Capitolo 8 - Seconda Parte

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Le mani sulla lancia fremevano e il soldato fece un altro passo in avanti.

«La nostra discussione stava procedendo così bene...» disse Camiel serio, «ma non conosco nessun ragazzo di Lud che trasporta Seorite, né zalesiani coinvolti» aggiunse. «Le ripeto, non c'entro niente.» Abbassò il tono della voce. «Ma ritorniamo alla mia offerta. Posso allontanarmi in modo tranquillo o ha altro in testa?»

Il Tenente avanzò nuovamente e disse: «Non posso lasciarti andare. E cosa credi che sia, un vigliacco? Ho il dovere di vendicare i miei uomini.»

Camiel sbuffò, ma fingeva una superiorità che non possedeva. Questa volta sapeva di rischiare: la nuova pietra era lontana dall'accettare l'interazione e il braccialetto di corda aveva quasi esaurito lo spazio per altri germogli.

Il Tenente riattivò l'elmo e una linea orizzontale di colore viola tagliò in due la visiera di metallo.

«Peccato, mi spiace. Posso almeno conoscere il suo nome?» domandò Camiel, alzando la difesa.

«Tenente Iznar Tun, Quinto Distaccamento» disse pocco prima di scagliarsi su di lui.

L'hozmano evitò l'affondo alla gola all'ultimo istante, scartando alla propria sinistra. La punta lo colpì alla spalla e uno schizzo di sangue sporcò il terriccio.

«Che fine hanno fatto le tue magie?» disse beffardo Iznar. «Dov'è la grande abilità in battaglia decantata dalla tua gente?»

«Solo qualche piccolo imprevisto, nulla di irrisolvibile» rispose, e indietreggiò di un passo. Trattenne una smorfia e dissimulò con un sorriso la sofferenza crescente. La spalla destra era andata e dovette concentrarsi sul respiro per resistere al dolore. La spada passò sull'altra mano e lui girò attorno a Iznar con piccoli movimenti laterali.

Tentò per l'ennesima volta di attivare l'anello e i poteri che conseguivano dall'utilizzo della Voce dell'Anima, ma il grosso cristallo verde continuava a non rispondere come voleva: spezzava il filo arancione dell'anello a ogni contatto. All'interno della mente, si alternavano grida e silenzi senza un giusto equilibrio. Per quanto si sforzasse, non riusciva a concentrarsi.

Camiel aumentò la distanza dal nemico e piantò la spada al suolo.

Il Tenente indietreggiò. Le mani strette sulla lancia, la punta fissa sull'avversario.

L'hozmano prese i tre cristalli dalla tasca e sistemò la manica affinché il bracciale di corda fosse libero dal tessuto.

«Ecco la magia che desiderava» disse in tono di sfida. Ricercò un simbolo tra i suoi ricordi, lo focalizzò con calma: gli occhi fissavano Iznar, ma la mente focalizzava e univa linee immaginarie. Infine, si spostò sui cristalli.

Le tre pietre si levarono dalla mano e si disposero davanti al volto. Si formarono tre lame di luce che imitavano i movimenti di ogni singolo cenno delle sue dita. Tre rintocchi di campana si propagarono nell'aria.

Iznar osservò per un istante l'alternarsi di colori che vorticavano attorno alle tre piccole schegge di Seorite. «Hozmano, cosa stai facendo?» chiese mantenendo la lancia tra sé e le lame.

Il bracciale di corda si riempì con gli ultimi boccioli. Camiel mosse le dita e le schegge di luce attaccarono in sequenza il kharzaniano.

Iznar ruotò la lancia e respinse la terna di colpi in un unico movimento.

Camiel rimase con lo sguardo sulle pietre che aumentarono di velocità. Una di esse prese a girargli sopra la testa. Le altre ritornarono a muoversi di fronte al Tenente.

«Ferma queste cose!» gridò Iznar tra un attacco e l'altro. Le lame erano veloci, e cambiavano il ritmo ogni volta che il loro bersaglio intuiva la traiettoria. Il Tenente sembrava sempre più affaticato. Un ultimo assalto gli ferì il braccio e solo a quel punto le scaglie di luce si fermarono.

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