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Tristezza.
Ecco cosa mi aveva lasciato quella notte.
Sapevo che non le avrei parlato ancora.
Avevo sprecato l'unica possibilità che avevo per chiederle il suo numero.
Forse perché non volevo, forse perché ... Non sapevo neanche io il perché.
Non so se sarebbe cambiato qualcosa.
Parlare per telefono è facile, ma non è reale.

" Ma perché non ci ho pensato prima? "
Presi un foglio di carta e cominciai a scrivere.
Una lettera.
Inusuale, strano, ma cosa meglio di questa per definire com'ero?
Dopotutto, ero un tipo strano o no?

Cara Asya
Come stai?
Spero che ti sia ripresa da ieri sera.

La penna indugiò.
Non sapevo cos'altro scrivere.
Se le chiedevo di uscire sarebbe stato troppo diretto.

Io sto meglio, il graffio e sparito.
Ho ancora il tuo fazzoletto, te lo posso ridare un giorno di questi se hai tempo.
Ciao
Antony.

Scrissi sul retro della busta il mio numero, la sigillai e spedii la lettera.

"Speriamo bene"

Il giorno dopo il mio cellulare squilló.
Stavo sistemando la parte fuori della casetta.
Pensavo di fare un piccolo pianerottolo prima dell'entrata.
Mi tirai una martellata sul dito quandi sentii il messaggio arrivare.
Strinsi il sito con l'altra mano.
"Porca miseria che male"
Strinsi i denti e estrassi il cellulare dalla tasca.
Il messaggio era stato inviato da un numero non salvato in rubrica.
Il cuore cominciò a battere forte.
Sapevo già di chi era.
Lo aprii.

Ciano Antony, sono Asya.
No, non mi sono ancora ripresa.
Sono felice che tu stia meglio.
Per il fazzoletto ... Se vuoi puoi tenertelo, come ringraziamento per avermi salvato ieri.

In un certo senso ero felicissimo.
"Mi ha regalato il suo fazzoletto di stoffa"
Lo sapevo che non era un pegno d'amore, ma era meglio di niente.
"Ora non ho più scuse per chiedere di trovarci"

Battei un pugno per terra.

"Ora cosa faccio?"

Il telefono squilló di nuovo.
Era di nuovo lei.

Mio padre chiede se un giorno di questi puoi venire a cenare da noi, ha voglia di conoscerti.

"La richiesta viene da suo padre, non da lei"

Un altro squillo.

Mi farebbe piacere.

Guardai il messaggio.
Neanche farlo apposta.

Solo se non disturbo.
Dimmi pure quando ti va bene.

Riposi il cellulare.
Una cena.
Forse stavo sbagliando.
Forse non dovevo avvicinarmi a lei.
Non ero più umano.

Arrivó la risposta.

Se sei libero, anche domani sera.

"Domani"
Cosa dovevo fare domani?
NIENTE!

Se non ho imprevisti volentieri.

A domani Antony.

Non mi sembrava vero.
Non poteva essere vero

Finii di sistemare le assi di legno.
Un colpo.
Il chiodo si impiantò nel legno.
Un altro.
Entrò più in profondità.
Un terzo.
Fissato.

Lasciai cadere il martello per terra e mi ripulii le mani sui pantaloni.
"Questa era l'ultima"

Ordinai tutti gli strumenti.
Lasciai la casetta al tramonto.
"Sta diventando una piccola dimora"

La mattina seguente la dedicai a un po' di esercizio fisico.
Era da un po' di tempo che non ne facevo.
Cominciai con un po' di addomani per poi passare  alle flessioni.
Infine mi aggrappai a un ramo e feci un po' di sollevamenti.

Dei passi.
Fermai l'esercizio è mi misi in ascolto.
Stavano venendo nella mia direzione.
Mi lasciai cadere, atterrando silenziosamente sul muschio.
Mi aquattai.

Lo intravidi.
Era un uomo alto e un po' grassottello.
Aveva una pistola puntata davanti a sé.
Vidi il tatuaggio sul collo.
Un occhio.

Mi nascosi dietro l'albero.

Lui continuò a camminare verso la mia casetta.
"Non osare"

Bussò alla porta.
Naturalmente, nessuno gli aprí.

Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente.

Si girò.

- so che sei qui - disse - fatti vedere-
Non risposi.
Rimasi nascosto.

L'uomo inspirò di nuovo.
Si incamminò verso di me.

- non puoi nasconderti per sempre -

Aveva ragione.
Mi avrebbe trovato.
Tirai fuori il telefono dalla tasca e mandai un messaggio a Devon.

Casetta bosco aiuto

Poi lo chiamai.
Lanciai il telefono alla mia destra.

Subito l'uomo si mosse.

Ne approfitto per cambiare nascondiglio.

Lui prese il telefono e chiuse la chiamata.

Gironzoló per un paio di minuti che parvero ore nei dintorni della mia casetta.

- sei furbo ragazzino - disse - ma non così tanto, perché so che sei qui -
- di certo lo è più di te  - disse una voce maschile, inaspettata.
L'uomo si voltò di scatto.
Uno sparo.
La pistola volò via.
Apparve Devon con un fucile da caccia in mano.

L'uomo rimase immobile.
Lentamente, alzò le mani e incrociò dietro la schiena.

Sgusciai dietro di lui e le legai.

- grazie -
- di cosa? - Chiese Devon afferrando l'uomo è strattonandolo via.

"Ora forse avrò un po'di tempo per sistemarmi per sta sera"

I'm a wolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora