Capitolo 36

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-Buongiorno adorati studenti dell'University College London. Questo freddo venerdì 15 dicembre si prospetta molto impegnativo dal momento che molti di voi inizieranno ad allenarsi duramente per i tornei sportivi collegiali. Vi auguro buona giornata!

Ed ecco l'immancabile messaggio delle 7:50 della preside che spera davvero di trasmettere allegria ed energia positiva ai suoi studenti che hanno tutto tranne che voglia di studiare.

Sono passati diversi giorni dal sabato sera passato in compagnia con Tyler. Diciamo che le cose fra noi vanno piuttosto bene anche se, beh, stiamo insieme da poco tempo. Sì, alla fine abbiamo deciso di provare a vedere come va fra noi, come coppia.

Ho capito che Harry non è la persona giusta per me e, quello che credevo interesse per lui, si è rivelato tutt'altro.

Dopo quel giorno che venne a fare quattro chiacchiere con me nel giardino della scuola, non abbiamo avuto più modo di parlare. Più che altro nessuno dei due ha cercato l'altro. Il massimo è stato sfiorarci fra i corridoi o scambiarci degli sguardi in mensa, magari durante un mio abbraccio con Tyler o cose simili sempre in sua compagnia.

Mi faccio spazio con il mio librone da novecento pagine di diritto fra le miriadi di ragazzi in corridoio, intenti a parlottare o scherzare prima del suono più odiato dagli studenti del pianeta: la campanella.

Ritorno finalmente a respirare dopo aver superato il punto più affollato, ossia la zona del bar. Pur tuttavia, sento improvvisamente una forte presa sul mio avambraccio destro, presa che mi fa bloccare immediatamente.

-Signorina, dove crede di andare?

Sorrido istintivamente alla vista del castano di fronte a me, per poi dargli un veloce bacio sulle sue labbra che sanno di caffè.

-Uhm, caffè di prima mattina?
Gli chiedo, continuando a guardare nei suoi occhi scuri.

-Beh, quello ci vuole sempre per affrontare una giornata scolastica, no?
Mi risponde, mettendomi un braccio sulle spalle mentre ci incamminiamo verso l'aula dove mi aspetta il professor Carter.

-Alla fine a che ora hai gli allenamenti?

-Doveva essere oggi alle 10 ma hanno deciso di spostare tutto ad oggi pomeriggio alle 17 davanti il campo da calcio. Verrai a dare un'occhiata?

-Beh, in teoria, dovrei incontrarmi con le ragazze della squadra alle 15, anche se non sono poi così convinta di andarci a causa delle mie grandi capacità. Se non perderò molto tempo nello spogliatoio, verrò.
Gli rispondo, appoggiando la testa sulla sua spalla.

-Non dire così: sbagliando si impara. Dai, mostra l'anima pallavolista che c'è in te!
Mi incoraggia, iniziando a fare qualcosa che non avrebbe mai dovuto fare: il solletico. Odio quando lo fanno non perché rido senza mai smettere ma per il modo in cui lo faccio: è troppo strano da poterlo descrivere.

-Tyler, smettila, ti prego!
Riesco a dire fra una risata e un'altra, cercando di scappare da lui.

-Okay, va bene, la smetto.
Si blocca il ragazzo, continuando a ridere.

-Non farlo mai più, hai capito?
Gli chiedo fingendomi arrabbiata, dandogli uno schiaffo scherzoso sul braccio.

-Uhm, e allora dammi un bacio.
Mi dice con aria di sfida, avvicinandosi sempre di poi al mio viso.

Mi avvicino così al suo viso perfetto, afferrandoglielo e appoggiando le labbra su una sua guancia con un accenno leggero di barba scura, solleticandomi la bocca.

-Forse è meglio che vada, il professore di matematica mi sta aspettando.
Guarda il suo polso circondato dall'orologio che abbiamo preso insieme l'altra sera.

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