Capitolo Nove || Cappellaio, cosa nascondi?

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Alice si avvide immediatamente del tono grave e vagamente intimidatorio di Tarrant. Sarebbe stato da mentecatti non accorgersene: gli occhi bicolore del Cappellaio scoccavano scintille minacciose nella sua direzione, le labbra sottili erano serrate in una smorfia ostile, quasi stessero trattenendo a fatica una miriade di imprecazioni rivolte ad Alice stessa.

Nonostante la profonda avversità emanata dalla rigida postura assunta da Tarrant, il cuore di Alice aumentò i battiti, minacciando di sfondarle il petto e uscire allo scoperto una volta per tutte. Le era mancato così tanto il suo amico Cappellaio, non poteva credere di essere finalmente a pochi passi da lui.

Le labbra di Alice si curvarono in un sorriso spontaneo. «Tarrant. Oh, Tarrant.» mormorò in preda all'emozione.

Lui non si mosse, né diede adito di volerla accogliere come avrebbe fatto in una qualsiasi altra occasione. Non sorrise, si limitò a spostare il suo sguardo austero su Nate. Mentre lo faceva, delle profonde occhiaie nere comparvero sotto ai suoi grandi occhi, segno che si stava infuriando. Solo, Alice non ne comprendeva il motivo.

Dopo un lungo istante di silenzio carico di tensione, Tarrant si decise a proferir parola. «Cosa vi conduce da queste parti?» domandò in tono ossequioso, ma non per questo cordiale. Era così freddo, così distaccato...Alice non poteva sopportare un simile trattamento da parte sua. L'avrebbe accettato da chiunque, ma non da Tarrant. Il suo amico Tarrant.

Corrugò la fronte e fece un passo nella sua direzione. «Cosa ti prende, Tarrant? Non ci vediamo da mesi e mi accogli in questo modo barbaro e ostile? Non è da te.»

Il Cappellaio non aveva ancora staccato gli occhi da Nate quando le rispose. «Tu non sai cosa sia da me come io non so cosa sia da te.» replicò enigmaticamente. Tipico di lui.

«Cosa intendi dire, Cappellaio?»

Strinse le labbra, avvilita. «Non ti sono mancata? Perché tu mi sei mancato moltissimo.»

Nate si voltò a scoccarle uno sguardo di fuoco, mentre Bayard, accanto a Tarrant, sussultò. Alice se ne accorse, ma non fece in tempo ad aggiunger altro, perché il Cappellaio, colto probabilmente da un raptus di follia, prese ad esclamare:«Il the! Il the! È l'ora del the! Cosa facciamo qui impalati? Forza, festeggiamo il ritorno della nostra beniamina, Alice!»

Fece un movimento strano con le braccia, dopodiché s'inchinò maldestramente. Alice si sforzò di sorridere, ma continuava ad essere preoccupata. Checché ne dicesse, conosceva bene il Cappellaio Matto e sapeva che stava nascondendo qualcosa. Era come se ce l'avesse con lei, ma non volesse svelarne il motivo e Alice, da sempre contraddistinta da una spiccata curiosità, desiderava venirne a capo.

Mentre Tarrant si avviava attraverso la folta vegetazione, Nate affiancò Alice e indicò la loro anomala guida con un cenno del capo. «Ha qualche rotella fuori posto, immagino.»

Alice annuì freddamente. «Immagini bene. Lui è fatto così.»

«Come può piacerti? È schizzato!»

La fanciulla sgranò gli occhi, cosicché Nate si affrettò a spiegare. «Stava per incenerirmi con quegli occhi da pazzo e un istante dopo ha cominciato a saltellare sul posto, come se fosse improvvisamente felice di vederci!»

«É mio amico.»

«Non sembra dello stesso avviso.»

Dinanzi alla sua occhiata perplessa, si strinse nelle spalle. «Non ti ha minimamente considerata, Alice. Mi è sembrato ben attento a non incrociare i tuoi occhi.»

Alice non disse nulla, incapace di contraddirlo. D'altronde Nate aveva esternato la pura e semplice verità: Tarrant non le aveva prestato la benché minima attenzione, fomentando la tesi secondo la quale ce l'aveva con lei. Ma perché?

«Così...Questo è il Paese delle Meraviglie, eh?» domandò Nate dopo qualche istante di silenzio. Alice annuì.

«Non hai inventato niente...É tutto esattamente come raccontavi.»

«Forza, forza, forza, miei cari amici! Affrettate il passo o arriveremo che il the si sarà già freddato!»

Stufa di quell'atteggiamento fasullo, Alice superò Nate, lasciandolo indietro, e raggiunse il Cappellaio, affiancandolo. Notò che lui le scoccò uno sguardo sospettoso con la coda dell'occhio, ma finse di non notarlo. «Che succede, Tarrant?»

Nessuna risposta da parte del suo interlocutore.

«Cosa nascondi, Cappellaio?» insistette. Dinanzi alla suo ostinato silenzio, la fanciulla si spazientì. Gli afferrò il braccio, cercando di fermarlo, ma Tarrant si divincolò immediatamente con un brusco strattone che la lasciò inebetita. Tuttavia, si riscosse subito e lo attaccò:«Si può sapere perché ti stai comportando in questo modo? Non sembri nemmeno tu!»

I grandi occhi arancione e verde del Cappellaio ebbero un guizzo, dopodiché si assottigliarono, manifestando tutto il rancore che racchiudevano. «Te l'ho già detto, Alice: tu non sai come sono io.»

«Non è vero, ti conosco bene e quest'atteggiamento ostile non è da te!» protestò, sull'orlo di una crisi isterica. Tarrant si limitò a pulirsi con la mano il punto in cui lei l'aveva afferrato, al che Alice perse le staffe. «Oh insomma! Parla, dimmi cosa c'è che non va! Cosa ti ho fatto di male, da indurti a trattarmi in questo modo meschino?»

Il Cappellaio sollevò la testa con uno scatto felino e si avvicinò pericolosamente al suo viso collerico. «Che diavolo ci fai qui, Alice?» mormorò con un tono di voce completamente diverso dal solito, lo stesso che sfoggiava nelle rare occasioni in cui s'infuriava.

Alice si sentì mancare dinanzi quella domanda inaspettata. Esitò un istante, dopodiché sussurrò con un filo di voce:«Io...Sono capitata per caso...»

«Per caso, certo.»

Tarrant si raddrizzò, allontanandosi nuovamente da lei. «Avrei dovuto aspettarmelo.»

Ancora sotto shock, Alice non riuscì ad afferrare il significato delle sue parole e d'altronde non vi badò troppo. Stava pensando ad altro, a qualcosa che la tormentava. «Tu...Non sei contento di vedermi.» disse e non era una domanda. Il Cappellaio piantò i suoi grandi occhi sul suo viso mortificato e non fece una piega.

«Non mi vuoi qui.» aggiunse la fanciulla in tono ferito. Abbassò lo sguardo, concentrandosi sulla punta delle proprie scarpe, quando la mano di Tarrant le afferrò delicatamente il viso e lo costrinse a sollevarsi verso il suo. Quel semplice gesto provocò una scarica di brividi e di emozioni nel corpo di Alice, che tuttavia si sforzò di non darlo a vedere.

Il Cappellaio sorrise e lei pensò - sperò - che avrebbe smentito le sue affermazioni. Così non fu.

«Hai indovinato Alice. Non saresti dovuta tornare a Sottomondo. Non ti ci voglio qui e non sono affatto felice di vederti. Perciò vieni a bere questo maledetto thè e vattene.»

Fece un cenno colmo di odio verso Nate che, a pochi passi da loro, aveva assistito all'intero scontro. «E porta via anche il tuo...Compagno.» aggiunse sprezzante.

Le lasciò il viso e s'incamminò, senza curarsi delle condizioni in cui aveva ridotto il suo cuore.

Alice era basita. Non riusciva a credere che Tarrant si fosse rivolto a lei in quei termini, peraltro senza spiegarne il motivo. Non la voleva lì, era stato chiaro, ma a quanto pareva non era il solo: anche lo Stregatto e Bayard l'avevano ammonita a tal proposito.

La fanciulla finse indifferenza dinanzi allo sguardo indagatore di Nate e si chiese se per caso le due creature l'avessero intimata a non tornare a Sottomondo proprio perché il Cappellaio Matto non ce la voleva.


Buon viaggio a vederci - Ritorno a SottomondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora