro visi in un bacio.
Levi ricambiò, intrecciando le dita a quelle della ragazza.
Era un bacio lungo, passionale, tanto aspettato, da entrambi, nessuno dei due però aveva avuto il coraggio di far quel passo in avanti.
E ora invece...
Avevano davvero bisogno che la morte li separasse, per farli unire davvero?
Non si staccarono, se non per riprendere fiato.
«Levi..» Petra alzò lo guardo, guardandolo in quegli occhi grigio-azzurro che tanto amava.
«Io...Ora sono felice...Sono viva, ti ho potuto rivedere...Perché io ti amo, Levi...»
Levi le spostò i capelli dietro le orecchie, accennando un sorriso.
«anche io ti amo, Petra...Se...Se non fossi morta, mi sarei dichiarato esattamente il giorno della spedizione...Se solo avessi combattuto dall'inizio, forse non tu avrei pianta....»
A quel punto fu Petra a piangere.
Dalla gioia, però.

“Tanto tempo fa, una principessa del popolo trovò il suo principe azzurro.
Si arruolò solo per stargli accanto, dimenticandosi di stessa, finendo per scomparire.
Si narra che l'amore di questa ragazza fosse talmente nobile, che le fu data la possibilità di tornare da colui che amava”

Si narra che l'amore di questa ragazza fosse talmente nobile, che le fu data la possibilità di tornare da colui che amava”

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