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La valigia era pronta, con tutto ma lo stretto necessario, sapendo che una volta a Barcellona avrei comprato il resto.
Avevo già progettato gran parte della mia vita in Catalogna: avrei dapprima imparato lo spagnolo e il catalano, e poi mi sarei cercata un lavoro in non so quale bar. Era fuori discussione gravare sulle spalle di Marc-André, sebbene lui non avesse nessun problema a mantenermi.

Chow stava ancora dormendo quando uscii di casa, mentre i miei genitori erano al ristorante per alcune faccende organizzative.
Nessuno fece caso a me quando salii sulla macchina nera e fracassata e partii a tutto gas, con sicurezza.

L'idea di abbandonare la capitale tedesca per tuffarmi nella calda Barcellona era allettante. Non vedevo l'ora di andare al mare, ammirare il Camp Nou e vedere le opere di Gaudì.
Mi sembrava tutto un sogno, e solo pochi secondi dopo realizzai, che la mia vita sarebbe stata totalmente diversa.
Certo, avrei visitato in lungo e in largo la città, ma dovevo tenere a mente che Marc-André lavorava e non poteva permettersi di farmi da guida turistica.
Inoltre, ci saremmo visti solo la sera, e considerato la stanchezza giornaliera, dubitavo che lui potesse decidere di fare un giro assieme.
E infine, io sarei stata in grado di vivere sotto i riflessori e sotto lo stesso tetto di una persona che conoscevo ben poco?

Quando mi suonó il telefono, ero ad un semaforo rosso, in prossimità dell'aeroporto.
Guardai il display, pensando che fosse il tedesco, ma quando vidi che era Chow mi affrettai a mettere il viva voce.

-Rin? Puoi passare a prendere il latte? Ti voglio bene, dai.- Mia sorella aveva la voce assonnata, e quando mi fece quella stupida richiesta, mi misi a riflettere più di quanto io avessi mai fatto in vita mia.

Non potevo prendere quell'aereo, non potevo lasciare Chow da sola.
Sicuramente quando i miei genitori avrebbero scoperto della fuga, lei sarebbe diventata il capro espiatorio.
Non potevo permettere che lei subisse qualcosa per scelte prese dalla sottoscritta, perciò non pensandoci due volte, appena potei, feci retromarcia.
Partire era stata una gran stupida idea, e non potevo seriamente pensare che l'avevo presa in considerazione senza neppure salutare mia sorella.

Lasciai la valigia nel bagagliaio, per non destare il sospetto, e presi la bottiglia di latte che avevo comprato lungo la strada.

-Sei un tesoro!- Esclamò Chow, vedendo che le avevo effettivamente preso la bottiglia di latte.
Gliela porsi, e feci le andarmene in camera, ma lei mi richiamò.

-Non fai colazione con me?- Disse Chow, sbadigliando e facendo cenno di sedersi vicino a lei. -Oppure devi uscire con Marc-André?

Mi morsi il labbro inferiore e mi lasciai cadere sulla sedia, versandomi un po' di latte nella tazza.
Sapevo che dovevo scrivere al ragazzo della mia scelta ma sapevo cosa c'era in palio.

-Io e lui? Nah, lui è tornato a Barcellona e la nostra è stata una storiella estiva. Io sono una ragazza quasi sposata!- Scoppiai in una finta risata, sorseggiando del latte.
In realtà, stavo morendo dentro di me. Mentire in quel modo non mi piaceva per niente.

-Mi dispiace, era un bravo ragazzo.- Lei alzò le spalle, lasciando cadere l'argomento.
Cominció a parlare del mio matrimonio, come facevano tutti ormai, e io mi persi a guardare dentro la tazza vuota.

-Devo andare in camera.- Mormorai, lasciando poi cadere la tazza nel lavandino.
La ragazza mi osservò appena, concentrata com'era a guardarsi i cartoni animati.
Aveva pure diciotto anni, ma era ancora una bambina.

Quando salii in camera, ebbi il coraggio di prendere il telefono.
Pensai di aver ricevuto un migliaio di telefonate da parte del tedesco, ma nulla.
Era ormai passata l'ora del nostro appuntamento, e di un suo messaggio non c'era nemmeno l'ombra. Dovevo immaginarlo.
Sapevo il significato che c'era dietro a quel suo fare.
Mi aveva dato l'opportunità di aprirmi il suo cuore, e io avevo deciso di ferirlo, nonostante la mia promessa di non farlo.

Lasciai cadere il telefono sul letto, e presi la mia testa fra le mani.
Non mi stavo pentendo della scelta che avevo fatto, ma ero consapevole che Marc-André non mi avrebbe mai perdonato.
Forse avrebbe capito il perché del mio gesto, ma sicuramente non avrebbe esitato ancora ad erigere un muro.
Probabilmente era meglio così.

-Rin, perché c'è una valigia nella macchina?- Domandó mia sorella, facendo capolino nella stanza. Mai sottovalutarla, ero quasi certa che avesse già capito tutto.

-Hai finito di guardare i cartoni?- La rimbeccai, prendendo la valigia rossa che aveva fra le braccia, ma lei non sembrava voler demordere.

-Stavi scappando.- Affermò lei, senza nessun cenno di accusa nella sua voce.
Io alzai gli occhi al cielo, rimanendo impassibile.

-Ma sono tornata indietro, no?- Ribattei, come per farle capire che avevo fatto la cosa giusta.

-E hai fatto una gran cazzata.- Lei mi guardò seria in volto, facendomi sbuffare sonoramente. Lei non capiva, come poteva farlo?

-No, ho fatto la cosa giusta. Non posso mica andare con il primo che capita a Barcellona, lasciare la mia famiglia e il ristorante. Ho dei doveri.- La mia convinzione mi fece onore, ma peccato che quelle parole suonassero meccaniche e vuote.

-Tu non hai nessun dovere, Rin. Quanto tempo hai ancora per raggiungere il tedesco?- Mi domandó lei, speranzosa.
Tutto le sembrava un film, ma doveva comprendere che non era tutto così facile.
Non potevo semplicemente prendere l'aereo e buttarmi tutto alle spalle.

-È partito dieci minuti fa e con Ter Stegen è finita. Non c'è niente che io possa fare.-

-Chiamalo, no? Digli che prendi quello dopo!- La sua ingenuità mi strappó un sorriso. La guardai dispiaciuta e scossi la testa. -È troppo tardi, io resto qui con te.

-Temi che i nostri genitori se la prendino con me per la tua decisione? Rin, sono grande abbastanza per ribellarmi, proprio come te.- Sembrava fiera ad avermi come esempio, ma io stessa mi sentivo sporca. Chow era sempre stata la più calma e la meno folle, non era mai andata contro le volontà della famiglia.

-Ma non sei abbastanza tenace per farlo.- Borbottai, incrociando le braccia. -Ora puoi lasciarmi sola? Devo svuotare una valigia.

Spazio autrice.
Aggiorno adesso perché non so se sarò in grado di farlo mercoledì.
-2 alla fine.

Rebs xx

Eisblume « Marc-André Ter Stegen.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora