due

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Si svegliò di soprassalto quando sentì delle grida provenire dalla stanza accanto. «Benjamin!» chiamò preoccupato, balzando giù dal letto e infilandosi velocemente una maglietta che aveva trovato sul comó.

Corse dentro la stanza, e vide un Benjamin sudato che respirava a fatica. Con una mano si teneva il petto, con l'altra si teneva stabile. «Benjamin.» sospirò il biondo, avvicinandosi lentamente al letto. Aprì leggermente le tende, solo per far entrare un filo di luce; solo allora si accorse che fuori stava piovendo, e che probabilmente quello che aveva spaventato il moro era stato un tuono che egli non aveva sentito.

Federico si sedette di fianco a Benjamin, e gli prese il viso fra le mani, asciugando le goccie di sudore che si calavano lungo le sue tempie. «Va tutto bene.» lo rassicurò il biondo, accennando un piccolo sorriso confortevole. L'espressione del più grande era vuota, come se non fosse presente nella stanza. «Che cosa è successo?» chiese tranquillamente dopo qualche secondo.

Benjamin lasciò un sospiro e con una mano tremante si sistemò i capelli scompigliati e umidi di sudore. «Era un tuono. Ho paura dei temporali.» gli ricordò Benjamin, non incontrando il suo sguardo.

Federico annuì, ricordandosi solo allora la terribile paura dell'amico. Era la prima cosa che aveva saputo su di lui, eppure in quel momento se ne era dimenticato. «Era solo un tuono.» disse, cercando di far sembrare il suo tono di voce uno forte e rassicurante. «Va tutto bene ora. Sei al sicuro.» aggiunse, e Benjamin sprofondó nel suo abbraccio, incastrando il suo viso nell'incavo del collo del più piccolo.

Stettero in silenzio per qualche minuto, mentre fuori il rumore della pioggia aumentava, e qualche tuono silenzioso eccheggiava nella stanza. «Scusami per ieri sera.» borbottò Benjamin, rompendo il silenzio confortevole che si era creato fra i due. Allontanò il suo viso dal suo collo, e slegò le sue braccia dalla sua vita. «Non volevo dirti quelle cose. Ero ubriaco e non pensavo, mi dispiace.» continuò.

Federico mise l'indice sotto il suo mento, sollevando il suo viso e incontrando il suo sguardo. «L'ho già dimenticato.» sorrise, ma stava mentendo. Non aveva dimenticato quelle tre paroli crudeli che gli aveva soffiato contro la sera prima, ma se era necessario mentire per mettere in pace l'anima del moro, allora lo avrebbe fatto.

Benjamin sembrò cercare qualcosa nei suoi occhi, e se stava cercando la verità tra quelle iridi, Federico non glielo avrebbe permesso. «Vuoi che dormo qui con te?» chiese il biondo, distogliendo lo sguardo. Federico, comunque, rabbrividì al tono della sua voce; debole, fievole, tremante.

Benjamin sembrò non notare nulla di strano in lui, e se lo aveva notato, aveva deciso di non dire nulla, e annuire semplicemente. Il più piccolo si infilò lentamente sotto le coperte, e si stese di fianco al corpo immobile del moro. Si guardarono per qualche istante, e Federico stava pet chiedere se andava tutto bene, ma Benjamin lo colse di sorpresa.

«Stringimi.»

La sua voce era un sussurro, e quasi non poteva credere a quello che aveva appena sentito. Debolmente, Federico circondò i fianchi del moro con un braccio timido ed esitante, e lo attirò a se. Benjamin appoggiò la testa sul suo petto, e il biondo perse la sua mano fra i suoi capelli morbidi.

Non si dissero nient'altro quella notte buia, e arrivò il momento in cui Benjamin si addormentò fra le sue braccia, quando il moro iniziò a russare tranquillamente.

Federico decise che ora che Benjamin era addormentato, lì, tra le sue braccia, era giunta l'ora di dormire. Così, appoggiò il mento sulla cima della sua testa, e chiuse gli occhi con un piccolo sorriso stampato in volto.

fool for you; fenji {completa}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora