eleven.

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Mi misi per la centesima volta quella sera, davanti allo specchio.

Il trucco che mi aveva fatto mia sorella era stupendo e il vestito rosa carne mi stava perfettamente.
Ero molto modesta, me ne rendevo conto.

Mi misi i piccoli tacchi color bianco lucido e camminai verso la camera di mia sorella.

«Come sto?» Chiesi appena entrata e lei si girò, squadrandomi con il sorriso.

«Una bomba, Luke rimarrà incantato. Ma come mai ci tieni cosi tanto ad essere bella per lui, se non ti interessa?» Sospirai, sedendomi sul suo letto mentre lei si metteva i suoi orecchini preferiti.

«Non vuol dire che se un ragazzo non mi interessa, io voglia essere una barbona in sua presenza.» Ridacchiò, per poi girarsi verso di me.

«Scendiamo, voglio proprio vedere Rose con quel trucco delle occasioni speciali.» Risi, per poi scendere con lei.

Mia madre, come mi aveva detto Juliet, aveva quell'orribile velo di trucco che più che sottile, era un mantello che lasciava intravedere forse niente della sua vera pelle. Rossetto rosso, ombretto blu che riprendeva il suo vestito e tutto accompagnato da cipria che aveva effetto sulla sua faccia stile calcestruzzo.

Mi veniva da ridere, ma mi trattenni ancora una volta.

«Oh, Maggie, sei perfetta. » Disse mia madre, guardandomi. Poi guardò verso Juliet, che gli sorrideva strafottente.

«E tu, Juliet, sembri quasi una di famiglia.» Non sapevo cosa fosse più brutto: la stronza che era mia madre oppure essere una figlia, e sentirsi dire certe cose dalla propria madre.
In ogni caso, mia madre era una vera stronza.

Mio padre si fece vedere qualche minuto dopo e fece qualche complimento a me, ed anche a Juliet.

Appena ci fu un attimo di silezio, il campanello suonò.

Corsi ad aprire, pregando che Luke avesse sentito i miei consigli.

Quando fu sulla soglia di casa sorrisi, ringraziandolo. Aveva tolto il piercing, ed indossava un completo grigio con una cravatta nera, che riprendeva le scarpe dello stesso colore. In tutto questo, anche il ciuffo non era alzato ma aveva una piega leggermente più bassa.

Mi guardò e quella volta, mi concessi di arrossire sotto il suo sguardo.

«É una meraviglia, signorina Lindemann.» Ridacchiai, per poi indicarlo e facendolo entrare.

«Anche lei signorino Hemmings è particolarmente elegante, quest'oggi.» Mi seguì fino in salone, dove mio padre e mia madre lo aspettavano, e mia sorella se lo spogliava con gli occhi.

«Ciao Luke, io sono Rose. E lui è mio marito, Bob.» Si presentarono i miei ed io già ne avevo abbastanza.

«Buona sera signori Lindemann, io sono il ragazzo di vostra figlia.» Sgranai gli occhi, guardandolo male. Juliet per poco non si strozzava con la sua stessa saliva e i miei lo guardarono confusi.

«Maggie, fidanzato? Avevi detto che era un tuo amico.» Chiese mia madre ed io fulminai un'altra volta Luke, per poi rivolgermi a lei.

«Già, fidanzato. Non avevo voluto dirvelo per farvi una sorpresa, sapete, ci tenevo.» Mormorai e Juliet rise dietro i miei genitori, che quando si girarono la guardarono, mentre lei cercava di far finta di niente.

«Beh, che dire. Accomodatevi in tavola. È pronto.» Mentre i miei si andavano a sedere in cucina e mia sorella li seguì, non prima di aver fatto qualche battutina su Luke in sua presenza, presi lui per una manica, rabbiosamente.

«Ma puoi dirmi cosa cazzo ti passa per la testa, non dovevi dirgli che eri il mio ragazzo! Quando poi ci lasceremo mi chiederanno spiegazioni ed io non saprò fornirgliele.» Sussurrai, e lui sorrise mordendosi il labbro che senza piercing sembrava più maturo e anche, a parer mio, meno attraente.

