1. L'orfanotrofio e l'inizio.

9.3K 302 33
                                    

Bussano alla porta della mia stanza. Mi alzo immediatamente dal letto e nascondo il ciondolo di mia madre sotto il cuscino. Sono anni che lo nascondo, non voglio che mi scoprano adesso. All'improvviso i volti delle mie compagne di stanza si fanno impauriti. La porta si spalanca e nella nostra umile stanza composta da quindici letti, entra la governante di quest'orfanotrofio.Si dice che chi passi sotto le sue mani raggiunga dolorante il letto una volta uscita dal suo ufficio,ed è la verità, una volta mi ha picchiata per aver messo un rossetto rosa sulle mie labbra.Il rossetto non era neanche mio,lo avevo rubato ad una delle 'palle ai piedi.' Quella volta la odiai,la odiai con tutta me stessa,e decisi che mai nessuno mi avrebbe più fatta sentire inferiore,umiliata e inutile. Si è sempre dimostrata severa con tutte,ma in particolare con me. Sembra che stia soltanto aspettando la scusa per mandarmi dentro il suo ufficio a farmi chissà cosa. I suoi tacchi alti producono un rumore secco, che si propaga per tutta la stanza. Le altre ragazze sono tutte Ai piedi del letto con la schiena dritta e la paura sul volto, io invece non la temo, sono anche io accanto alle altre,ma non ho la stessa espressione in viso. Dietro di lei le sue "palle ai piedi"nonché le nostre cuoche e donne delle pulizie. (Pulizie è dire tanto, questo posto è un porcile, costringono noi a pulire.)
La governante si avvicina al viso di ogni ragazza scrutando i minimi particolari,un ghigno le compare in volto quando arriva all'ultimo letto: il mio. Mi guarda e poi dopo aver picchiettato il bastoncino di legno sul mio letto inizia a parlare. "Cara signorina White, mi piacerebbe molto spedirla dritta nel mio ufficio,ma purtroppo oggi ho una buona notizia per lei." Mi guarda rattristata."Oh,mi potrebbe anche spiegare il significato del suo 'purtroppo'? "La sfido.
"Piccola ragazzina ribelle ed insulsa,come osi parlarmi in questo modo? Vuoi forse una lezione prima di andartene?" Dopo aver pronunciato le ultime parole,si rende conto di aver detto qualcosa di sbagliato. Cosa vuol dire "andarmene?" Vuol dire che finalmente uscirò da qui? Trattengo il suo sguardo con aria di sfida,ormai non ho più paura di lei. "Andarmene?" Domando, mentre gli occhi delle compagne sono fissi su di me. La governante si guarda attorno e avanza verso il mio letto, mentre la poca luce che entra dalle finestre,mi scalda il volto. È una giornata nuvolosa,ma comunque bellissima per me,poiché non ho mai visto il cielo,se non da queste quattro mura,sognando un giorno di sdraiarmi su un prato a guardare le stelle. Sposta con irruenza il mio cuscino,ed è li che i miei occhi diventano umidi,l'unica cosa che ho di mia madre,è appena stata scoperta. Un sorriso maligno compara sul suo volto troppo truccato. Prende il ciondolo con la fotografia di mia madre e lo infila in tasca,poi si volta verso di me e mi rivolge un occhiata a dir poco arrabbiata. Inizia ad urlare,mentre io tengo stretto tra le dita, l'orlo della mia divisa,stringendolo più forte. Non ho paura di lei,nessuno può togliermi quello che ho di più caro. "Come osi?? Sapevo che nascondevi qualcosa,brutta ingrata!! Chi ti ha dato questo???!! Ti meriti una punizione!" Grida,ma viene interrotta da una donna delle pulizie che entra nella stanza,Rachel,forse l'unica signora a cui io abbia mai voluto bene come una madre, sempre disposta a salvarmi. "Signora la lasci stare,non puoi infliggerle una punizione,ormai sarà adottata, la famiglia la sta aspettando qui sotto!" Grida, e mentalmente la ringrazio per avermi salvata anche sta volta. Poi ripenso alle sue parole... Sarò adottata? Spalanco la bocca e anche le mie compagne non si limitano a fare altro. "Sta zitta!" Urla,poi si rivolge a me. "Sei solamente fortunata, che qualcuno voglia adottare una come te. Ringrazia che non ti sto punendo! Adesso sparisci dalla mia vista!" Grida spingendomi verso Rachel. Guardo le mie compagne con un po' di malinconia,ma poi esco dalla porta e abbraccio Rachel. "Grazie,grazie." Le lacrime mi rigano le guance. "Non piangere,non vorrai farti vedere così dalla tua nuova famiglia!?! Su su, è ora di andare per te. Mi mancherai." Mi abbraccia ancora di più,poi mi accompagna per le scale,facendomi scendere,fino ad arrivare al salone. Sento delle voci. "E se dovesse essere una selvaggia senza educazione?" Una voce maschile. "Smettila caro, la educheremo come una figlia." Mi avvicino alla stanza e vedo tre figure sulle poltrone rosse. Quando subentro nella stanza, solo due si girano e mi guardano. Sono vestiti molto eleganti e si vede la loro raffinatezza. Noto una donna sulla quarantina molto curata e ben vestita,con accanto un uomo molto bello ed elegante. Poi l'ultima figura si gira, e quello che mi si presenta è un ragazzo bellissimo,biondo e curato,sembra un modello. Non avevo mai visto una bellezza simile. I suoi occhi sono di un colore tra il verde e l'azzurro, mentre i capelli non sono proprio biondi,ma un color miele sporco. Mi sento in imbarazzo, i miei vestiti sono uno straccio vecchio in confronto ai loro. Mi guardano e rimangono paralizzati, forse perché non si aspettavano una ragazza così vestita male,ma cosa pretendevano da un orfanotrofio del genere? La prima a parlare è la signora,mentre il Ragazzo non sembra prestare attenzione,non mi guarda nemmeno. "Oh io sono Marie , questo è mio marito John,mentre lui è nostro figlio Dylan... tu devi essere Edith" sono in imbarazzo sotto i loro occhi. "Si,sono io. È un piacere conoscervi." Dico.

Innamorata del ragazzo che mi odia. Where stories live. Discover now