Capitolo VI

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Da quanto aspettava?
Mezz'ora? Un'ora? Di più? Stava lentamente perdendo la nozione del tempo.
Marianna mosse qualche passo incerto nel salottino tutto azzurro, cercando di rimanere calma. Il colonnello Lassalle l'avrebbe ricevuta? O tra poco si sarebbe affacciato sull'uscio un soldato francese e le avrebbe detto di andarsene?
Sfiorò con la mano guantata il divanetto neoclassico sul quale non riusciva a rimanere seduta. E se Lassalle, colui che aveva firmato il mandato di arresto, avesse accettato di vederla, di parlarle, come doveva comportarsi, lei? Essere umile, supplichevole? Oppure rimanere se stessa, esprimersi con franca sicurezza, senza lasciarsi intimidire? E l'ufficiale francese, come avrebbe agito? Le si sarebbe rivolto con disprezzo? L'avrebbe offesa, forse?
Quell'attesa la sfiniva.
Si avvicinò al caminetto spento e intravide, sulla mensola di marmo, un volumetto rilegato in rosso. Allungò la mano e lo prese: Cicerone, "De officiis", lesse nel frontespizio.
Aggrottò le sopracciglia. "Dei doveri". Era l'ultimo libro che si sarebbe aspettata di trovare da Lassalle. Ma forse lo aveva dimenticato qualche visitatore, qualcuno, come lei, che aveva atteso a lungo in quella stanza di essere ricevuto dal colonnello francese...
- In verità, ci sono due maniere di contendere: con la ragione e con la forza - tradusse sottovoce dal latino una pagina aperta a caso. - E poiché la ragione è propria dell'uomo e la forza è propria delle bestie, bisogna ricorrere alla seconda solo quando non ci si può valere della prima...
Impossibile che a Lassalle interessassero simili ragionamenti. Un soldato non legge Cicerone.
All'improvviso, si sentì osservata. Si voltò di scatto, richiudendo il libro.
Un uomo alto e imponente, sulla sessantina, con i capelli completamente bianchi e l'uniforme francese, la fissava con dei penetranti occhi grigi: Lassalle. Era entrato senza far rumore ed era rimasto immobile sulla soglia a osservarla. Da quanto tempo era lì? Marianna rimise il libro sulla mensola e gli si avvicinò.
- Il... Colonnello Lassalle?
- In persona. Signorina Mazzotti, non ho molto tempo fa dedicarvi, per cui suggerirei di saltare i convenevoli e venire al dunque. Perché siete qui?
La voce era baritonale, il tono duro. Marianna arrossì.
- Sono certa che lo immaginerete, signore. Non più di due ore fa, ho letto il vostro nome in calce a un mandato di arresto.
Il colonnello annuì. - Ho firmato un mandato d'arresto per Umberto Mazzotti, direttore del "Monitore ambrosiano". - Parlava un italiano fluente, nonostante il pesante accento. - Voi siete la figlia maggiore di Mazzotti, è così?
- Sì, colonnello. Mi sono permessa di importunarvi per sapere qualche cosa di più... E per farvi presente lo stato di salute di mio padre.
Lo sguardo di Lassalle non la lasciava un momento.
- Vostro padre è malato?
- Gravemente, signore. Soffre di cuore. Come vi potrà testimoniare il dottor Riva, suo medico curante...
Lassalle sollevò le sopracciglia. - Riva? Volete dire Gualtiero Riva, sì?
Marianna ebbe un sorriso amaro. - Vedo che lo conoscete. Ma non c'è problema. Se il giudizio di Riva non vi pare attendibile per via delle sue opinioni politiche... Bene, qualunque altro medico di vostra fiducia potrà confermare la diagnosi di Gualtiero.
Lassalle strinse le labbra. - Mi dite tutto questo per farmi intendere che vostro padre dovrebbe essere rilasciato?
Marianna esitò. - Vi dico tutto questo perché è mio dovere dirvelo ed è vostro dovere tenerne conto, signore. Mio padre...
- Vostro padre! Vostro padre sapeva benissimo quel che faceva pubblicando quella roba...
- E con questo? Signore, mio padre sta male. Vi chiedo di tenerlo presente. Deve riguardarsi. Se gli succedesse qualche cosa, io e mia sorella...
Lassalle ebbe un gesto di disappunto. - Vi avverto che le lacrime non mi commuovo, signorina. Mi irritano e basta.
Marianna spalancò gli occhi, indignata. - Signore! Se mi conosceste meglio, sapreste che non è mio costume supplicare, e soprattutto supplicare un francese! Mio padre non ha fatto nient'altro che quello che riteneva giusto: ha espresso liberamente il suo pensiero, illudendosi forse di vivere in un regime democratico e consono ai principi dell'89, in cui ha tanto creduto da finire in prigione sotto l'Austria! Così ripagate chi ha creduto in voi... Arrestate un uomo stanco e malato che ha avuto l'unico torto di scrivere la verità! - Tacque di colpo, rendendosi conto della gravità di quanto aveva detto. Si portò una mano alle labbra, sgomenta. Che cosa aveva fatto!
Lassalle rimase impassibile. Continuò a fissarla in silenzio per un minuto che a Marianna parve eterno. Lei sostenne il suo sguardo, stringendo le mani l'una contro l'altra per impedirsi di tremare.
- Questo si chiama parlar chiaro. - Disse alla fine il francese, senza sorridere.
- Mi permetto di non condividere in toto quanto avete detto, signorina Mazzotti. Ma comprendo il vostro punto di vista. Avanti, continuate. Vi ascolto.
Le passò davanti e andò a sedersi sul piccolo divano; accavallò le gambe inguainate in un paio di stivali neri lucidissimi e la guardò dal basso in alto, incoraggiante.
- Vi ascolto, ho detto.
Marianna sollevò le sopracciglia, perplessa.
- Vorrei sapere... Vorrei sapere con precisione di che cosa è accusato mio padre. Vorrei sapere... Se potrò vederlo.
- Nient'altro?
- Nient'altro.
- Allora non siete venuta a chiedermi di lasciarlo libero.
- Servirebbe a qualche cosa, colonnello?
- Francamente, no.
- Allora, non intendo divertirvi oltre con lo spettacolo delle mie angosce. - Aveva parlato di nuovo senza riflettere. Accidenti alla mia lingua, pensò.
Questa volta, inaspettatamente, Lassalle sorrise.
- Venite, sedetevi qui, vicino a me.
Marianna gli lanciò un'occhiata sospettosa.
- Grazie, preferisco rimanere in piedi.
Lassalle aggrottò le sopracciglia e ritornò il rude soldato di prima. - Avete così poca stima di un ufficiale francese? Andiamo, signorina! Sedetevi!
- Non sono un vostro subordinato, signore. Vi sarei grata se voleste usare nei miei confronti un tono meno categorico.
Il colonnello scosse la testa. - Non mi avevano raccontato storie, allora, sul vostro conto.
Indicò con la mano lo spazio libero sul divanetto.
- Vorreste, per gentilezza, accomodarvi? - Chiese, con un tono a mezzo tra il seccato e il divertito.
Marianna sedette rigida, standogli lontana il più possibile. Lui se ne accorse e dissimulò un sorriso.
- Chi... Chi vi ha parlato di me? - Domandò lei, incuriosita.
- Una vostra conoscenza... Il capitano Saurrois.
Marianna arrossì. - Ah! - E non aggiunse altro.
- Che cosa vuol dire: "Ah"?
- Nient'altro che "Ah".
Lassalle la guardò, dubbioso. - Saurrois ha un'ottima opinione di voi, signorina.
- Davvero? Bontà sua. - Replicò lei, tagliente.
Il colonnello si fissò la punta dello stivale. - Mi risulta che qualche ora fa l'abbiate insultato. Sembra che abbiate la pessima abitudine di provocare i soldati francesi, signorina. Attenta. Può essere un passatempo pericoloso.
- Ve l'ha detto lui?
- No. Un sergente che era con Saurrois e capisce bene l'italiano. E del resto, è più che sufficiente quel che avete detto ora a me, per capire come la pensate.
Lei si sfilò nervosamente il guanto sinistro e lo torse.
- Detestate fino a questo punto i francesi? - Domandò ancora Lassalle, lanciando al guanto torturato un'occhiata scherzosamente preoccupata.
Marianna scosse la testa. - Non sono io a detestare i francesi. Sono i francesi che detestano noi... - Alzò le spalle. - Ma voi avete tanto da fare e io vi faccio perdere tempo prezioso...
- Niente affatto. Del mio tempo, se permettete, dispongo a mio piacimento. E mi va di parlare con voi, adesso... - Si sistemò meglio sul divanetto e la guardò negli occhi. - Quanti anni avete?
- Ventidue, perché?
Lassalle fece un gesto vago, evitando di rispondere.
- Vostra madre?
- È morta quando avevo undici anni.
Il francese annuì con aria grave. - Capisco. Avete una sorella minore, Paola.
- Signore, se sapete tutto su di me...
Lui alzò una mano per placarla. - State buona un momento, diamine! Siete proprio come ha detto René!
- E che cosa ha detto, René?
- Non importa. - Sospirò e si alzò in piedi. - Sapete che per quello che avete detto potrei fare arrestare anche voi?
Marianna lo fissò, impassibile.
- Avete capito?
La giovane donna annuì. - Certamente.
- Che cosa mi rispondete?
- Che cosa dovrei rispondere?
Lassalle incrociò le braccia sul petto. - Non avete paura di me?
- No, signore. - Esitò. - Non ho paura per me. Ma per mio padre, sì. È per lui che sono qui. Se ho espresso opinioni... Come dite, voi? Ah: sovversive, bene, arrestatemi. Ma la realtà non cambia. Mio padre è ammalato. Non ha fatto niente di male. È per lui che temo, non per me, capite? È per lui che sono venuta non a supplicare, ma a esigere il rispetto delle norme elementari di giustizia e di umanità... Che uomo come voi, colonnello, non può ignorare, sul suo onore.
Lassalle si carezzò una basetta bianca, pensieroso.
- Non si può dire che vi manchino le parole, signorina. E nemmeno una certa dose di impudenza. Ma... - Esitò, poi le sorrise. - Ma credo che andremo d'accordo. A me piacciono le persone franche, e voi lo siete fin troppo.
Camminò su e giù per la stanza, le mani dietro la schiena. - Farò quel che posso per vostro padre. Non prometto niente, ma forse riuscirò a farvi una bella sorpresa... - Si mordicchiò le labbra, soprappensiero. - E speriamo che questa lezione gli sia servita.
Lei gli lanciò uno sguardo ostile. Lassalle se ne accorse e scoppiò a ridere. - Per carità, non replicate! Con la vostra lingua, un giorno o l'altro vi troverete davvero dietro le sbarre, mia cara!
- Non replicherò, allora. Ancora una cosa, signore, e perdonate se approfitto della vostra generosità: il vicedirettore Enrico Resnati è stato arrestato anche lui poco fa, e...
-Resnati sarà rilasciato stasera o domani.
Marianna annuì. - Grazie, colonnello.
- Non ringraziatemi. Non dipende da me, la scarcerazione di Resnati. Bell'ingegno anche lui. Un anarchico, una testa matta... Buona penna, però. Buona penna davvero. - La ammonì col dito. - E anche voi, quel pezzo sull'educazione popolare, eh? Zitta, zitta. Avete promesso di non replicare.
Lei riuscì finalmente a sorridere, sollevata. Lassalle era burbero, sì, ma estremamente comprensivo.
- Ah, vi vedo sorridere, finalmente! Così va meglio. Allora, vi aspetto domattina alle dieci. Spero di potervi dare buone notizie. Ma nel frattempo, promettetemi di non cacciarvi in qualche guaio.
E Marianna uscì rapidamente, raccogliendo intorno alla persona le pieghe fitte del mantello scuro.
Lassalle la seguì con lo sguardo. La sua espressione si era addolcita di colpo. Si avvicinò al caminetto, prese il "De officiis" e cercò un punto particolare sfogliandolo lentamente. Trovandolo, si appoggiò col gomito alla mensola e tradusse con voce sommessa, in francese: - Voi, o giovani, avete un cuore di donna; quella fanciulla, invece, ha un cuore d'eroe.
E scosse la testa, ripensando a un'altra fanciulla dai capelli bruni e dagli occhi profondi che la sorte gli aveva rapito a vent'anni: sua figlia.

Marianna arrivò a casa con il fiato corto, ansiosa di portare la buona notizia a Matilde e Paola.
La sorella minore si era ripresa dallo shock dell'arresto del padre, ma il volto pallido e l'espressione smarrita degli occhioni azzurri di solito così allegri suscitarono in Marianna un'ondata di affetto quasi materno. Ancora con il mantello sulle spalle, l'abbracciò stretta, cercando di rassicurarla. - È andato tutto per il meglio. Ho parlato con il colonnello Lassalle...
- Che tipo è?
- Oh, il prototipo del rude soldataccio... Ma un cuor d'oro. Mi aspetta domattina... Spera di poter far molto per papà.
- E... Enrico?
- Dovrebbero scarcerarlo stasera o domattina al più tardi. - Le sorrise, incoraggiante. - Hai visto? In fondo il diavolo non è poi così brutto come lo si dipinge...
Mentre Marianna era da Lassalle, la casa era stata rimessa in ordine; se non fosse stato per la prolungata assenza di Umberto Mazzotti, Marianna avrebbe potuto credere d'aver avuto un incubo.
Il pomeriggio passò lentamente; per distrarre Paola, Marianna suonò qualche pezzo al pianoforte, ma era nervosa, e sbagliò spesso. Paola si sforzò perfino di intonare una romanzata con la sua vocina dolce e aggraziata, ma a metà le mancò la forza di continuare, e dovette terminarla Marianna, ottimo soprano leggero.
Si respirava un'atmosfera di allegria falsa e fittizia, alimentata dalla speranza lasciata intravedere da Lassalle. Ma Marianna era tesa, e nonostante tutti suoi tentativi per dissimularlo, finiva col trasmettere la sua preoccupazione alla sensibilissima sorella minore.
Era quasi ora di cena quando suonarono alla porta.
Incapace di trattenersi, Marianna precedette Matilde e andò ad aprire.
- Enrico! Entra, amico mio. Come stai?
L'abbracciò d'impeto, con lo slancio con cui si accoglie chi è scampato a un grave pericolo.
- Marianna...
Resnati era di un pallore cereo, spettinato, con la cravatta scomposta e il mantello buttato sulle spalle alla meno peggio.
- Enrico, stai male? Che cosa c'è? Hai notizie di papà?
Solo dopo aver parlato Marianna si accorse che il giovanotto non era solo. Sulla soglia, riconoscibile dal l'ampio mantello blu, attendeva in silenzio un ufficiale francese.
Nella penombra del crepuscolo, Marianna credette per un momento che fosse René. Poi distinse i capelli bianchi.
- Colonnello Lassalle... Voi qui? Accomodatevi, entrate...
Paola li attendeva sulla soglia del salotto.
- Enrico!
Poi vide Lassalle, e tacque, smarrita.
Alla luce del grande lampadario del salotto, anche il viso di Lassalle appariva pallido e teso.
- Marianna - ripeté Enrico - Paola...
- Che cosa c'è? - Chiese subito Paola, spaventata. - È successo qualcosa a papà, vero? Sta male?
Lassalle annuì.
Marianna lo guardò e capì. Perché il colonnello Lassalle venisse in casa sua, doveva essere capitato qualcosa di molto grave. Di tragico. Di definitivo.
- Quando è successo?
Lui la guardò, sorpreso.
- Avete... Compreso...?
- Temo di sì. - Circondò con un braccio le spalle di Paola e se la strinse in un gesto di istintiva protezione. - Ho compreso. Avete... Avete un compito molto penoso, colonnello. Cercherò di rendervelo... Meno sgradevole possibile.
Era la prima a stupirsi della sua calma.
- È stato poco fa. - Mormorò Enrico. - Mi hanno rilasciato subito dopo... Sono corso qui, e il colonnello Lassalle mi ha accompagnato...
Il francese cercava disperatamente le parole più adatte. - Sono... Sconvolto. - Disse alla fine. - Avevo già predisposto... Non immaginavo... Non potevo sapere...
Paola li guardava, sbalordita.
- Ma che cosa state dicendo? Dov'è papà?
Marianna strinse i denti. - Papà è morto, Paola.
Enrico si passò una mano sugli occhi lucidi. Non riusciva a parlare.
- Con il vostro permesso, colonnello, disporrò immediatamente per il trasporto della salma... - Disse Marianna, tranquilla, accarezzando i capelli della sorella.
- Ho già provveduto io, signorina. Non appena il nostro medico ha accertato il decesso per collasso cardiaco, ho firmato le carte necessarie... - Esitò. - Mi dispiace. Non c'è stato niente da fare. È morto sul colpo.
Enrico annuì. - È la verità. Ero con lui. Stavamo conversando, sembrava stare bene. Mi faceva coraggio... Poi, all'improvviso... - Scosse la testa, incapace di continuare.
- Matilde, per favore, porta Paola in camera sua. Ho paura che stia per venirle una crisi isterica.
Dovette faticare per indurre la sorella minore a staccarsi da lei, ma alla fine ci riuscì.
Si alzò e si avvicinò a Lassalle.
- Grazie per essere venuto. - Disse, fredda. - Non eravate tenuto.
Il colonnello strinse le labbra. - Passerò il resto dei miei giorni a maledirmi per aver firmato quel mandato. - Replicò, con voce alterata. - Ma non pretendo che mi crediate. - Si irrigidì in un saluto impeccabile. - Condoglianze, signorina. Condoglianze da colui che considererete per sempre l'assassino di vostro padre.
E uscì senza voltarsi indietro.
Non appena furono soli, Enrico le prese la mano. - Marianna... Disponi di me in ogni modo. Ti prego. Io ti amo e ti sarò sempre vicino.
Lei annuì, con un sorriso stanco. - Grazie, Enrico. Grazie davvero. - E tacque, perché la voce le s'incrinò di colpo.
Enrico, allora, la strinse in un abbraccio e la baciò castamente sulla bocca.

Marianna, mon amourNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