Jolly

42 5 14
                                    

Una, due, tre gocce.
Le contava e ripartiva da capo appena arrivava al sei. Cicli infiniti di numeri, goccia dopo goccia.
Era cominciato tutto con un mal di testa, un fottutissimo e fulminante mal di testa seguito dai capogiri.
Si era imposta di mantenere il controllo per giorni e ora ogni emozione era venuta a galla e le aveva reso la mente un inferno.
Si illudeva ogni volta che stando in mezzo alla gente normale, in luoghi comuni, la normalità avrebbe preso possesso di lei riducendola a una persona comune.
Eppure il problema consisteva proprio in questo: ridursi, sottrarre, per Belle la normalità era indice di carenza. Non poteva sopportare altre mancanze, si sentiva già troppo vuota, al limite dell'esistenza; era su quel filo sottile che separa la presenza dell'io dall'annullamento della propria identità.
Si era fissata per minuti allo specchio sotto la luce opaca e traballante del lampadario ed era passata dal rifiuto, al disgusto, all'indifferenza. Per cercare di acquietare la mente si era infilata sotto la doccia, dopo aver appeso i pantaloni allo sportello di vetro. Non aveva avuto il tempo di sfilarsi anche la maglietta, era sul punto di esplodere e solo l'acqua avrebbe potuto spegnere la miccia.
"Via, via, via, via" continuava a ripetersi sfregandosi il viso. Cosa esattamente dovesse andare via non lo sapeva nemmeno lei. Voleva solo che i pensieri smettessero di affollarle la mente e intrecciarsi in nodi dolorosi. Alcuni di essi affiorarono pretendendo di essere consultati e resi vividi e chiari.
Rabbia, c'era tanta rabbia che la caricava come una molla ed esigeva di essere sfogata. Rabbia nascosta dietro ai "vabbè", agli "okay" , dietro alla pazienza ormai consumata, alla finta indifferenza.
Rabbia dovuta al dolore, a un dolore che non meritava di esistere, ma che non poteva far a meno di provare con un ogni cellula del suo corpo.
"Non volevo davvero, non volevo" non voleva quello che chiedeva espressamente, aveva bisogno di ciò che si nascondeva dietro le sue richieste. Non le sembrava difficile interpretarle, erano piccole eppure o le persone erano troppo cieche o si voltavano dall'altra parte. Avrebbe voluto ricevere senza chiedere.
Forse era lei troppo complicata, non era abbastanza semplice. Non era abbastanza. Non era abbastanza per una serie di persone e di ragione ce n'era una: lei.
La gente diceva:"Stai lontano da chi ti fa sentire difficile da amare"
Tutti le facevano provare quell'inadeguatezza: chi perché dopo un po' la mollava, chi la liquidava con frasi spicce, chi glielo diceva chiaramente.
Si sentiva egoista a desiderare la comprensione e l'affetto altrui, e questa sensazione provocava altro dolore e altri pensieri.
Girò la manovella dell'acqua calda e la portò al massimo.
Un calore sempre più bruciante la investì  e Belle iniziò ad urlare. Un grido penetrante, lungo e sempre più angosciato. Urlò finché la sua voce non silenzió il rumore dei pensieri e il dolore della pelle sotto il getto ustionante non superò quello nel petto.
Fradicia e con la pelle arrossata ruotò la manovella accanto e il freddo la paralizzò, congelando le lacrime. Le sfuggì solo un rantolo mentre scivolava esausta sul pavimento della doccia.
Gli incubi la assalirono nuovamente e dei singhiozzi trattenuti le squassarono il petto. Nel frattempo l'acqua continuava imperterrita a cadere e lei si sentiva annegare. Annegava sotto l'acqua e annegava in se stessa sempre più vicina all'orlo del baratro. Strinse forte gli occhi e le labbra per scacciare le immagini e, quando esse vennero sostituite dalle parole, cominciò a tremare.
"Sparisci, sparisci, nasconditi, vattene, devi sparire." Tentò di aggrapparsi con le unghie alle piastrelle color avorio, ma erano troppo scivolose. Allora si abbracciò e conficcò le unghie nella carne, si aggrappo ai pezzi di lei che eran rimasti, l'unica ancora seppur spezzata in mezzo all'Oceano.
Sbatté le mani contro le pareti di vetro offuscate dal vapore.
~Se sei felice e tu lo sai batti le mai~
Voleva uscire, cazzo, voleva abbattere le mura di quella prigione, voleva che qualcuno la udisse e accorresse per lei, solo per lei e in quanto lei la tenesse per mano o la abbracciasse. Avrebbe voluto meritare quella stretta, quelle parole non dette"Resta qui. Ti voglio con me." e non perché quel qualcuno ne avesse bisogno per qualche motivo, ma perché era felice della sua presenza.
Non venne nessuno.
Colpì il vetro con un ultimo pugno e a causa del colpo il contenuto delle tasche dei suoi pantaloni appesi si riversò nella doccia e le piovve addosso.
Un coltellino svizzero e un mazzo di carte miste.
Le aveva comprate al mercatino dell'usato poche ore prima. Sembrava trascorsa un'eternità.
Le erano sembrate vecchie, dimenticate e quindi sicuramente avevano una storia. Amava le storie e ancor di più amava le persone.
Le persone erano e avevano storie in cui rimanevano intrappolati, chi più felicemente, chi meno.
Aveva studiato il mazzo senza senso,e per questo ancor più affascinante, affidando ad ogni carta una persona, una storia.
Le storie di persone che aveva incontrato, con cui si era scontrata e a cui si era legata, donando pezzi di vita. Anche a se stessa aveva abbinato una carta, non sapeva quale all'inizio, si sentiva fuori posto e allora aveva capito di essere il jolly: la carta che sparisce senza che nessuno lo noti.
In quel momento l'acqua macchiata di sangue lambiva i loro bordi, minacciando di sommergerle. E sempre in quel momento, guardando il coltellino svizzero, presa una decisione. Il suo obbiettivo era spegnere i pensieri e sparire in se stessa.
L'unica vita che le rimaneva si trovava donata in quelle persone; doveva recidere il legame con loro e poi di lei sarebbe rimasta solo morte.

Ad hopeless_ale , la mia moffetta, che è stata la prima in tutto, che ha riempito il vuoto con la sua psicosi e che è una delle ragioni per cui ho deciso di scrivere questa storia.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 24, 2017 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Lost SoulsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora