Capitolo 2

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Il colloquio andò molto bene, o almeno così pensava la ragazza.
Il direttore alla fine, disse che le avrebbe fatto sapere, e lei lo aveva ringraziato, stringendogli la mano.
Cora la aspettava nella sala principale. La vide parlare con una ragazza dietro al bancone, presa a lavare dei bicchieri.
Appena sentì il rumore della porta, vide uscire Amneris, si congedò con un sorriso dicendole un "Ci si vede", andando da lei.
«Com'è andata? È stato tanto orribile come credevi?» chiese, quasi più emozionata di lei.
«Spero sia andato bene» fece spallucce.
Uscirono, e fecero due passi.
«Non mi fa impazzire quel posto» disse. Non succedeva molto spesso che lei esprimesse dei pareri, ma quel silenzio la stava uccidendo, e doveva pur dire qualcosa.
Cora alzò la testa, smettendo di calciare il sassolino per strada.
«Lo so, non sei molto tipa da pub. Sono sicura che ci farai l'abitudine» le disse, sorridendole dolcemente.
La rossa annui, soffiando contro una ciocca di capelli caduta sugli occhi, essendo troppo pigra per tirare fuori le mani dalle tasche calde del cappotto.
«Domani a che ora hai il turno?» le chiese Cora, sperando di riuscire a stare insieme
«Dalle 14 alle 19, devo chiudere. Tu?»
«8-13» disse un po' tristemente, senza darlo troppo a vedere. «Beh, allora ci vediamo per pranzo?»
«Okay» disse lei. Avrebbe voluto abbracciarla, e ringraziarla per non esserne ancora andata dopo 2 mesi. Per essere restata con lei, e non averla abbandonata, come tutti gli altri. Avrebbe voluto raccontarle di sua madre, del suo incidente, del suo odiarla, e della paura di essere come lei.
"Un giorno, magari, glielo dirò"
Ogni volta si ripeteva questo, in mente.
«Ora devo proprio andare..» le disse Cora, sorridendole. La rossa provó a sorriderle di rimando, facendo venire le farfalle nello stomaco alla sua amica. Si girò, avviandosi poi verso la sua macchina, ma prima di arrivare, decise di provare a fare una cosa folle.
«Am!» la chiamò, urlando. «Stasera ti va di uscire? Andiamo in una caffetteria a berci qualcosa, o in pizzeria... come preferisci tu» disse, cercando di sembrare il più calma possibile, nascondendo le mani nelle tasche del cappotto, leggermente tremolanti.
Dopo un paio di minuti a fissarsi, la rossa annui.
«Va bene» detto questo, il cuore di Cora fece una capriola.
«Perfetto! Allora ti chiamo dopo, verso le 8 va bene se ti passo a prendere?» cercò di non sembrare troppo eccitata all'idea.
«Okay. A dopo» disse, per finire la conversazione, girandosi e avviandosi verso casa.
Aveva voglia di stendersi nel suo letto e sentirsi della musica, e di disegnare.
Non prendeva una matita in mano da giorni, e ne sentiva davvero bisogno.
Le mancava la sensazione di felicità e di completezza che aveva mentre poi faceva dei ritratti o dei paesaggi, facendo diventare poi quella tela un ricordo, una parte di se. Sorrise, automaticamente.
"Sembro pazza" pensò, smettendo improvvisamente di sorridere.
Il sole stava tramontando, e per curiosità vide l'ora dal telefono.
A un certo punto sentì il cellulare vibrare. Con pigrizia lo estrasse dalla tasca dei pantaloni e non appena lesse il nome, sentì il sangue gelare.
Da: Raphael
Tua madre è in ospedale, stava per uccidersi, ancora. Ti prego, vieni.
Chiuse il telefono, spegnendolo, e tornò a casa, preparandosi per uscire la sera.
Perchè si sarebbe dovuta roviare la giornata per andare da quella donna?
D'altronde, lei le aveva rovinato la vita.

November Rain || Harry StylesWhere stories live. Discover now