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Ho vissuto per quasi diciannove anni su questo pianeta. Voi penserete che siano pochi, ma dopotutto esistono tanto persone che a novant'anni stanno ancora in piedi e persone che a tredici anni rischiano la vita. In ogni caso io ho vissuto per diciannove anni, che considerato l'ambiente che mi circonda è anche tanto, e questo lasso di tempo mi è bastato per capire una cosa, ovvero che nel mondo esistono due categorie di persone.

Esistono le persone sicure di sé, e queste le riconosci a primo impatto. Sarà qualcosa nel portamento o nel modo di comportarsi, comunque queste persone hanno un'immensa fiducia in loro stessi e nelle loro capacità. Sono quel genere di persone verso le quali si prova quasi un'imminente ed immotivata riverenza o comunque un muto rispetto. Del tipo che se ti chiedessero di fare uno chassé, un doppio flick o qualsiasi altra merda ginnica tu la faresti subito e senza neanche esitare, nonostante tu non abbia mai fatto ginnastica artistica ed il minimo sbilanciamento ti fa rischiare l'osso del collo. Questo tipo di persone è capace di farti ammutolire e passare davanti agli altri con una semplice alzata del sopracciglio, non hanno bisogno di chiedere perché gli è tutto concesso e pare che non abbiano paura di nulla. Come direbbe Raskol'nikov, il tizio mezzo matto nel libro di Dostoevskij, sono quel tipo di persone che nascono per cambiare il mondo e ne hanno tutto il diritto. Un esempio di questa categoria?

Frank Iero.

Frank fa decisamente parte di questa categoria. È nella mia stessa scuola – una scuola superiore nella periferia di Belleville – e bene o male qui lo conoscono tutti. È quello che nonostante sia più basso della media è nettamente più affascinante del resto dei ragazzi. Quello con la cresta nera ed i lati della testa biondo platino quasi rasati a zero. Quello con i tatuaggi ed i piercing, che a ricreazione si fuma sempre una sigaretta. Quello con le felpe scure che risaltano sulla pelle chiara e gli stanno bene. Quello che a volte sparisce per due giorni e poi torna senza spiegazioni, contribuendo a creare una sorta di aura mistica attorno a lui. Quello col carattere scorbutico e irascibile, pronto a gelarti con una sola occhiata che pare dire ehi, rivolgimi la parola e ti spacco la faccia. Che poi ha pure dei begli occhi, sebbene non spetti a me dirlo. A volte lo si vede camminare per la scuola con le nocche scorticate o un livido cianotico, ma lui queste tumefazioni le porta quasi come un trionfo, perché lui è sicuro di sé quindi può permetterselo. E sempre quando cammina per i corridoi scolastici la gente si gira a guardarlo perché andiamo, lui è Frank Iero quindi è normale che quando ti passi davanti tu lo sussurri ai tuoi amici, sebbene personalmente non abbia mai visto Frank con i suoi, di amici. Sempre ammesso che abbia bisogno di altre persone oltre a se stesso. Che tutta quella fiducia in se stesso sia ostentata? E chi può dirlo.

In ogni caso di categorie ne esistono due, come le polarità o gli emisferi terrestri. C'è l'emisfero nord, e poi c'è l'emisfero a sud. In sintesi esiste la categoria delle persone sicure di sé e quella dei perennemente insicuri, di cui fa parte tutta la gente che preferisce restarsene nell'ombra a guardare il corso del tempo piuttosto che prenderne parte, che per farle uscire di casa devi buttarle a calci dalla porta. E di questa categoria sono io l'esempio lampante. Andiamo, mi vergogno pure di scendere per strada per andarmi a comperare delle matite. Se poi non ho un cappuccio in testa o delle cuffiette nelle orecchie per soffocare ciò che mi circonda mi sudano le mani ed entro nel panico. Come compagna ho la mia costante paura di stare in mezzo agli altri, di essere ancora deriso e giudicato come in passato è successo tante volte. Per cui mi limito a rimanermene nella mia camera buia a disegnare. Già, che hobby virile, disegno. Ma comunque ciò che piace a me sono cazzi miei, e rimane pur sempre meglio di andarsene in giro senza meta con una bottiglia mezza vuota di vodka. Solo... Insomma, sono, e ormai credo che sarò, sempre accompagnato da questa insicurezza che mi stringe in questa seconda categoria. Un po' la voglia di cambiare le carte in tavola, un po' per cambiare me stesso mi tingo continuamente i capelli, tanto che adesso ho tutte le punte sfibrate. Ma il nero che ho ora mi piace e non mi sta neanche poi così male, quindi chissenefrega. Poi mi oscurano il viso, così non devo temere sempre di alzarlo ed incontrare lo sguardo della gente. Mi limito a stare nella mia solitudine e ad accettarla passivamente, per quanto posso. Sto meglio così. Quindi eccomi qui, con le mie insicurezze che mi costringono qua a quasi diciannove anni per l'ultimo anno scolastico. Già, sono stato costretto a ripetere l'anno quando ero in decima, in quanto non ero più riuscito a recuperare quindi ho preferito cambiare scuola e ripeterlo. Che poi succede in casi rarissimi di ripetere l'anno, però viste le motivazioni eccetera eccetera hanno convenuto che sarebbe stato meglio così. Non che mi cambiasse tanto, ero praticamente un anno indietro. Quasi a ricordarmi il mio infausto destino la campanella trilla ancora, facendo così smuovere molti alunni verso le classi. Mi mordo un labbro, imponendomi di sbrigarmi. Lancio un'occhiata all'orario malamente attaccato all'anta interna dell'armadietto e prendo tutti i libri necessari, indugiando solo un attimo prima di lasciare dentro al sicuro il mio taccuino per le bozze. Almeno non rischio di scordarlo chissà dove. Lo ripongo con accuratezza tra il dizionario ed un raccoglitore, facendo in modo che sia ben protetto, poi mi concedo un secondo per osservare contrariato il pianale in metallo. L'interno di questo armadietto è un casino, dovrei decidermi a rimuovere tutte quelle cartacce, matite spuntate e pacchetti di caramelle, però ormai è il Febbraio del mio ultimo anno, avrebbe poco senso. Richiudo l'armadietto e mi giro, senza smettere di tenere il labbro stretto tra i denti.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 23, 2019 ⏰

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