Ma forse era solo l'antipatia nei suoi confronti a parlare per me.

«Ma noi non ci lasceremo mai, quindi il problema è risolto.» Mi cinse le spalle ed io alzai gli occhi al cielo.

«Speraci, Hemmings.» Lui mi guardò.

«Sei fottutamente eccitante quando mi chiami per cognome.» Mi portai una mano sul viso, nervosa ma felice.

«Lo so di essere una gran figa, ma adesso andiamo di là.» Lo spinsi delicatamente verso la cucina e dopo che fummo anche noi lì, ci sedemmo.

C'era uno strano silenzio, più che imbarazzante. Si sentivano solo rumori di forchette, e del mormorio che produceva la TV a basso volume.

«Allora, Luke, come hai incontrato la nostra Maggie?» Chiese mio padre ed io guardai il biondo, quasi terrorizzata.

Lui sorrise, per poi guardarmi.

«Il professore, sapendo quanto fossimo bravi nelle scienze umane, ci aveva messo insieme in un progetto della materia e abbiamo stretto amicizia. Ma come saprete già, vostra figlia ha un animo molto dolce e non si può far altro che amarla.» Mia sorella lo guardava, quasi con gli occhi a cuoricino e gli diedi una gomitata scherzosa, come per farla svegliare.

«Bello, ci fa piacere che Maggie abbia trovato un ragazzo così educato come te. Come sta Liz? Ho saputo che adesso fa parte di un corso di cucina.» Chiese mia madre ed io mi sentii per un attimo sollevata, che Luke fosse preparato.

«Si, è vero. Sta facendo questo corso di cucina per far divertire le anziane della casa di cura di quel quartiere, per distrarle. Comunque io amo la cucina di mia madre, ma devo dirle signora Lindemann, che lei è un'ottima avversaria.» Non capivo come avesse fatto ad incantare mia madre, che rispose con una risata a dir poco squillante e falsa.

«Oh caro, come sei gentile, dammi del tu.» Mio padre sorrise, come felice che a sua moglie piacesse Luke.

Perché a tutti piaceva, e a me no? Sapevo di essere strana ma non fino a questo punto. O gli strani erano loro? Molto probabilmente era questa la situazione.

«Hai intenzione di andare al college, dopo il diploma?» Luke annuì, serio.

«Si, credo che andrò al college di NYC, manderò richiesta a breve. Mi piacerebbe fare il matematico, quindi ad esempio un contabile. Mi piace molto la matematica, mia madre mi ha trasmesso questa passione. » Mio padre sorrise ancora ed io pensai che a momenti, gli sarebbe venuto un crampo alla mascella.

Era così falso il discorso di Luke, il suo aspetto, che facevo fatica a non credere alle sue parole. Ma io sapevo la verità, e lui non era affatto così.
Agli occhi degli adulti, che fossero genitori o professori, Luke era il tipico bravo ragazzo che non dice mai la sua, con voti eccellenti e intelligente. Ma nella realtà, era soltanto un ragazzo a cui piaceva sentirsi sempre alla massima potenza, in ogni cosa che faceva dava il massimo. Alle ragazze piaceva questa sua determinazione, ed ecco perché era il ragazzo più amato della scuola. Diciamo che era un nerd molto bello e con tendenze alla ribellione, visto che andava dietro ad una come me.

Finita la cena, restò qualche minuto per parlare con mio padre, di politica e calcio, credo. Dopo qualche tempo, lo accompagnai alla porta.

«Sei stato decente, bravo.» Cercai di non sorridere e lui annuì, dandomi un bacio sulla guancia che mi lasciò spiazzata.

«E tu invece sta sera eri proprio meravigliosa, buona notte piccola.»

𝙗𝙡𝙖𝙘𝙠𝙢𝙖𝙞𝙡//𝙡𝙧𝙝. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora