Giallo

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Ogni inizio Maggio la scuola organizzava quella che veniva chiamata: "Giornata per la vita", un'iniziativa che doveva raccogliere fondi da donare in beneficienza. L'intero edificio scolastico era a disposizione degli studenti che potevano fare di tutto per poter raccogliere fondi.

C'era chi vendeva braccialetti fatti in casa, chi ti scriveva una poesia sul momento inserendo una parola scelta da te oppure chi ti faceva un corso accelerato di chitarra. Io e Paola avevamo preparato alcuni cupcake che depositammo al bancone del cibo dove, per un'offerta minima di cinquanta centesimi, potevi comprare qualcosa da mangiare. Ci toccava un'ora di turno al bancone e io e Paola scegliemmo la prima in maniera tale da avere il resto della giornata a disposizione. Sistemammo la tavola, tagliammo le torte, tirammo fuori i bicchieri di plastica dalla confezione, sistemammo la cassa e aspettammo i primi clienti. C'era una bellissima giornata soleggiata, guardai i cupcake e pensai alla discussione del giorno prima a casa di Paola mentre li preparavamo.

«Immagina io e Coco che facciamo i cupcake stile scena di Ghost. Invece della creta abbiamo le decorazioni da mettere sulle tortine. Lui messo dietro di me che mi abbraccia...» fece la faccia di una che fantastica la scena.

«Guarda, non sarei per niente incoraggiata poi a mangiarli».

«Tranquilla, il ripieno sarebbe comunque crema».

Feci la faccia disgustata. «Ma che schifo!»

«A dire il vero Coco è un po' grande per i miei gusti. Preferisco...Manuele Bertolli» disse il nome velocemente.

«Quello della quinta C? Ma da quando questa novità?»

«Dalla gita. In discoteca c'era un tedesco che non si voleva staccare di dosso. Manuele mi ha abbracciato e l'ha mandato via. Abbiamo ballato abbracciati...ora messaggiamo da un paio di giorni. È così dolce».

Mi guardai intorno alla ricerca del prof ma non c'era alcuna traccia. Vennero un paio di ragazzi a comprare da bere e finalmente finimmo il turno.

«Ti dispiace se vado da Manuele?» Mi chiese Paola accennando già ad andarsene.

«Vai, vai» le dissi sorridendo, poi mi guardai intorno in cerca di compagnia.

Per fare qualche soldo avevano escogitato di tutto. C'erano dei ragazzi che vendevano palloncini, ragazze che facevano la manicure o che ti truccavano. Non troppo lontano da me c'era un lenzuolo steso a terra, accanto ad esso c'era un tavolino con dei piatti pieni di vernice e uno scatolo dove infilare i soldi. Pagavi 50cent, sceglievi il colore che ti piaceva, immergevi la mano e la stampavi sul lenzuolo. Non so quale fosse l'utilità, ma sul momento, priva di alternative, andai a scegliermi il colore. Viola. Pagai e immersi la mano, quando Carlo si avvicinò a me infilando la mano nel rosso.

«Ehi» mi disse «Volevo dirti che sono stato scelto al "Ballo del tuo sogno" mi piacerebbe vederti».

"Ballo del tuo sogno" era un'altra iniziativa per ricavare soldi.

Qualche giorno prima della gita c'era stata assemblea d'istituto il cui scopo era la votazione per eleggere quattro maschi e quattro femmine, studenti, del corpo insegnante od operatori scolastici, con cui avresti pagato per farti un ballo. Carlo era stato scelto, con quei riccioli ribelli e gli occhi azzurri non poteva passare di sicuro inosservato. Inutile dire per chi avevo votato io, che venne eletto pure. Tra le femmine ci fu Silvia, Paola aveva commentato che sicuramente i ragazzi che l'avevano votata speravano di riuscire a toccare qualcosa mentre ballavano.

«Sì, certo, verrò sicuramente. Quando iniziate?»

«Fra mezz'ora. A dire il vero ero venuto per chiederti se ti andava di uscire qualche sera con me».

Limiti matematici e d'amoreWhere stories live. Discover now