Era una notte buia e tempestosa...

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Tema: Finlandia

***

Il cielo era così scuro da sembrare notte, le luci della scuola erano state accese la mattina e le avevano lasciate per i ragazzi del recupero del pomeriggio.

"Era una notte buia e tempestosa", pensò guardando fuori dalla finestra.

"Peccato non sia notte, ma primo pomeriggio".

Si soffermò a guardare la cartina in classe. Sul poster gigantesco in aula era raffigurata l'Europa politica.

"Orribile, che colori orribili" si ritrovò a pensare.

«Clara, gli altri sono in ritardo?»

Si voltò a guardare Daniel entrare in classe e sedersi in un banco vicino al suo.

«No, — rispose — sono andati al bar a prendere qualcosa. Io uscirò da quest'aula solo per tornare a casa. Una doccia sola mi basta e avanza.»

«Io tornerei a casa anche ora... potevamo pure rimandare per oggi, no?»

Clara stava per rispondergli, quando un tuono più forte fece saltare la corrente. Odiava il temporale, aveva una paura infantile dei tuoni che la mettevano in forte agitazione.

«Bah! Pure questa! È talmente buio che non leggo manco la lavagna!» esclamò Daniel buttandosi a peso morto sul banco.

«Ma questo silenzio è normale?» chiese Clara.

Quasi trattennero il fiato per riuscire a sentire il minimo rumore. Si alzarono dal posto guardandosi, aspettando un rumore, un tramestio, un qualcosa che non arrivò. Si diressero verso la porta dell'aula, aprirono la porta e si sporsero a guardare.

Nulla e nessuno.

«Le bidelle dove sono?»

Clara negò con la testa, stupita della scomparsa di tutti. Con la coda dell'occhio le sembrò di vedere un movimento, quando si voltò, non vide niente. Si chiese se quegli arroganti compagni di classe non le stessero facendo uno scherzo: la stramba e il nuovo arrivato, bella accoppiata.

«Forse sono andate a riaccendere le luci?» azzardò la ragazza.

Daniel uscì dall'aula, diretto verso lo stanzino delle bidelle sullo stesso piano, sperando di trovarci qualcuno. Clara gli andò dietro, iniziava ad avere freddo, ma non capiva se fosse per il tempaccio o solo suggestione. Per la stessa ragione, iniziò a vedere movimenti ovunque.

«Nulla nemmeno qui.»

«Daniel, io me ne frego del recupero. Ho freddo, la prof non arriva e sono stanca. Chissà, magari siamo vittime di uno scherzo e io non ci sto, andiamo a casa?»

Il ragazzo annuì, e tornarono indietro verso la classe. Prese il cellulare per chiamare casa, ma ciò che ricevette fu solo un "numero non esistente".

«Numero non esistente? Che vuol dire?»

«Cosa fai?»

«Chiamo casa. Ma non rispondono. Cioè, in realtà mi dice che non esiste.»

«In Finlandia c'è un telefono.»

«Finlandia?»

Clara si scordava spesso che Daniel fosse nuovo della scuola, infatti era l'unico con cui andasse davvero d'accordo.

«L'ufficio del preside. È talmente freddo che lo chiamano Finlandia.»

«Perché non Russia? O Islanda? O Polo Nord? Sono posti più freddi.»

Clara rise. Nessuno si era mia posto la domanda.

«Non lo so, forse stavano studiando la Finlandia quando gli diedero il soprannome?»

Daniel annuì e Clara lo accompagnò nell'ufficio. Era una stanza molto piccola con una scrivania e il telefono sopra in bella vista.

«Perché non siamo andati in segreteria?»

«Perché è al piano di sotto.»

«Giusto. Al piano... di sotto?»

«Che c'è Daniel?»

Il ragazzo la guardò e corse fuori, diretto verso le scale, con la ragazza al seguito.

«Le... scale. Dove sono le scale?»

Clara iniziava a essere stanca di quella situazione. Forse Daniel neanche c'era, forse le scale erano lì ma lei non le vedeva, attorno a lei i movimenti si fecero più evidenti, iniziò a vedere delle distorsioni... i suoi compagni erano stati crudeli, l'avevano rinchiusa in una scuola, forse avevano anche detto alle bidelle che le aule erano vuote... e loro avevano chiuso tutto e ora interpretava così e...

Un tuono fece urlare Clara che corse giù per il corridoio. Daniel provò a inseguirla, ma la perse di vista, così tornò nell'aula, deciso a trovarla cercandola stanza per stanza.

Quando aprì la porta, vide delle scritte sulla lavagna.

Paura.

Leggende.

FUCK.

Prova di coraggio.

I muri imbrattati di scritte, di anni, di nomi... gli zaini spariti. Arretrò fino a sbattere contro le finestre dietro di lui e guardò fuori. I vetri oscurati, rotti in certi punti, l'edificio dall'altra parte in rovina.

«Clara! Clara, dove sei?»

"Hai sentito?"

Daniel si guardò intorno ma non vide nessuno.

"Si dice siano stati chiusi nella scuola per sbaglio. Clara, la ragazza, si convinse di essere maledetta. Non ci stava con la testa hanno detto così dopo... povera ragazza. Traumi pesanti hanno detto, anche se per alcuni era solo Wicca inconsapevole. Ma Daniel era dolce con lei, gentile. Così li chiusero dentro. Durante la notte lei si gettò dal terzo piano di testa."

Daniel vide attraverso il vetro una figura cadere. Clara. La sua Clara.

"Ma la storia dice altro" sentì una terza voce.

"Certo. Si dice che durante il temporale i due rivivano la stessa sorte, bloccati in un ciclo infinito, ma non è una maledizione, bensì un modo che avrebbe Daniel di salvarla."

"Non credo di aver capito."

"Si dice che Daniel uscì di corsa dalla scuola e trovò un demone con il quale strinse un patto. Per il demone sarebbe stati divertente rivedere le stesse situazioni e i tentativi di Daniel di salvare Clara. Se per una sola volta, ci fosse riuscito, l'anima condannata della suicida avrebbe trovato la pace."

"C'è riuscito?"

"Hai sentito prima, no? Finché lui la chiamerà, sapremo che non c'è riuscito."

Ora ricordava, ora sapeva. Vide tre fantasmi muoversi e vide la scuola ricostruirsi.

Ma il demone si era scordato di dire una cosa... che Daniel dimenticava ogni volta. Daniel non sapeva che doveva fermarla quando scappava a quel modo. Ogni volta era diverso, ogni volta sapeva che doveva tenerla vicina, ma non ci riusciva. Lei scappava, prima del primo tuono, prima di andare dalle bidelle... doveva solo aspettare il temporale successivo.

"Era una notte buia e tempestosa" e Daniel entrò in aula.

«Clara, gli altri sono in ritardo?»


Storie per Raynor's HallWhere stories live. Discover now