15. Vita comune

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La sveglia suona sempre allo stesso orario, alle sei e quarantacinque. Nonostante quella mattina sia domenica. Ovviamente mi sono dimenticato di toglierla e cerco di spegnerla il più velocemente possibile, ma la sveglia cade per terra, facendo ancora più frastuono. Sospiro. È in momenti come questi che rimpiango la mia vecchia velocità e riflessi da vampiro.

Raccolgo la sveglia e la spengo, mentre Helen accanto a me si lamenta. "Niall?".

"Ssh, torna a dormire, babe. Mi dispiace" cerco di rassicurarla.

Lei si accoccola con la testa sul mio petto e io l'avvolgo con le braccia d'istinto.

Torno a dormire, ma passa a malapena mezz'ora prima che i miei occhi si aprano di nuovo. Per una nuova ragione, ovviamente: il rumore di passi frettolosi lungo il corridoio, che si arrestano di colpo davanti alla nostra porta.

Quando essa si apre, io chiudo di nuovo gli occhi, fingendo comunque di dormire e cercando di non ridere. È troppo presto per tutti a quell'ora di domenica, ma se mia figlia vuole svegliarci come le piace fare sempre, io sicuramente non le avrei tolto quella gioia.

"Papà. Mamma". La nostra bambina di cinque anni si ferma di fianco al nostro letto e non ottenendo risposta, ci sale direttamente sopra, facendosi spazio tra i nostri corpi. "Papà. Mamma. Sveglia!" ripete. "È mattina".

Helen geme soltanto, perché no, non è ancora mattina. Io apro finalmente gli occhi, fingendo uno sbadiglio. "Buongiorno, amore mio" dico e lei mi guarda.

Quasi squittisce per la felicità. "Giorno, papà" dice, sporgendosi in avanti per baciarmi il viso e abbracciarmi. La stringo tra le mie braccia, mentre Helen si gira dall'altra parte.

"Non pensi che sia un po' presto, Louise?" chiedo a mia figlia e lei ridacchia, scuotendo la testa.

"La mamma mi ha promesso di fare i pancakes oggi" si lagna, poggiando la testa nell'incavo del mio collo.

"Che ne dici se stiamo un po' qui a riposarci e poi scendiamo di sotto a cuocerli?".

Mia figlia acconsente, ma quella pace dura veramente poco, perché inizia a sbuffare e a sospirare scontenta, ancor prima che io abbia chiuso gli occhi.

Di tornare a dormire proprio non ne ha voglia.

Mi sollevo senza lasciarla andare. "Va bene. Andiamo a preparare la colazione, mentre la mamma dorme ancora un po'" dico, sistemandomi mia figlia in braccio, che è vispissima anche a quell'orario. Da chi ha preso non ne ho idea. Forse è per via del nome.

Sistemo Louise sullo sgabello, ma lei si lamenta. "No, papà, voglio aiutarti".
Così mi ritrovo a preparare la colazione con una bambina in braccio o quando mi servono entrambe le mani, seduta sul ripiano accanto a me.

Louise parla di tutto, di eventi della settimana che le sono scussessi a scuola, di cosa vorrebbe fare oggi e qualsiasi altra cosa gli passi per la testa.

Mangiamo tranquillamente la nostra colazione mentre di mia moglie non c'è neanche l'ombra. Sarà stata davvero stanca dopo tutta la settimana.

"Andiamo a guardare i cartoni?" chiedo, mentre poso i piatti sporchi nel lavello e lascio il resto del cibo per Helen da parte.

Louise allunga le braccia per essere raccolta e io l'accontento. Non la priverai mai di essere coccolata da me.

Ci sediamo sul divano ed ecco la proposta che mi fa tutte le mattine: "Papà, mi racconti la storia?".

Ovviamente è LA storia, perché è soltanto una quella che ama davvero. Quella sui vampiri e i lupi mannari e di come gli eredi al trono delle stirpi si siano innamorati. Mi chiede di raccontargliela centinaia di volte alla settimana e lei non se ne stanca mai.
Per di più lo zio Zayn le ha inviato un grosso libro che la racconta e lei lo sfoglia guardando le immagini e cerca di leggerlo per quanto riesca, tutte le volte che io o Helen non siamo con lei per raccontarglielo.

Sorrido. "Certo, piccola". E così inizio: "C'era una volta...".

-

Mi rigiro sul letto e apro gli occhi. Nessuno è nella stanza e ringrazio mio marito per avermi fatta dormire di più. Lavorare come segretaria in una grande azienda non è poi così facile come sembra. Soprattutto quando hai orari ingestibili.

Grazie a dio c'è Niall, che con il suo lavoro da bibliotecario, riesce ad avere più tempo per nostra figlia.

Mi stiracchio e mi alzo, scendendo al piano di sotto. Posso sentire le voci degli essere più importanti della mia vita, la mia famiglia, parlottare nel salotto.

Prendo la posta appena fuori dalla porta come tutte le mattine.
C'è una cartolina di Harry, che come ogni mese ci informa di dove si trova e che sta bene. Sta girovagando per il mondo ormai da anni, cercando di ritrovare la sua pace e tornando a casa raramente.

Tra la posta c'è anche una foto con conseguente lettera di Zayn e Liam, che abitano ancora al limitare del bosco, insieme. Quei due fanno tutto insieme. Sono inseparabili.
Vengono a cena da noi ogni due settimane e ogni volta noi attendiamo soltanto che ci annuncino del loro matrimonio.

Dopo anni da umani e da vita comune a cui ci siamo abituati, stiamo bene e cerchiamo di goderci quest'unica possibilità di vivere che abbiamo.

Raggiungo Niall e Louise in salotto. Non si accorgono di me, tanto intenti a raccontare e commentare la storia.

Li guardo sorridendo e mi avvicino solo per dare loro il buongiorno e baciare la testa di entrambi.

"Continuate pure" li esorto e anche io mi sistemo con loro, posticipando la colazione e preferendo le coccole sul divano con loro.

Niall sta raccontando la storia. Per Louise è soltanto la favola più bella. Per noi è il nostro passato. La nostra storia, che non rimpiangiamo, ma che sicuramente non dimentichiamo.


Angolo dell'autrice: E saaalve, miei lettori. Scrivo un piccolo angoletto, dato che siamo giunti (e direi finalmente dato quanto ci ho messo con questa storia eeehm) anche alla fine di questo piccolo mondo di vampiri e lupi.
Ringrazio molto tutti coloro che hanno letto, apprezzato, votato e commentato.
Buon weekend e alla prossima!
-MANU


Repulsione Attrattiva ◎Niall Horan◎Where stories live. Discover now