// E I G H T //

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Questa foto è tutto.
Come questa, del resto:

Come questa, del resto:

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Passai tutta la sera alla centrale di polizia a spiegare ciò che era successo: mi presi la libertà di raccontare dello stupro subito da Marlene. E di come ci fosse venuto in mente di farci giustizia da soli. Il poliziotto che ci aveva prelevato dalla strada spiegò ai miei genitori che ci sarebbero stati dei processi in tribunale e che avrebbero indagato sul caso, che avevano i nostri capi telefonici e ci avrebbero fatto sapere tutti i dettagli.
Quella sera stessa, quando tornammo a casa, dalla mia camera andai direttamente quella di Marlene, bussai alla finestra e lei mi aprì.
-"Scusami se i miei mi hanno portata via e ti ho lasciato solo in centrale, ma sai com'è fatta mia madre. Mi ha messo in punizione per una settimana, come se avessi mai rispettato una delle sue tante punizioni"
Io la guardai con nostalgia. Avevo già litigato con i miei in macchina nel viaggio di ritorno, e mia madre e mio padre mi avevano annunciato che a partire da quella sera mi era vietato avvicinarmi a lei. Deve aver notato il mio sguardo, perché mi chiese:
-"Matty si può sapere che cos'hai? C'è qualcosa che non so?"
-"Marlene, devo dirti una cosa, e non è semplice per me. Beh ecco... Non possiamo più vederci"
Questa frase la pronunciai tutta d'un fiato. Lei sgranò gli occhi
-"Ma cosa stai dicendo? Non farmi ridere, non è divertente. E perché mai non potresti vedermi più?"
Decisi di dirglielo, sapevo bene che non sarebbe stato bello per lei sentire quelle parole, soprattutto in quel momento
-"Perché i miei genitori mi hanno vietato di vederti. Secondo loro sei una cattiva compagnia e non vogliono che io ti frequenti più"
-"Ma che ti importa di quello che dicono loro? Potremmo continuare a vederci di nascosto"
Ovviamente finse di non dare peso alle mie parole.
-"Non posso, mi hanno messo in punizione. Non posso assolutamente uscire di casa. Perlomeno finché non sappiamo qualcosa di preciso dalla polizia su cosa ci accadrà dopo quello che abbiamo fatto questa sera. Marlene, questa volta l'abbiamo fatta proprio grossa"
-"Oh non rompere, sai benissimo che se la meritavano tutta"
-"Beh, fatto sta che dovremo pagare noi"
-"Per favore vattene, sono stanca non voglio avere nessuno attorno"
Cominciò a mostrarsi irritata, forse per le parole dei miei genitori.
Mi avviai alla finestra per tornarmene a casa. Alzai il vetro e misi una gamba fuori. Marlene mi interruppe e mi disse:
-"Allora a domani?"
Guardai a terra, non risposi. Portai fuori al che l'altra gamba, e prima di calarmi di sotto sentii un 'fanculo' sussurrato.

Quella sera fu l'ultima in cui ci parlammo faccia a faccia nella sua stanza prima dell'inizio dei processi. Io la osservavo calarsi dalla finestra in piena notte e tornare all'alba, di solito con qualche ragazzo a seguito.
Stavo andando in crisi di astinenza, tanto che fui costretto ad andare a scuola solo per procurarmi della cocaina. Di solito ci pensava Marlene al rifornimento di latte.
Piano piano smisi di assumere droghe, apparte qualche canna ogni tanto. Mia madre, dopo aver appreso della mia dipendenza durante i processi, mi fece aiutare ad uscirne. Fu più semplice di quando credessi. Forse perché le ragioni per cui ricorrevo alla cocaina erano superficiali. Non ne sentivo la necessità, era più per emulazione.

In quanto a Marlene, dopo la fine dei lavori socialmente utili, sua madre la mise in una specie di collegio, o istituto di correzione, per quello che ho capito. Mi disse che ne sarebbe uscita dopo due anni. Finalmente l'anno della sua uscita è arrivato.
Io in questi due anni me la sono cavata piuttosto male. Il primo anno quasi non uscivo di casa, ero caduto in depressione, la barba mi cresceva ed ero arrivato a non farmi la doccia per più di una settimana. Me ne stavo dentro al letto a fissare il soffitto. Ora che avevo anche finito la scuola non avevo più nessuna scusa per uscire di casa. Certo, i miei 18 anni me li ero immaginati differenti.
Louis fu la ragione della mia ripresa. Soffriva troppo per colpa mia, e non se lo meritava. Così, il giorno del mio 19esimo compleanno decisi di dare una svolta. Presi la patente, mi trovai un lavoretto che mi costringeva ad uscire di casa, consegnavo cibo cinese insieme a un ragazzo in un van, e ho imparato a strimpellare la chitarra.
A volte mi capita di scrivere delle canzoni, che magari potranno anche suonare stupide, ma mi aiutano a tirare fuori i miei sentimenti, invece di tenerli dentro come facevo prima. Da quando è morto Tyler, voglio dire. Ora la mia chitarra è la mia confidente, la mia migliore amica.
Anche il ragazzo che fa le consegne con me, George, è diventato un mio caro amico. Era proprio questo che mi era mancato fin'ora: un amico.
Comunque, ritornando alle canzoni. Le scrivo di getto, e ogni volta che mi soffermo a rileggerle noto che sono sempre tutte dedicate a lei. Lo faccio inconsciamente, o forse poi neanche tanto.

I got my pen and thought that I'd write a melody line for you tonight. I think that's how I make things feel alright.

Con George ho ricominciato ad uscire ance la sera, sento un grande feeling con lui, credo di aver trovato un ottimo amico. Una di quelle sere passate con lui ho conosciuto una ragazza, con cui ho avuto una breve storia. Con lei ho avuto la mia prima volta.
Mi sono reso conto che aspettare Marlene per sempre non sarebbe servito a nulla. Inutile dire che, però, quando ero con lei pensavo sempre a Marlene. La lasciai. Non me la sentii di prenderla in giro.
Però credo che queste esperienze fatte lontano da lei mi siano servite. Sono una persona un po' diversa ora, sicuramente più matura, e tenterò di non ricadere nello stesso errore del passato di cadere di nuovo ai suoi piedi.

Ora mi ritrovo appoggiato al cofano della mia macchina, con le mani tutte sudate per l'agitazione nelle tasche dei jeans, fuori dall'istituto ad aspettarla.
Inizio a muovere nervosamente il piede, alzando della polvere, quando la vedo arrivare.
Bellissima, anche più bella di come la ricordassi. È cresciuta, il suo viso è più maturo, i suoi capelli più lunghi. Si è anche alzata di qualche centimetro.
Non appena mi vede lascia le valige cadere atterra e corre verso di me ad abbracciarmi. Il sorriso sul mio volto cresce. La sollevo da terra, stringendola fortissimo.
Il suo profumo mi era mancato così tanto...
-"Ma sei proprio tu, Matty?"
-"Certo che sono io"
-"Oddio come sei cambiato, fatti vedere"
Mi prende il viso tra le mani e mi osserva con attenzione.
-"Ti sei fatto proprio bello, Matty. Anche la tua voce è cambiata. Dovrei sparire più spesso"
-"No, per favore"
Ci facciamo improvvisamente seri. Appoggia la fronte sulla mia e chiude gli occhi.
-"No, te lo giuro. Non succederà più"
Restiamo in questa posizione in silenzio per qualche secondo. Poi si stacca improvvisamente da me, si scosta i capelli dal viso e:
-"Adesso hai anche una macchina? Su dai, portami via di qui. Questo istituto fa schifo. Scommetto che hai tante cose da raccontarmi"
E senza aspettare una replica sale sul sedile del passeggero della mia macchina.
Vado a prendere le valigie che ha lasciato a terra e le posizioni nel cofano. Mi ritrovo come al solito a fare il suo schiavetto e a morirle dietro.
Dopo neanche due minuti tutti i miei buoni propositi di restarle indifferente sono andati a fanculo.

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Allora: abbiamo un George che entra in scena, Matty che proprio non ce la fa stare lontano da Marlene (dovrei chiederle che profumo usa, sarà un afrodisiaco) e che si è fatto grande e bello.
Credo che in futuro ci saranno altri sbalzi temporali, perché ho una mezza idea di arrivare fino ai 27 anni. Auguri a me.

M I L K // Matty HealyWhere stories live. Discover now