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HARRY

"...e quando siamo arrivati qui a San Francisco, avevo solo nove anni. Ora sono quasi nove anni che abito qui e sono ancora affascinata da tutto, vedo sempre qualcosa che mi meraviglia, perché..."

Non smetteva di parlare. La ragazza - il suo nome è Violet - aveva trovato Harry sull'orlo dell'edificio e, dopo aver superato la fase d'imbarazzo in cui pensava che lui fosse pazzo, gli aveva chiesto di sedersi e poi aveva iniziato a parlare. Violet aveva velocemente realizzato che ad Harry non piace molto parlare, così aveva iniziato lei il discorso. Infatti, ora sta parlando.

Harry non sa se trovare tutto questo fantastico, il che sarebbe qualcosa di nuovo da provare per lui, o se trovarlo ovviamente seccante, come succede per quello che fa di solito. Semplicemente, ogni cosa lo annoia.

Nonostante Harry non sia un chiacchierone, ci sono molte parole che girano per la sua testa; anche opinioni, che molte volte vorrebbe declamare. Vorrebbe solamente gridare tutto quello che pensa, fregandosene di chi lo ascolta. Tuttavia, al contrario di tutti gli altri, i suoi pensieri li tiene per sé. Nessuno deve sapere quanto lui odi la musica pop o quanto odi quando il gatto della vicina entra nella sua terrazza ed inizia a correre, graffiando anche la porta. A nessuno importa della storia di Harry, né dei suoi sentimenti, così tutte queste cose non le condivide e le tiene per sé.

Violet sembra essere diversa. Ha molte più parole - anzi, frasi - nella sua testa rispetto ad Harry. E non sembra che voglia combattere contro la voglia di farle uscire. Dopotutto, a lei non dispiace parlare della sua vita ad un estraneo.

Harry scruta la ragazza accanto a lui: Violet sorride leggermente, mordendosi il labbro inferiore e si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Sta raccontando qualcosa di divertente, ma Harry non sta davvero prestando attenzione alle sue parole.

"Non la smetti mai di parlare?" Le chiede, mentre Violet aggrotta le sopracciglia.

"Beh, ho notato che tu non volevi parlare, quindi l'ho fatto io."

"Beh, non ti ho detto di raccontarmi la storia della tua vita."

"Beh, non ho chiesto il tuo permesso."

"Sei abbastanza fastidiosa."

"Sei maleducato."

Harry chiude la bocca e preme le labbra tra di loro, per combattere contro il sorriso che vuole spuntare. Cosa sta succedendo? Perché questa ragazza gli sta facendo venire voglia di sorridere? Lei non sembra essere davvero interessata a lui. In effetti, lui è scortese e quale persona vorrebbe avere accanto una persona così scortese? Harry sa di essere scortese, questo è esattamente il suo intento. Non fa nulla per caso. Vuole essere maleducato affinché Violet si alzi e se ne vada lontana da lui, per sempre. Vuole che lei se ne vada, ma, allo stesso tempo, vuole che rimanga. Se lei restasse, lui potrebbe innamorarsi e questo significherebbe infrangere la sua regola più importante: non lasciare che qualcuno o qualcosa si avvicini a te.

Questa regola impedisce il provare dolore o la rottura di un cuore. Harry pensa che Violet possa essere in grado di cambiare ciò che è lui adesso e, per questo motivo, odia quella bella ragazza ancora di più. Non la odia davvero; è quel disprezzo che provi quando una persona è davvero carina con te e non c'è niente da odiare, quindi la odi perché non riesci ad odiarla. È una sensazione piuttosto complicata: ad Harry, infatti, non piace molto.

"Quindi, Harry, che fai?"

"Uhh..." Harry è colto di sorpresa. Lei è così interessata ed Harry non sa come ci si sente ad essere interessanti per qualcuno. "Vado a scuola... ancora." Lui sa che sta completamente mandando all'aria questa cosa del 'fare conversazione'. "Tu?"

"Non vado più a scuola. Ho smesso di andarci un anno fa."

"Sei già diplomata?" Adesso, Harry è davvero interessato.

"No, ho abbandonato la scuola." Violet ridacchia ma, per un secondo, il suo eterno sorriso svanisce, così da farla sembrare triste. Per qualche motivo, ad Harry non piace per niente quella espressione infelice sul volto della ragazza.

"Perché? Non hai tipo...quindici anni?"

"Mi sento offesa," Violetta ride e scuote la testa. Harry aggrotta le sopracciglia. "No, ho diciotto anni, dovrei ancora andare a scuola e quest'anno mi sarei diplomata."

"Allora perché non hai continuato?"

"Non voglio sprecare il mio tempo a scuola quando posso fare cose molte più divertenti."

Harry si sente stordito. Lui odia la scuola. Non è vittima di bullismo o nulla del genere, è solo invisibile, non che gli interessi qualcosa. Ama il fatto che nessuno gli presti attenzione perché altrimenti dovrebbe iniziare a parlare con gli altri e questa cosa non gli piace. Ogni cosa che fa all'interno della scuola, per lui, è una tortura. Gli piacerebbe abbandonarla e fare quel che diavolo vuole.

"Allora, fallo." Dice improvvisamente Violet. Nel viso di Harry è disegnata la confusione.

"Eh?"

"Hai detto che ti piacerebbe farlo. Allora fallo. Cosa ti blocca?"

Harry non risponde. Violet ha abbandonato la scuola come se fosse una cosa semplice, ma non lo è. Harry odia le responsabilità, ma le ha e non può far niente a riguardo. Ci deve essere qualcosa di sbagliato nella vita di Violet, altrimenti lei andrebbe a scuola come tutti gli altri.

"Sai una cosa?" Violet parla di nuovo. Harry non la guarda, ma è sicuro che Violet stia sorridendo. Lei sorride sempre.

"Ti aiuterò."

"Aiutarmi in cosa?"

"Voglio che tu viva la tua vita."

"Non voglio il tuo aiuto. Mi piace la mia vita così com'è." Non è vero. Quello che ha detto è una bugia. Odia la sua vita e odia ciò che fa, ma lo fa solamente perché tutti lo fanno e lui è solo un ragazzo che trasporta troppo odio nel suo cuore.

"No, te lo dimostrerò."

"Dimostrarmi cosa?" Non capisce che cosa significhi tutto questo.

"Ti mostrerò che la vita è degna di essere vissuta."

Limit » H.S. (Italian Translation) Where stories live. Discover now