Capitolo 3: Il testa di cazzo

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Per la prima volta da quando era entrato nella stanza, alzò lo sguardo verso di me. Istantaneamente il suo sorriso svanì. Cominciò ad esaminarmi in una maniera piuttosto strana. Da stupida come sono, le mie guance diventarono rosse, talmente rosse che se ci avessi poggiato una mano, ti assicuro che sarebbe bruciata.

Dopo un momento di contemplazione, riuscii a capire perché mi guardava in quel modo. Come se una lampadina si fosse improvvisamente accesa nella mia mente, capii che cercava di capire chi fossi e dove mi aveva già vista.

Si genio, vado nella tua stessa scuola e siamo nella stessa classe di Inglese e tu ancora non sai chi sono. Sei un idiota.

Avevo voglia di urlargli e dirgli che era un idiota egocentrico – naturalmente, viste le circostanze, non dissi niente. Non è che pretendevo che lui conoscesse per forza il mio nome, ma avevamo frequentato la stessa scuola per minimo cinque anni e ancora non mi riconosceva.

Sapevo di non essere popolare, ma non credevo di essere letteralmente invisibile.

Dopo circa cinque secondi passati a scrutarmi il viso – che intanto aveva cominciato a bollire – girò lo sguardo da un’altra parte mentre io lo guardavo ancora. Dannazione, dovevo essere io quella che girava lo sguardo per prima. Lo stavo fissando da troppo tempo? Forse aveva pensato che fossi una sorta di mostro/maniaca sfigata troppo fiera per tirarsi indietro.

<<è una fortuna averti conosciuta>> mi disse cercando di rispettarmi il più possibile visto che si trovava di fronte ai miei genitori, senza nemmeno guardarmi. Ero sicura che pensasse che fossi una maniaca.

<<scusatemi ma sono molto stanco quindi andrò a dormire. Buona notte>> ci disse, sollevandomi: almeno non si sarebbe trovato nella mia stessa stanza, non volevo essere così tesa.

River si alzò dal divano, lasciando un bozzo sul divano, che grazie alle leggi della fisica, tornarono dopo poco alla normalità. Poi scomparve attraverso la porta del salone. Si capiva benissimo che la sua camminata e la sua compostezza era caratterizzata da una forte sicurezza in sé stesso: come faceva?

Teneva le mani in tasca per dimostrare la sua sicurezza, ma nonostante questo guardava a terra. Il suo comportamento era quello tipico di un ragazzo ricco.

Una parte di me era felice che se ne stesse andando, all’altra parte di me invece gli dispiaceva di non averlo più nello stesso posto; l’aura che irradia è indescrivibile. Nessuno può negarlo, neanche io.

River è una di quelle persone che fanno tutto perfettamente – camminare, parlare, studiare, anche solo essere un umano. È una di quelle persone che potresti guardare per ore e ore.

L’aspetto non è niente, lui è un cretino dentro.

<<River, potresti accompagnare Lea nella stanza degli ospiti visto che è sulla tua strada?>> Chiese Brenda a River, bloccandolo. il mio cuore precipitò a terra, poi rimbalzò indietro e tornò nel suo posto.

Porca miseria. Se prima le mie guance bollivano, in quel momento stavano bruciando tra le fiamme.

Se avessi avuto una bolla insonorizzata intorno a me, avrei cominciato ad urlare con tutto il fiato che avevo in gola sparando le maledizioni più terribili. Istintivamente, il mio battito cardiaco si precipitò ad una velocità che sono sicura fosse sana, e cominciai a sentire le vertigini. Se il mio cuore non fosse stato bloccato dalle ossa, credo che sarebbe stato felice di scappare via da me.

Lea, guai se svieni!

Se continuava così il mio cuore mi sarebbe uscito fuori dalla bocca.

Mr Popular and I - Versione in ItalianoWhere stories live. Discover now