Il Joker... E psico G.

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Psico G: Di nuovo la pittura in faccia?

Lui: Ne abbiamo già parlato.

Psico G: Lo capisci che non puoi andare in giro truccato da Joker?

Lui: E perché? Sono pazzo no?

Psico G: Tu vuoi credere di esserlo.

Lui: Ok allora le faccio una piccola confessione: sono invisibile. Sul serio! Sto impazzendo per questo! Le persone non mi vedono. A volte quando mi trucco invece si! Mi notano, ridono per un po' della mia follia per poi dimenticarmi in un attimo. Nessuno può amare un essere invisibile... Qualcuno che non esiste.

Psico G: Ancora con questa storia che esisti solo se hai la conferma dagli altri?

Lui la guardò non sapendo esattamente cosa le passasse per la testa mentre scriveva. Immaginava quel quaderno come un manoscritto della sua triste storia. Magari lo avrebbe intitolato: "Il pagliaccio invisibile". Poi abbassò lo sguardo. Stava vagliando l'ipotesi di...

Psico G: L'hai più fatta? Quella cosa che ti rassicura? Quella sbagliata?

Lui: No.

Lei lo guardò fisso negli "occhi". Trovava strane le sue lenti a contatto: facevano parte del trucco ma al tempo stesso avevano l'effetto di farlo sembrare triste. Erano di un espressività assurda.

Lui: Ok è capitato altre volte ma non è importante... Davvero! È solo una piccola dipendenza emotiva... Mi rassicura sul fatto che esisto.

Psico G: Il sangue?

Lui: Il MIO sangue.

La dottoressa continuava a scrivere guardandolo di sfuggita. Lui ad un certo punto si sentì vuoto. Senza parole. Sentì che stava per mettersi a piangere. Forse sarebbe stato intelligente da parte sua lasciare che fossero le lacrime a parlare per lui sciogliendo il trucco e rivelando alla psicologa la sua invisibilità.

Psico G: Non va... Così non andiamo d'accordo. Avevamo detto che ci sono cose che nuocciono al lavoro che stiamo facendo qui...

Lui: Non bevo, non mi drogo... Vivo di scrittura e ginnastica... Ma non posso togliermi questa piccola cosa ogni tanto.

Psico G: Ti rimarranno dei segni. Ogni volta che li vedrai starai male e per contenere il dolore ne farai altri... Poi altri ancora... Lo capisci?

Lui annuì inghiottendo parole che la sua mente non aveva ancora concepito. Si stava concentrando per bloccare le lacrime. Per un attimo pensò che la psicologa vedendo il suo vero "io", (quello invisibile), forse avrebbe pensato che tanta solitudine mescolata all'invisibilità non era cosa buona per un ragazzo che desiderava solamente essere amato. In una delle loro prime sedute lui se ne uscì dicendo di voler essere ricoverato perché non si sentiva più in grado di gestire le emozioni e quindi di stare in mezzo alla gente. La dottoressa lo aveva rassicurato. Erano passati circa quattro mesi. E pian piano era divenuto prima leggermente pallido... Poi sempre più... Fino a che una mattina trovandosi invisibile... Preso dal panico ebbe un crollo psicotico. Non gli venne in mente nulla di meglio che truccarsi da Joker perché era così che si sentiva: Un pagliaccio triste. Una comparsa senza nome. Un folle che soffriva di solitudine la cui unica preoccupazione era di non essere dimenticato.

Psico G: Puoi parlare o adesso annuisci solamente?

Lui non poteva dirle tutto ciò che gli era passato per la testa in quei pochi istanti di silenzio. Sorrise sperando di non apparire troppo inquietante. Poi disse: "È tutto sotto controllo, nessuno si farà male!"

La dottoressa lo guardò cercando di essere più inespressiva possibile, (anche se lui notò la sua fronte corrugarsi leggermente), Poi avvicinandosi col viso ripeté: "NESSUNO si farà male... Disse il ragazzo che si riteneva un invisibile signor NESSUNO!". Era così seria che quasi lo spaventò. Lui indietreggiando si accucciò sulla sedia abbracciandosi le ginocchia. Di più non poteva fare: Era già con le spalle al muro.

Il pagliaccio invisibile!!! Where stories live. Discover now