One day we will can be happy, right?

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Due carrozze prive di stemma si fermarono sul ciottolato dei giardini, davanti alla residenza nobile e priva di padroni.
《 Siamo arrivati. 》 disse Andrè ad alta voce lasciando le redini dei due cavalli e scendendo con un salto dal sedile del cocchiere.
《 Ho notato. 》 rispose asciutto Alain mentre faceva lo stesso.
Andrè aprì la portiera aiutando prima a far scendere sua nonna e poi Oscar.
Gli sembrò una bambina dentro un libro delle fiabe con quell'espressione mista a dello stupore e alla felicità mentre rimaneva ferma con un piede sullo scalino di legno e una mano che stringeva quella di Andrè che la sosteneva.
《 Ben tornata a casa, Oscar. 》disse Andrè con un tocco di felicità.
Lei gli sorrise:《 Ben tornato a casa, Andrè. 》
Entrambi chiusero per un momento gli occhi e respirarono con forza l'aria che gli circondava: sapeva d'infanzia, ricordi, felicità e del loro piccolo grande mondo; sapeva d'estate, sapeva d'inverno, sapeva di primavera e sapeva di autunno; sapeva di rose, sapeva di lillà, sapeva di limoni verdi e sapeva di biscotti alla cannella e cioccolata calda.
Esperanza posò delicatamente una mano sulla spalla di Oscar:《 Avete dei ricordi meravigliosi qui. 》
Oscar la guardò di traverso:《 Riesci a vedere anche queste cose? 》
L'altra rise di gusto:《 No Oscar, non ne sono ancora capace. Ma comunque questa dimora ne è circondata e anche io, che non li conosco, li sento nell'aria. 》
Oscar sorrise:《 Su coraggio, entriamo. O tutte le dimore della famiglia Jarjayes ti mettono i brividi? 》questa volta fu lei a ridere mentre Esperanza sbuffava sonoramente.
《 Anche questa è inquietante ma, non ho paura! 》
I due uomini guardavano la piccola scena divertiti dalla spontaneità delle loro amanti: col tempo erano riuscite ad acquisire una complicità che, col passare dei giorni, sembrava divenisse sempre più indissolubile.
Andrè si avvicinò a Oscar e le porse la mano portandola in cima alle scale, ad un passo ad aprire la maestosa porta; Oscar se n'era quasi dimenticata di quanto fosse grande, ormai abituata a quella della loro umile casa di Arras.
Oddio, quanto già le mancava quel posto; era lì che aveva cominciato la sua nuova vita con Andrè e dove erano successe cose che mai avrebbe pensato di poter vivere. Sentì una fitta al cuore, molto probabilmente a causa della malinconia che fu subito tolta da una seconda: la loro casa di sempre era di fronte a loro, anche se avessero pensato di non rivederla mai più.
Oscar accennò un "sì" con la testa e Andrè, sorridente, spinse l'anta per entrare nell'atrio dove si mostravano le scale intrise di mille cadute e mille ceffoni che portavano al piano superiore.
Forse in quel periodo, per la prima volta, Oscar e Andrè furono davvero felici: era qualcosa di cui avevano bisogno quella di ritornare alle origini.
Marie si avvicinò a loro sorridendo in maniera dolce sistemandosi lo scialle viola sulle spalle ricurve:《 Ragazzi andate! A far visitare la dimora e a sistemare le valige qui nell'atrio ci penseremo io e gli altri servi. 》
I due stavano per ribattere, ma per una volta pensarono a sé stessi e a quello che urlavano i loro cuori.
Corsero verso l'ala destra del palazzo, lungo i corridoi che portavano alla sala da pranzo e alla cucina per rivedere quelle teglie dove erano soliti rubare i biscotti alla cannella della nonna. Sembrava tutto congelato così come l'avevano lasciato loro, era solo tutto più silenzioso e un po' più impolverato, molto probabilmente parte della servitù se ne era andata.
Poi andarono nella direzione dell'ala opposta, mano per mano lungo i corridoi una volta cerati.
Arrivarono davanti a una grande porta in legno dipinto dove alla serratura vi stava una chiave dorata leggermente arrugginita: era da immaginarselo che da quando i padroni non sarebbero più venuti alla dimora per un tempo indeterminato, quelle stanze sarebbero rimaste chiuse; forse meno intoccabili di quelle che stavano al piano superiore, tralasciando quella degli ospiti.
Andrè posò la mano sulla chiave e con Oscar si scambiarono uno sguardo che significasse tutto fuorché indugio.
Con l'ultimo occhio che gli rimaneva Andrè ritornò alla chiave e, con un movimento veloce, fece scattare la serratura.
Entrambi poggiarono i loro palmi sulle due ante della porta e la spinsero per far aprire davanti a loro uno scenario ancora celato dal buio. A tentoni si diressero nella parte opposta dove vi stavano le tende pesanti.
Le strinsero tra le dita e i palmi, avvolgendo quelle delle finestre centrali. Tirarono le tende con forza lasciando che i raggi della luna illuminassero tenuamente la zona centrale della sala da ballo che sembrava di aver dimenticato il suo antico splendore.
Così Oscar passò alla finestra di sinistra mentre Andrè andò a quella di destra; tirarono nuovamente i tendaggi alzando la polvere che vi si era poggiata sopra e si era liberata nell'aria.
Oscar tossì un momento portandosi il fazzoletto alla bocca, lo guardò un secondo con il sangue fresco che si lasciava asciugare sulla seta bianca e sentì il cuore perdere un battito.
《 Tutto bene? 》
Lei alzò lo sguardo velocemente affrettandosi di rimettere l'oggetto nella tasca:《 Certamente. - se il discorso avrebbe continuato ad avere quella piega sarebbe diventato pesante da gestire- Sembra passato un secolo. 》improvvisò guardando la sala dai colori marmorei per poi salire con lo sguardo al grande lampadario di cristallo.
《 È vero, sembra una casa abbandonata. A momenti mi aspetto dei fantasmi che compaiono dalle pareti! 》 Andrè rise mentre Oscar lo guardava divertita e allo stesso tempo incredula:《 Si può sapere quanti, ma specialmente quali misteriosi romanzi ti sei letto in quest'ultimo periodo? 》
Lui sbuffò nel tentativo di trattenere le risate:《 Non saprei. Sai il tuo cosiddetto "ultimo periodo" ricade dagli anni in cui ho imparato a leggere ed ero insonne ad ora. 》
Rise lievemente anche lei, cercando di non farsi sentire troppo; poi si guardò nuovamente attorno nella grande sala e fu attratta da un console su cui vi stavano alcuni oggetti d'arredamento e un vassoio con alcuni bicchieri e una bottiglia di vino: sicuramente erano stati dimenticati lì dopo l'ultimo ballo che era avvenuto.
Si avvicinò facendosi riflettere dallo specchio che vi stava di fronte, mentre i suoi tacchi risuonavano nella grande stanza silenziosa. Sentì dentro di lei un senso di nostalgia e nella sua mente si formò il ricordo di uno di quei balli lontani, dove le sue gambe sfioravano le sfarzose gonne delle dame e il suo respiro si avvelenava per i troppi profumi nell'aria; si sentì come se da un momento ad un altro al centro della pista avrebbero cominciato a ballare un minuetto o un valzer viennese che la sua regina amava tanto. Le sue orecchie si riempirono di musica inesistente, molto probabilmente Mozart, e sembrò che stesse cominciando a muovere i piedi come se stesse danzando ma, fortunatamente, a parer suo, arrivò alla console.
Guardò i calici di cristallo che si erano impolverati e la bottiglia di vino non ancora stappata segnante l'anno 1786. Raggirò tra le dita i tre oggetti per poi posare la bottiglia e mettersi a pulire i due bicchieri con le mani.
Andrè, con quel poco che poté, la guardò alle spalle, cercando di capire cosa stesse facendo dal riflesso scuro dello specchio; così le si avvicinò con calma a passo leggero fino a metterle una mano sulla spalla. In quel momento lei si girò sorridendogli dolcemente e vide porgergli un bicchiere:《 Dammi un secondo. 》 disse lei voltandosi nuovamente verso il vassoio.
Andrè rimase a guardarla perplesso finché non sentì il rumore, che sordamente riempì la stanza quieta, di una bottiglia stappata.
Con quest'ultima nella mano destra, vide Oscar sorridergli e versagli un liquido scuro nel calice poco prima porso per poi fare lo stesso con il suo.
Oscar alzò leggermente il braccio inclinando su un lato le sue labbra in un sorriso leggermente complice.
《 A cosa vuoi brindare Andrè? 》
Lui sbuffò divertito:《 In quest'ultimo periodo, in realtà non ci sarebbe molto da brindare. 》
Lei sospirò:《 Lo so' Andrè, ma cadere in depressione nuovamente non è quello che voglio. 》
L'uomo le accarezzò la guancia con il dorso della mano:《 Hai ragione Oscar, l'unica cosa che ci rimane da fare è essere felici almeno un po'. - Si rimise un secondo a ridere - Mi sa che abbiamo invertito i ruoli: non sarei dovuto essere io quello che guarda sempre il lato positivo? 》
Oscar gli strinse leggermente la mano che le sfiorava ancora il viso con movimenti circolari:《 A volte fa bene cambiare i ruoli. 》
Andrè non riuscì a trattenersi nel baciarla con tutto l'amore che poteva avere: quanto l'amava! Nei suoi pregi e specialmente nei suoi difetti.
Così lui alzò il calice a sua volta:《 Allora brindiamo al giorno in cui saremo felici. 》
Oscar annuì sorridente:《 Al giorno in cui saremo felici! 》
E si portarono i cristalli alle labbra.
Finito di bere li riposarono sul vassoio e Oscar guardò l'orologio d'oro che stava sulla console in stile Rococò.
《 Sono le dieci e mezza. 》disse lei.
Andrè la guardò nuovamente perplesso:《 E con questo?》
Oscar gli prese una mano e lo portò dove il pavimento disegnava un grande cerchio marmoreo decorativo; Si mise in posizione portando una mano di Andrè sul suo fianco:《 È il momento in cui si danza. 》
Andrè sorrise con dolcezza e iniziarono a trascinarsi l'un l'altro su delle note silenziose.
Mentre la musica silente suonava leggiadra nelle orecchie della loro memoria, i candelabri cominciarono ad accendersi, il lampadario ad illuminarsi, le dame fecero nuovamente ondeggiare le loro lunghe gonne, i monsieur a girare con loro e sorseggiare del buon vino e la servitù cominciò a portare vivande. Anche i due sembrarono cambiare: i capelli di Oscar si legarono e il suo corpo fu fasciato dall'antico vestito bianco del famoso ballo, mentre Andrè fu vestito di abiti semplici ma signorili.
Danzarono, danzarono e ancora danzarono per recuperare tutti quegli anni in cui non poterono. La magia aveva preso il controllo di loro.
《 Si può sapere cosa state combinando voi due? 》
Il buio e la normalità ritornarono nella sala, facendo saltare indietro di un passo i due:《 Alain! 》
L'uomo rimase a ridere della scena dall'uscio appena aperto dove sbirciava:《 Volevo solo farvi sapere che madame Marie ha preparato la cena. Vi stiamo aspettando in sala da pranzo. 》
Oscar si ricompose stirando la giacca rossa:《 Veniamo immediatamente. 》
Alain rise e si chiuse la porta alle spalle fischiettando divertito.
I due si guardarono negli occhi di sottecchi, arrossando leggermente le gote per la figura che avevano appena fatto davanti al loro vecchio amico.
《 Allora credo sia meglio uscire. 》 disse Andrè.
《 Lo credo anche io. Poi, una cena sostanziosa ci farà a tutti bene. Precedimi, io voglio vedere una cosa. 》
《 Va bene Oscar, ci vediamo a tavola. 》così Andrè abbandonò velocemente la stanza.
Lei si voltò verso le grandi finestre e si avvicinò a quella centrale: guardò fuori alla ricerca di un punto preciso sul terreno sotto a un albero.
Sorrise tra sé e sé per essere andata a guardare uno dei posti più importanti dell'infanzia di lei e Andrè; così uscì anche lei dalla stanza e chiuse con attenzione la porta. Rimase a guardare il pavimento senza un preciso motivo finché, dopo qualche passo, non avvertì la presenza di qualcuno davanti a sé.
Alzò il capo lentamente e i suoi occhi si incrociarono a quelli azzurro anice di Esperanza che la guardava con un sorriso come compiaciuto.
《 Stavo venendo a cenare, non c'era bisogno che mi venissi a cercare. 》disse Oscar cercando di dire qualcosa per togliersi quella situazione di dosso.
《 Tranquilla Oscar - disse Esperanza voltandosi per ritornare in sala- Mi era piaciuto vedere una cosa. 》
La bionda la guardò di sottecchi mentre l'altra disse:《 Vedi, la magia è dentro di noi. Basta solo lasciarla liberare. 》
Oscar sbarrò gli occhi dalla sorpresa, ma non disse nulla: Esperanza aveva ragione.

Lady Oscar- Sarai per me il mio amore unico.Where stories live. Discover now