CITTÀ DEL FUOCO CELESTE - EPILOGO

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Non si può ballare senza musica. Ci guarderanno tutti…
— E allora andiamo dove non ci possono vedere — ribatté lui, e la portò via dalla tenda. [...]
Jace si mise dietro a lei e la attirò a sé, in modo che il suo corpo si adattasse perfettamente al proprio, le abbracciò la vita e le sfiorò la nuca con le labbra. — Potremmo andare alla fattoria — suggerì. — Là ci sono delle stanze da letto.
Clary si girò tra le sue braccia e gli diede uno schiaffetto sul petto, con fermezza. — Questo è il matrimonio di mia madre. Non faremo sesso. Nella maniera più assoluta. — Ma “la maniera più assoluta” è la mia maniera preferita di fare sesso.
[...]
Clary si appoggiò al tronco di un albero attirando a sé Jace, e lui le si strinse contro, le mani sulle spalle, imprigionandola tra le sue braccia. Clary gli passò le mani sulla soffice stoffa della giacca. — Ti amo.
Jace abbassò lo sguardo su di lei. — Penso di sapere che cosa intendesse dire madame Dorothea. Quando previde che mi sarei innamorato della persona sbagliata.
Clary spalancò gli occhi. Si chiese se non stesse per essere lasciata. In tal caso, avrebbe avuto una cosetta o due da dire a Jace sul suo tempismo, dopo averlo annegato nel lago.
Jace fece un profondo respiro. — Tu mi costringi a mettermi in discussione. Sempre, ogni giorno. Lo sai, io sono stato cresciuto nell’idea di essere perfetto. Un perfetto guerriero, un figlio perfetto. Anche quando sono andato a vivere con i Lightwood pensavo di dover essere perfetto, o mi avrebbero mandato via. Non pensavo che l’amore comportasse indulgenza. Poi sei arrivata tu, e hai fatto a pezzi tutto ciò in cui credevo, e ho cominciato a vedere le cose diversamente. Avevi… così tanto amore, e tanta indulgenza, e tanta fiducia. Così ho cominciato a pensare che forse ero degno di quella fiducia. Che non dovevo essere perfetto; dovevo provare, ed è andata piuttosto bene. — Abbassò le palpebre; Clary vedeva il battito lieve sulla sua tempia, sentiva la sua tensione. — Perciò penso che fossi la persona sbagliata per il Jace che ero, ma non per il Jace che sono ora, il Jace che mi hai aiutato a creare. E che, tra parentesi, è un Jace che mi piace molto più del vecchio. Mi hai cambiato in meglio, e se anche mi lasciassi, questo non me lo toglierebbe nessuno. Non che tu debba lasciarmi — disse poi in fretta, e piegò la testa contro la sua, in modo che le loro fronti si toccassero. — Di’ qualcosa, Clary.
Le sue mani erano sulle spalle di lei, calde contro la pelle fredda; le sentiva tremare. I suoi occhi erano dorati anche nella luce blu del crepuscolo. Clary ricordò quando li aveva trovati duri e distanti, perfino spaventosi, prima di arrivare a capire che quanto vedeva era la sapiente barriera eretta in diciassette anni di autodifesa. Diciassette anni in cui Jace aveva difeso il proprio cuore. — Stai tremando — gli disse con una certa meraviglia.
— È l’effetto che mi fai — disse Jace, il suo fiato contro la guancia di lei, e le fece scivolare le mani sulle braccia nude — ogni volta… ogni volta. — Posso comunicarti un noioso dato scientifico? — sussurrò Clary. — Scommetto che non l’hai imparato durante le lezioni da Shadowhunters.
— Se stai provando a distrarmi dalle disquisizioni sui miei sentimenti, non lo stai facendo in modo molto abile. — Le toccò il viso. — Io faccio discorsi. Va bene. Non devi farne anche tu. Dimmi solo che mi ami.
— Non sto provando a distrarti. — Clary sollevò la mano per sottolineare con un gesto il suo no. — Ci sono cento trilioni di cellule nel corpo umano. E ognuna delle cellule del mio corpo ti ama. Perdiamo cellule e ne sviluppiamo di nuove, e le mie nuove cellule ti amano più delle vecchie, ed è per questo che ti amo ogni giorno più del giorno prima. È scienza. E quando morirò e bruceranno il mio corpo e diventerò cenere che si mescolerà all’aria, alla terra e agli alberi e alle stelle, chiunque respirerà quell’aria o vedrà i fiori che spunteranno da terra o alzerà lo sguardo alle stelle ti ricorderà e ti amerà, perché è così che io ti amo. — Sorrise. — Com’era come discorso?
Lui la fissò, ammutolito per una delle prime volte in vita sua. Senza dargli il tempo di rispondere, Clary si allungò per baciarlo. Dapprima fu una casta pressione delle labbra, ma si trasformò subito in qualcosa di più intenso, e ben presto Jace le dischiuse le labbra con le proprie, insinuandole la lingua nella bocca, e Clary sentì il suo sapore: la dolcezza di Jace corretta con il gusto pungente dello champagne. Le sue mani le toccavano frenetiche la schiena, le protuberanze della spina dorsale, le spalline di seta del vestito, le sporgenze delle scapole, stringendola a sé. Clary gli fece scivolare le mani sotto la giacca, chiedendosi se dopotutto non fosse il caso che andassero alla fattoria, anche se era davvero piena di vampiri...

Jace si sedette su una delle coperte e attirò Clary a sé, le gambe stese lungo i suoi fianchi. Lei appoggiò la schiena contro il suo petto, sentendo il battito confortante del suo cuore sulla spina dorsale. Le braccia di lui la cinsero, e le sue dita toccarono il Codice che teneva in grembo. — Che cos’è?
— Un regalo, per me. E ce n’è anche uno per te — rispose Clary, quindi gli prese la mano e gliela aprì, un dito dopo l’altro, poi vi depose l’anello d’argento leggermente ammaccato.
— Un anello degli Herondale? — Jace sembrava sconcertato. — Dove l’hai…
— Una volta apparteneva a James Herondale — gli spiegò. — Non ho con me un albero genealogico, perciò non so cosa significhi di preciso, ma era chiaramente un tuo antenato. Ricordo di averti sentito dire che le Sorelle di Ferro avrebbero dovuto farti un nuovo anello, perché Stephen non te ne aveva lasciato uno… Be’, ora ce l’hai.
Jace se lo infilò all’anulare della mano destra.
— Ogni volta… — disse a bassa voce. — Ogni volta che penso di aver perduto un pezzo di me, tu me lo restituisci.
Non c’era niente da dire, perciò Clary rimase in silenzio; si limitò a girarsi tra le sue braccia e a baciarlo sulla guancia. Era bellissimo sotto il cielo notturno, le stelle lo inondavano del loro chiarore scintillando sui suoi capelli, sui suoi occhi e sull’anello degli Herondale che gli brillava al dito, un promemoria di tutto ciò che era e di tutto ciò che sarebbe stato.
«Tutti noi siamo i frammenti di ciò che ricordiamo. Racchiudiamo in noi le speranze e le paure di coloro che ci amano. Finché ci sono l’amore e il ricordo, non ci sono vere perdite.»
— Ti piace il nome Herondale? — chiese Jace. — È il tuo nome, quindi lo amo — rispose lei.

Frasi ShadowhuntersWhere stories live. Discover now