Primo Capitolo

9 0 0
                                    

Pioggia. Ho sempre odiato la pioggia, forse perche in un posto soleggiato come la California è difficile che piova.
In un giorno come questi l'unica cosa che avrei voluto era rinchiudermi in casa e non uscire nemmeno sotto tortura, ma in qualche modo dovevo pur sopravvivere e quindi mi toccava andare a lavorare.
Certo che quando lavoravi in un bar come cameriera sottopagata, la voglia, davvero, ti passava, ma cosa potevo farci? L'affitto non si pagava da solo, purtroppo.
La cosa brutta delle scarse pioggie Californiane, è che il rapporto che gli abitanti delle varie città hanno con l'ombrello è davvero pessimo e ovviamente io non ero da meno; l'unica alternativa che avevo per non arrivare al lavoro completamente scola, era quella di correre riparandomi come potevo con la borsa.
Ah! Il caso voleva che io fossi anche una persona che aveva un brutto (anzi pessimo) rapporto con la fortuna, che si guardava bene dallo starmi vicina nei momenti del bisogno infatti neanche il tempo di uscire dalla stazione della metro che mi ritrovai con le chiappe per aria. Ora dico io, chi accidenti era il cretino che mi aveva ridotta cosi!
"Accidenti a te! Sono scola." -dissi guardando il mio aggressore. "Scusami, sono davvero mortificato, ero di corsa e non ti ho proprio vista. Mi dispiace davvero" -disse una voce dolce e sincera.
"Non ti preoccupare, fa niente. Scusa per il modo in cui ti ho aggredito."
"Figurati, non c'è problema. Io sono Josh, piacere." -mi tese la mano con un simpatico sorriso stampato in faccia. "Io sono Charlotte, piacere mio. Ora scusami, ma sono in ritardo per il lavoro." -dissi dopo aver guardato l'orologio sopra la mia testa.
"Si, anche io sono in ritardo. Ti saluto, Charlotte?" -mi chiese.
"Charlotte Evans" -dissi confusa.
"Josh Dun" -rispose divertito mentre si allontanava, salutandomi con la mano.
"Che strano, strano ragazzo. E chissà come mai avrà voluto il mio cognome" -pensai mentre mi avviavo verso il mio posto di lavoro.
Appena arrivai al Light House Cafe non riuscì quasi a finire di cambiarmi che il mio capo, Tony, si palesò  davanti a me.
"Allora Evans, come mai sei arrivata tutta zuppa?" -chiese con fare divertito.
Tony era il proprietario gay del bar dove lavoravo da due anni e mezzo. Una persona adorabile alla quale volevo davvero bene.
"Non è divertente Tony, uno strano tipo mi ha scontata e sono finita per terra, non è stata colpa mia" -dissi alzando le mani, a mo di difesa.
"Era carino almeno?"
"Oh Tony, sei incorreggibile" -dissi ridendo- "beh si, non era male, però aveva i capelli rosa, è piu il tipo di Kris"
"Chi ha detto Kris?" -disse una voce proveniente dal retro.
"Io,testa di rapa."
"E chi sarebbe questo tipo per me? Avanti, avanti" -chiese insistente lei.
"Ha detto di chiamarsi Josh Dun" -le risposi senza nemmeno guardarla.
Kristin Jones, mia coinquilina da tre anni e migliore amica da quindici.
"Beh, che aspetti, cercalo su Facebook, no?"
"Non dire cavolate Kris, non ci penso nemmeno, se vuoi cercatelo da sola." -la guardai facendole la linguaccia, dirigendomi al primo tavolo da servire.

Le giornate al Light House non erano mai uguali; per questo amavo quel posto e chi ci lavorava .
La paga non è delle migliori, ma andava bene cosi.
Prima di uscire dal retro presi in mano il telefono:
" Joshua Dun ti ha inviato una richiesta di amicizia."
Ah, ecco perche voleva il mio cognome!
"Kris, mi è appena arrivata la richiesta di amicizia da parte di Josh. Che faccio?" -le chiesi.
"Dammi qui!" -disse  lei, strappandomi il telefono di mano.
"Ehi tu! Che modi sono questi!" -dissi indignata.
"Accettata. È molto carino."
"Accidenti a te Kris, potevi aspettare no?"
"Uh, guarda, ti ha gia scritto."
Joshua: Ciao Charlotte. Ti sei ripresa dallo scontro di stamattina?  Che ne dici se per farmi perdonare ti invito per un caffè domani pomeriggio alle 17?
"Ecco fatto! E adesso cosa cavolo gli dico? Accidenti a te Kris!" -dissi disperata.
"Madonna santa Cher, cosa vuoi che sia un caffè? Mica ti ha chiesto di sposarlo! Poi magari vuole solo scusarsi in amicizia"
Ok, dovevo ammettere che la mia amica aveva ragione, stavo facendo di una cosa semplice una totale tragedia.
"Si, hai ragione. Ora gli rispondo"
Charlotte: Ciao Josh! Molto meglio grazie:) comunque accetto volentieri, ci vediamo alle 17 da Starbucks?!
Ecco fatto, l'avevo mandato.
Ciò che accade dopo quel messaggio è la mia storia.
Una storia strana, davvero strana.

I'm no good without youWhere stories live. Discover now