For the rest of your life

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È cominciato tutto dalla sua voce allarmata che mi chiamava dal piano di sopra. Non credevo di aver mai corso così tanto in vita mia, mentre lo raggiungevo su per le scale. L'ho trovato seduto in mezzo al letto, sbatteva convulsamente le palpebre e le sue mani arpionavano con forza il lenzuolo sfatto.

- John! - Ho detto precipitandomi sul letto e incorniciandogli il viso con le mani. Fissava il vuoto, era perso a guardare la parete di fronte a sé. - John guardami! - Aveva gli incubi a volte, ultimamente erano di più. Gli avevo anche proposto di dormire al piano di sotto, così che se avesse avuto qualche problema avrebbe potuto raggiungermi senza alcun sforzo di utilizzare le scale. Ma lui non voleva. Diceva che non sarebbe stata una rampa di scale a distruggerlo.

- Non posso! - Ha esclamato mentre vedevo i suoi occhi che pian piano si inumidivano. Poi, senza tregua, le sue lacrime hanno cominciato a rigare le sue guance morbide, raggiungendo e bagnando le mie dita che avevano affievolito la presa sul suo viso spaventato, esausto e scioccato.

- Sì che puoi, John. - Ha scosso la testa e si è aggrappato alla mia spalla come alla ricerca di un qualche sostegno, sia fisico che morale. Aveva così tanta paura da non riuscire a dire una sola parola. Aveva passato una notte tranquilla, non mi aspettavo tutto quello.

- No, invece. -

- Perché no? - Ho chiesto allarmato, mentre facevo in modo che il suo viso fosse rivolto verso il mio... ma ciò che ho ricevuto in cambio è stato uno sguardo vuoto, perso.

- Non ci vedo. -




Adesso sono seduto qui, in una sala d'aspetto. Accanto a me c'è Mycroft, che quando ha sentito la mia voce preoccupata al telefono, non ha esitato a raggiungermi. Tiene le gambe accavallate e si appoggia con entrambe le mani al manico del suo ombrello nero. Fissa un punto indefinito di fronte a lui. Sta pensando, e anche se non lo ammetterebbe mai, anche lui è preoccupato.

I medici e gli infermieri ci passano davanti in continuazione, ma io non vedo altro che ombre. I medici avevano detto che ci sarebbe stato qualche problema alla vista, pensavo ad un semplice offuscamento.

Mycroft mi lancia qualche occhiata ogni tanto, ma io non smetto di distogliere la mia attenzione dalle mattonelle bianche di ceramica.

Passano minuti, forse anche più di un'ora. Mi è sembrata un'eternità e l'unica cosa a cui riesco a pensare è che voglio sapere. Odio non sapere. Certo non mi aspetto che data la situazione le cose si risolvano subito, ma voglio almeno che non sia nulla di grave.

- Signor Holmes? - Il medico ci raggiunge, facendoci distogliere lo sguardo dai punti indefiniti che non smettevamo di fissare. Mi alzo immediatamente.

- Come sta? - Mycroft è rimasto seduto e ci guarda dal suo posto, senza cambiare di un minimo il suo portamento altezzoso e snob.

- Beh... sa bene come è la situazione già da tempo, e temo che questo nuovo sintomo non sia nulla di buono. La cecità è molto rara in questi casi, e se sopraggiunge allora sta a significare che la terapia non sta funzionando come si deve. - A quel punto Mycroft si alza e mi affianca, lasciando perdere tutto il suo orgoglio e cercando di fare la parte del bravo fratello maggiore.

- La prego, arrivi dritto al punto. Non faccia giri di parole, odio i giri di parole stupidi e senza senso. - Il medico sbatte più volte le palpebre, stupito dalla mia reazione. A quanto pare in pochi reagiscono così. La paura e la preoccupazione per la maggior parte degli esseri umani veniva espressa con il pianto, con la disperazione. Io facevo parte di quella minima percentuale che si arrabbiava con tutto e tutti, includendo anche individui che nella faccenda non c'entravano nulla.

For the rest of your lifeWhere stories live. Discover now