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Ennesima, stupida giornata da Starbucks, ma chi mi ha fatto dare il curriculum al mio capo.

Volevo solo un lavoro per aiutare la mia famiglia, o meglio, mi sentivo a disagio ogni volta a chiedere soldi in prestito ai miei genitori per miei piccoli bisogni: vestiti, feste, pranzi.

Di certo, stare al quinto anno di scuola non aiuta, stressata dagli esami, dai compagni di classe che continuano a fare il gioco dei cinque anni, la famiglia che vuole il meglio per te, mio fratello che, anche lui, sta in ansia per gli esami di terza media, anch'io li vorrei fare.

Metto tutta la mia frustazione nel mio lavoro, anche perché in un futuro, non voglio andare al college.

Mi presento sempre al banco di lavoro subito dopo scuola, con Luke che appena mi vede fa un sorriso, ed io ricambio.

Per quanto possa essere odioso poiché il suo motto è vivi e lascia vivere, lo reputo un buon amico.

Entro nel locale respirando la stessa aria che ho respirato ieri alle 20, quando ho chiuso.

"Dio Luke, apri la finestra" dissi entrando facendo una faccia disgustata, lui tolse quel sorriso dalla faccia alzando gli occhi.

"non c'è puzza qui dentro, sei solo tu che hai l'olfatto sensibile" disse uscendo dal bancone dirigendosi verso le finestre.

"comunque, da buon amico, c'è il tuo pranzo in cucina" disse venendo verso di me salutandomi.

Mi diressi verso la cucina in retro e vidi la pasta preparata da Luke, e non mi affrettai a finirla.

Lui, dopo aver aperto le finestre e sistemato le sedie, venne nel retro.

"tutto bene con la scuola?" chiese sedendosi un po' annoiato, evidentemente voleva iniziare a lavorare.

"abbastanza" risposi pulendomi la bocca con il tovagliolo.

Lui annuì e poi fece un piccolo sorrisetto.

"tranquilla, ci penserà il "pappone di frappè" a darti la spinta per arrivare agli esami" disse ridendo e facendo una voce strana mentre pronunciò il soprannome.

"ehi, dammi i diritti di copyright" risposi dandogli una piccola pacca sulla spalla e lui rise ancora.

"e voi due? Avanti, muovetevi ad aprire il locale" disse improvvisamente la voce del capo, che entrò sempre con quell'aria un po' intrigante, sospettosa, ma con voce roca che a volte dava fastidio.

Mi alzai posando i piatti nella lavastoviglie e mi cambiai la maglietta mettendo anche il piccolo grembiule attorno ai fianchi.

"certo capo" rispose Luke guardando in basso, dirigendosi all'entrata e io annuii facendo lo stesso.

Luke aprì il locale e rientrò subito sul bancone in attesa dell'arrivo di qualche cliente.

Entrò qualche cliente vari minuti dopo, alcuni si fermarono nei tavoli, altri, come ad esempio i signori che lavorano, prendono il loro caffè ed escono subito dal locale.

"ragazza in vista" sussurrò Luke avvicinandosi a me invogliandomi a vedere all'entrata la ragazza.

Semplice, totalmente semplice, un po' come Luke, vestita in modo sportivo, capelli lasciati così come sono e un leggero trucco di mascara, semplice e carina.

"fammela fare a me" disse spintonandomi con il gomito verso la cassa.

"il tuo nome?" chiese Luke dandole molta attenzione, risi un po' a vedere la scena.

"Rebecca" rispose la ragazza sorridendo, Luke annuì sorridendo e scrisse il nome sul bicchiere.

"cosa ordini?" richiese ancora.

La ragazza guardò dietro Luke dove c'erano i vari menù di Starbucks.

"umh... Prendo un Iced White Chocolate Mocha" disse un po' titubante, per poi riguardare Luke.

Lui annuì e preparò la bevanda.

"ehi tu, siamo qua da mezz'ora" disse un ragazzo dalla voce familiare, mi girai e lo vidi e non potei non alzare gli occhi.

"ma tu non puoi venire quando io servo? Così non devo nemmeno parlarti" dissi infastidita prendendo l'indelebile, lui mi guardò accigliato e la ragazza nuova affianco a lui stette in silenzio.

"Alice, non è colpa mia se tu guardi il collega provarci" disse infastidito, io lo scrutai e poi sbuffai.

"mi chiamo Alyssa" risposi determinata.

"lo so, non sono cretino, Alice perché guardavi il tuo collega" disse alzando gli occhi al cielo. Mi aveva appena paragonata ad Alice nel paese delle meraviglie, avrei dovuto alzare io gli occhi.

"comunque, io il solito e non farmi la tua domandina del nome che ne ho abbastanza, tu Grace, che vuoi? Un thè, un caffè, scegli in fretta" disse molto frettoloso guardando la mora affianco.

Intanto che la mora rispose stavo già facendo il solito frappè a Dylan.

"quello che prendi tu, Dyl" rispose la ragazza sorridendo e io annuii preparando le ordinazioni.

Ovviamente il grazie non esiste nel vocabolario di Dylan quindi sospirai per calmarmi.

Vidi Luke lavare alcuni bicchieri sorridendo; sicuramente sarà successo qualcosa.

"allora?" dissi andandogli vicino.

Lui alzò lo sguardo sorridendo e si avvicinò al mio orecchio sussurrandomi "amo questo lavoro" e poi andò a fare altre ordinazioni, lasciandomi con la curiosità a mille.





Fa così schifo questa storia boh, ma mi piace, lol

LassaBucks - Dylan O'BrienWhere stories live. Discover now