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Non sapeva esattamente quanto tempo fosse passato da quando l'avevano portata in quel luogo buio e angusto. Cassie non aveva paura del buio, eppure quell'ambiente la faceva stare male e, soprattutto, le faceva tornare in mente quello che era successo in quella dannata stanza qualche mese prima.
La cosa che non sarebbe riuscita mai a levare dalla mente, era la cattiveria e la rabbia con cui George le aveva fatto del male. Anche a distanza di tempo, nonostante tutto, non riusciva a capire perché era tanto arrabbiato con lei se in realtà non aveva fatto nulla di male. Non aveva chiesto lei di nascere e non aveva fatto in modo che i suoi si innamorassero. Tutto era successo perché il destino aveva voluto così, eppure George non era riuscito a farsene una ragione.
Un'altra cosa che non riusciva a capire era il motivo per cui suo padre l'aveva salvata dalle grinfie del padre ma poi se n'era andato lasciandola agonizzante sul pavimento. Chissà come mai era scappato, ancora non sapeva spiegarselo.
Sentì che qualcuno era entrato nel lungo corridoio delle celle. Pensava che si trattava di qualche nuovo prigioniero o di qualche guardia ma i passi erano troppi silenziosi e incerti.
Si avvicinò piano alle sbarre di ferro dietro le quali era rinchiusa e trasalì quando si ritrovò davanti due grandi occhi azzurri che le scrutavano il volto.
– Daniel – sussurrò – Non dovresti essere qua!
– Devo parlarti.
– Non potevi aspettare fino a domani? Rischi che ti rimettano dentro!
Lui scosse la testa – Dovevo parlarti urgentemente, non posso aspettare fino a domani – Estrasse qualcosa dalla tasca e la porta della cella si aprì. Cassie lo guardò preoccupata – Non preoccuparti, l'ho soggiogato – disse facendo segno verso la guardia davanti alla porta.
Quell'aspetto di Daniel la stupiva ma allo stesso tempo la intimoriva – Che cosa c'è di tanto urgente da venire qua nel cuore della notte?
– Abbiamo lasciato due conversazioni a metà, ricordi?
Certo che lo ricordava – Entra.
– Ho poco tempo. Amanda potrebbe accorgersi della mia assenza e verrebbe a cercarmi.
Non capiva ancora qual era il legame tra loro due ma non era né il momento né il luogo adatto per parlarne – E allora sbrigati e dimmi tutto quello che devo sapere.
Daniel prese un gran respiro e questa cosa la fece preoccupare. Non lo aveva mai visto così preoccupato da quando lo conosceva – Ricordi quando ti ho detto che non ho agito secondo la mia volontà? – Cassie annuì – Non era solo una scusa, ma era la verità. Il male è ovunque Cassie, e non si fa mai scrupoli a manifestarsi. E' sempre in agguato, pronto ad aggredire.
– Vai al punto Daniel, così non capisco.
– Qualcuno vuole ucciderti ma, a quanto vedi, non c'è riuscito e sta iniziando a impazzire.
– Forse so di cosa si tratta...
Daniel s'irrigidì – Lo sai?
– E' una maledizione, quella tra i Leighton e i Winkler... Uno stregone ha fatto questa sorta di sacrilegio in modo che si innamorassero i membri di queste due famiglie e che portassero distruzione a sé stessi e al resto del mondo. Credo che...
– Vivo qua da tutta la vita – la interruppe il ragazzo – E non ho mai sentito parlare di questa maledizione.
Cassie spalancò gli occhi – Mi stai forse dicendo che non esiste nessuna maledizione?
– Non che io sappia – disse alzando le spalle – Ma anche se esistesse, non si tratta di questo. C'è ben altro.
– Che cosa? Che cos'altro c'è?
– Cassie io...
– No Daniel! Io devo sapere che cosa sta succedendo. Se qualcuno vuole uccidermi devo saperlo e devo capire perché.
– Perché ha paura! Sei troppo forte, Cassie. Forse non te ne rendi conto ma sei un pericolo per tutti noi e anche Nathan lo è .
– Che significa questo? Perché sono un pericolo?
– Perché.. – Daniel s'irrigidì e socchiuse gli occhi per qualche secondo.
– Va tutto bene? – chiese Cassie mettendo una mano sulla sua.
Lui la strinse facendola trasalire – Amanda – disse tenendo gli occhi ancora chiusi – Mi sta cercando – Aprì gli occhi e si avvicinò un po' di più al suo viso – Devo andare via prima che venga a cercarmi.
– No, ormai dimmi di cosa si tratta..
– Non posso – disse con un po' di tristezza – Rischierei di farmi uccidere e a quel punto non potrei più aiutarti.
– Come fai a sapere tutte queste cose? – Dall'espressione di Daniel, Cassie capì – Sei una spia. Tu lavori con loro... – Stava per ritrarsi ma Daniel le strinse di più la mano e la trattenne.
– Si Cassie, sono uno di loro, ma non ho scelta – Sospirò – Mi hanno allevato quando la mia vera madre mi ha abbandonato e che io volessi o meno adesso faccio parte di loro.
– Parli di Amanda, non è vero? C'è anche lei in mezzo.
– Non devi preoccuparti di niente. Voglio aiutarti Cassie. Tu hai aiutato me, mi hai risparmiato da una brutta morte e loro non lo avrebbero fatto.
– Ti allevano ma ti lasciano morire?
– Sono solo un cacciatore, una macchina da guerra, una spia. A loro non importa che io viva o muoia, possono sostituirmi con chiunque.
Quelle parole la scossero un po' ma allo stesso tempo non sapeva se poteva fidarsi di lui – Puoi fidarti – disse lui, dopo che era uscito dalla sua mente – So che odi quando lo faccio ma a volte non riesco a capirti e devo per forza ricorrere a questi mezzi, anche se con te non funziona quasi mai.
– Non funziona quasi mai? – ripeté – Non riesci a entrare nella mia mente?
– Come ti ho già detto, sei troppo forte – Le accarezzò il viso e sorrise – Cerca di stare attente e non stare mai da sola. Ethan e Nathan sono degli ottimi cacciatori e soprattutto degli ottimi amici. Non separarti mai da loro – Si alzò – Tornerò da te non appena ci saranno delle novità. Per adesso tu fai finta di nulla. Non dire a nessuno che mi hai visto, che abbiamo parlato.
– Come faccio a fidarmi davvero di te?
Lui la guardò negli occhi – In cuor tuo sai che puoi farlo.
Daniel uscì dalla cella e, dopo averla richiusa, le lanciò un'ultima occhiata – Se mi stai prendendo in giro, giuro che ti cercherò e ti ucciderò.
Daniel sorrise – In tal caso mi presenterò io stesso al tuo cospetto.
Poi voltò le spalle e sparì nel buio.
Cassie lasciò andare le sbarre e si sedette sulla brandina che avrebbe dovuto usare per riposare.
Aveva mille pensieri per la testa ma quelli principali erano due. Chi voleva ucciderla e, soprattutto, perché Nathan si era inventato la storia della maledizione.
Era il caso di affrontarlo? Dirgli che non c'era nessuna maledizione? Eppure, pensandoci, Daniel aveva detto che non ne sapeva nulla e non che non esisteva.
Era confusa e stava cominciando a venirle mal di testa. Si sdraio sulla branda e chiuse gli occhi nel tentativo di riposare anche se sapeva benissimo che non ci sarebbe mai riuscita dopo quello che le aveva rivelato Daniel.
Doveva fidarsi di lui, e basta. Ma sarebbe stata capace di attendere il suo assassino senza fare nulla?

La Cacciatrice Ibrida 2Where stories live. Discover now