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Trovarsi Thomas difronte sorprese assai il biondino, anche se non avrebbe dovuto: dopotutto era stato Thomas ad invitarlo lì.
"Vieni con me" urlò Thomas trascinando Newt per il locale, fino a condurlo in un angolo buio, con pochissima gente. Il ragazzo ne fu contento, almeno riusciva a respirare.
Thomas gli porse un bicchiere pieno di quella che pareva acqua e Newt lo ringraziò. Bevve, pentendosi immediatamente del suo gesto.
Osservò disgustato il bicchiere e poi Thomas. Gli aveva messo sicuramente qualcosa nel bicchiere.
Un pensiero gli passò per la mente. E se fosse un depravato. Uno di quei ragazzi che ti drogano e poi ti portano in un vicolo buio per...
Newt non voleva più pensarci.
"Che mi hai fatto?" Domandò quasi adirato.
Thomas era confuso. 
"Che mi hai messo nel bicchiere?" Continuò il biondo.
Thomas parve sollevato. "Ah, non so. Ho chiesto ad Alby una bibita leggera. Non sapevo quanto potessi reggere l'alcool"
Newt si sentì immediatamente uno sciocco e arrossì. Credeva che lo stesse drogando, mentre invece gli aveva semplicemente offerto da bere.
Il moro sembrò leggere l'altro ragazzo nel pensiero.
"Non credevi mica che fosse acqua?" Rise.
Newt diventò ancora più paonazzo. Thomas se ne accorse anche se non riusciva a vedere bene il ragazzo in volto per il buio.
"Oh, aspetta. Non hai mai bevuto alcool, vero?" Disse diventando serio.
Newt scosse la testa. Sua madre sarebbe andata fuori di testa se avesse scoperto che il figlio era un alcolizzato o un fumatore.
"Beh, allora niente alcool" fece il moro prendendo il bicchiere. Newt lo afferrò nello stesso istante. Il contatto mandò una scarica al cervello del biondo, il quale si scostò subito.
Si schiarì la gola. "No, voglio provare"
Thomas sembrava scosso, ma rispose fermamente "No"
"Senti, decido io"
"E se stai male? A chi va la colpa? Non ho voglia di portarti a casa ubriaco" ribattè Thomas incrociando le braccia al petto.
Newt arricciò il naso. "La colpa sarà mia. E nessuno ti ha chiesto di riportarmi a casa ubriaco. E poi cosa vuoi che sia un bicchiere?"

Newt era sdraiato su uno dei divanetti del locale, con i piedi sulle gambe di Thomas. Vicino a loro, su un tavolino, troneggiava un castello di bicchierini di vetro vuoti.
Dopo il primo bicchiere i due ragazzi avevano continuato a bere, soprattutto Newt. Era la prima volta per lui e non riusciva a darsi un contegno. Thomas, dal canto suo era più sobrio, ma non voleva fermare il biondo.
Stavano ridendo per una qualche battuta sconcia. A un certo punto Thomas smise di ridere. E Newt se ne accorse. "Che c'è?" Domandò.
"Dovremmo andare a casa. C'è scuola domani"
Il biondo guardò l'altro ragazzo concentrandosi al massimo per visualizzarlo. L'alcool gli aveva fatto un brutto effetto.
Si tirò su e si sedette avvicinandosi al moro. "E perché invece non restiamo qui a divertirci?"
Dopo aver pronunciato quelle parole, Newt si mise una mano sulla bocca. Era stupito dalle sue stesse parole.
Sia alzò barcollante, cercando di arrivare all'uscita.
Non sapeva cosa stava facendo, né perché l'avesse fatto. Sua madre aveva ragione: l'alcool faceva male.
Aprì la porta del bar e una ventata d'aria fresca lo colpì.
Una voce, però, lo chiamò. "Newt! Aspetta!"

···

Dannazione. Pensò Thomas. Aveva fatto ubriacare l'ultima persona al mondo che sarebbe dovuto essere ubriaca.
Newt stava straparlando a proposito del suo amico Minho, dicendo che era "molto sassy. Una vera sassy queen", parole sue.
Ma poi il biondo si alzò e forse si rese conto, in un attimo di lucidità, di aver fatto un errore. Corse verso l'uscita del locale e Thomas fece appena in tempo a chiamarlo prima che questi uscisse.
Il moro corse dietro al ragazzo. Mentre gli andava dietro notò che zoppicava. Ma non ci diede peso, forse era un effetto dell'alcool.
Newt barcollò nuovamente e cadde a faccia in giù sul marciapiede. Thomas urlò.
Corse verso il corpo immobile del ragazzo. Quando prese il suo volto tra le mani notò che aveva un taglio sulla fronte, sotto il ciuffo biondo.
Newt emise un gemito di dolore e nel tentativo di alzarsi sbattè la testa contro quella di Thomas.
Entrambi si portarono una mano alla fronte messaggiandosela. Si guardarono e - nonostante non fosse adatto alla situazione - si misero a ridere come bambini.
"Come ti senti?" Chiese poi Thomas,  cercando di reprimere l'impulso di ridere ancora.
"Male"
La risposta spiazzò il moro: si aspettava che gli dicesse bene, anche se non era vero. Di solito lo facevano tutti.
Da un lato la cosa gli fece piacere, almeno Newt era sincero. Dall'altro era dispiaciuto. Si sentiva in colpa, in parte era sua la causa del suo dolore.
Newt lo guardò storto. "Non prenderti la colpa. Ricordi? La colpa è mia, l'ho detto prima"
Questo non bastò a far star meglio Thomas.
Il biondo parve leggergli nel pensiero. "Se vuoi sentirti meno in colpa puoi aiutarmi accompagnandomi a casa"
Thomas aiutò allora il ragazzo ad alzarsi e insieme camminarono fino a casa del biondo, Thomas sempre pronto a cogliere al volo Newt, nel caso fosse caduto di nuovo. Come una principessa afferrata dal suo principe. Ah, stupido Thomas. Ma che pensieri fai? Nel pensare a questo fece una smorfia e Newt rise.
Quella era però una risata di cuore, vera. Non nervosa o condizionata dall'alcool.
"Siamo arrivati" disse Newt indicando una casetta bianca.
Thomas rimase a fissare l'abitazione. Era pulita e ordinata, emanava pace. Si addiceva proprio al ragazzo biondo.
Newt suonò il campanello e attese, con Thomas dietro di lui. Era curioso di vedere i suoi genitori.
La porta si aprì e una donna molto arrabbiata additò il biondo.
"TU! DOVE DIAVOLO SEI STATO?" urlò lei.
"Fuori con un amico" rispose tranquillo il figlio.
La donna guardò Thomas. Newt guardò Thomas. E l'unica cosa che il moro riuscì a fare fu fare ciao con la mano come un bambino.
Newt rise, ma sua madre no. Afferrò il figlio per un braccio e lo sospinse in casa.
"Ciao Thomas" riuscì a dire Newt prima che sua madre gli occupasse la vista.
"Ciao Thomas" ripeté la donna, ma con tono più serio di quello del ragazzo, prima di chiudere la porta.
Il moro rimase per un momento fermo davanti alla porta, poi ordinò alle sue gambe di muoversi e condurlo a casa.
Amico. Pensò mentre entrava in casa. Newt mi ha chiamato amico.

Can a drawing change your life? |Newtmas|Where stories live. Discover now