Settimo Capitolo

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Mentre aiutavo Charlotte ad apparecchiare la tavola, suonò il campanello. La mia coinquilina, come se avesse capito chi fosse, iniziò a correre verso il portone. Ad entrare in casa fu un uomo alto e dalla pelle olivastra. Charlotte lo fece avvicinare a me, presentandomelo. "Lara, lui è Joshua, il mio amico, nonchè il mio capo." disse allegra, facendo scaturire una risatina da noi due, che ci stringemmo la mano. La cena andò bene, tutto sommato, se non fosse per una Charlotte brilla che rideva alle sue stesse battute insensate. Ma ad un certo punto si risvegliò dal suo stato di trance, e chiese a Joshua se potessi lavorare anche io nella sua panetteria. Lui rispose con un "Certamente, ci serve un'altra ragazza che aiuti a non fare bruciare l'intera panetteria da Charlie." E concluse con un occhiolino. Charlotte sbuffò, e indispettita gli rispose "Non chiamarmi così, mi fa sentire un maschio." Poi arrivò l'ora di salutare l'invitato, che ci salutò con due baci sulla guancia. Quella notte feci parecchi incubi. Sognai Nicholas che si sposava con una donna, che mi pare si chiamasse Erika, ed io non riuscivo né a parlare né a fermare tutto ciò. Dopo aver baciato la ragazza, si girò verso di me e mi disse "Lara, si può sopravvivere anche senza di te." L'incubo mi fece svegliare di colpo, gridando, svegliando anche Charlotte, che venne nella mia stanza a chiedermi quale fosse il problema. Dopo averle raccontato del sogno le chiesi: "Come faccio Charly? Provo qualcosa per Nicholas, e non a caso ho l'imprinting con lui..." Lei mi coccolò e mi disse che tutto sarebbe passato, e che se lui mi amava veramente non mi avrebbe lasciato. Per fortuna dopo quella raccomandazione mi addormentai. La mattina presto decisi di uscire e chiamare Nath. Mi raccontò delle cose che stavano succedendo, e parlò anche di una certa vicina, che aveva comprato la casa accanto alla nostra. Disse che era molto espansiva, e ciò gli dava fastidio. Mi disse anche che la polizia stava iniziando le ricerche anche al di fuori della Svizzera, e ciò mi preoccupò. Ma sapevo che, avendo cambiato sia modo di vestire che acconciatura e avendo fatto un documento falso, non mi avrebbero trovato. Passai qualche ora facendo il giro della città, e rimasi affascinata dalle magnifiche cattedrali e dagli immensi parchi, pieni di fiori. Verso le nove mi diressi verso casa. Per fortuna Charlotte stava dormendo, così avrei potuto preparare io la colazione. Almeno in questo modo lei non avrebbe dovuto correre per andare al lavoro. Io avrei incominciato dalla settimana seguente. Dopo aver fatto colazione, Charlotte ricevette una chiamata da Nath, che, da quello che avevo sentito, doveva nascondersi. Delle persone, dette "Creatori" volevano usarlo come cavia in laboratorio, per un nuovo virus. Le chiesi di passarmelo per saperne di più, e lei mi diede il telefono. "Nath, cosa sta succedendo?" Lui mi rispose intimorito "Lara, i Creatori da quando sei scappata vogliono aumentare la dose del virus, per rendere tutti quelli come noi incapaci di rispondere ai nostri comandi ed essere come dei robot nelle loro mani. Per qualche giorno devo scappare e venire da voi, ma troverò un posto dove nascondermi." Dopo tre giorni infernali, senza avere notizie da lui, qualcuno suonò alla porta, che si rivelò essere proprio Nath. Quando lo vidi, lo abbracciai e chiesi se avesse scoperto delle cose sul mio passato. "Lara, dopo che sei scappata, ho trovato una foto in una cassa, mostra tutti i componenti del laboratorio W.L.C., e con loro alcune cavie. Analizzando la foto al computer, ho notato dei nomi sulle targhette delle cavie, tra cui Walter Noah Frey. Ti ricorda qualcuno?" Sì... mi ricorda qualcuno, mio padre. Quindi è stato lui a trasmettermi il virus. Avevo capito tutto, anche lui aveva tentato di scappare, ma fu ucciso, insieme alla mamma. Quella fuga di gas non era stata casuale, i Creatori lo avevano trovato e volevano ucciderlo. Poi Nathan mi disse: "Lara, credo che i tuoi nonni siano stati coinvolti negli esperimenti, per caso sono loro Elias Frey e Hallen Trempöll?" Io risposi prontamente di sì. Mi domandai come potessero uccidere il proprio figlio. Per un momento, mi sentii la causa della loro morte e mi chiesi il perchè di tutto questo. Decisi che dovevo combattere per i miei genitori e farla pagare a tutti quelli che ci avevano fatto del male, sia a me, che a Nathan e a tutti gli altri. Dovevamo creare un'alleanza con gli altri lupi.

Passarono tre mesi, in cui io lavorai mentre Nathan, che ora abitava in una casa vicino a Salinsburgo, faceva delle ricerche per trovare altri licantropi in fuga, che potessero allearsi a noi, ma fino a quel momento non era riuscito a trovare nulla. Intanto io avevo ottenuto un documento falso, e mi chiamavo Lara Gattërmas. Tenni il nome, per avere ancora una parte di me. Nathan si chiamava Lukas Notthim. Mi diressi verso la panetteria, trovando Joshua indaffarato a pulire una scritta sulla serranda del negozio. Stupidi ragazzini, si divertono ad offendere la gente per i loro modi di fare. Dopo averlo aiutato a pulire, ci mettemmo a lavoro. Con mio piacere, Nathan entrò in panetteria subito dopo. Feci finta di non conoscerlo, altrimenti la copertura sarebbe saltata. Mi accorsi di Joshua, che rimase sorpreso dalla sua entrata, rimanendo imbambolato davanti a Nath, ed io divertita scossi la testa, chiedendo a mio fratello cosa volesse ordinare. Dopo aver lavorato per otto ore, ricevetti una chiamata da quest'ultimo, che mi disse di aver trovato un licantropo dalle origini Tedesche, che era in cerca di aiuto, e che si trovava ad Insbruck. Mi disse anche che, mentre stava tornando a casa, aveva notato un furgone con il marchio della W.L.C. .
Ne rimasi traumatizzata. Loro erano vicini, sarebbe bastato un passo falso e saremmo morti.

*Spazio Autrici*
Questo capitolo spruzza allegria, eh!
Ma non abbattiamoci, tanto le parti belle arriveranno, in qualche modo.
Cooomunque, ora le cose iniziano a farsi tragic- *coff coff* serie!
Saremmo molto felici se metteste una stellina, se il capitolo vi è piaciuto. Buona giornata!

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