5 Federico

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Mi concentrai sul rumore degli zoccoli di Zaornbet sul terreno, e contai le falcate. Gli girai la testa a sinistra, indirizzandolo verso l'oxer giallo e azzurro, e il cavallo, non appena vide l'ostacolo, accellerò drizzando le orecchie. Lo lasciai fare seguendo il suo movimento, aderendo il più possibile alla sella. Quattro falcate, tre, due, uno... le possenti zampe dell'animale ci portarono a volare sopra la massiccia barriera. Mi alzai sulle staffe sporgendomi in avanti, lasciandogli un po' di redini. Amavo la sensazione che mi invadeva le viscere ogni volta che saltavo. Dimenticavo tutto, e, per un attimo, c'eravamo solo io e Zaorn, da soli, sospesi nel vuoto, con il tempo che si fermava; qualche secondo, che durava minuti o ore, non sa dirlo con certezza. Non c'è passato, né futuro: solo il presente. Mi dava l'impressone di essere libero. L'impatto degli anteriori del cavallo col terreno mi riportò alla realtà. Subito dopo arrivò il famigliare movimento degli arti posteriori che scalciano l'aria. Mi venne in mente la prima volta che lo montai: non conoscevo questa sua caratteristica allora, e rimasi subito sorpreso da quel che faceva ogni volta che toccava terra dopo un salto. Nonostante le sgroppate, sentii subito che c'era qualcosa che ci univa, e decisi all'istante che era lui il cavallo che cercavo e che avrei comprato. Anzi furono proprio le sgroppate a convincermi: quell'animale aveva il mio stesso animo ferito e aveva bisogno di sfogarsi, e io lo capii perfettamente. -Dovresti togliergli quel vizio Fede, non è elegante.-  Mi rimproverò Anna, guardandomi dal centro del campo. -Ma io non voglio essere elegante.-  ribattei sfoderando un sorriso beffardo. Ecco che mi sono rimesso la maschera. L'istruttrice alzò gli occhi al cielo, ma scorsi una scintilla di affetto, che subito mi allontanò dai pensieri lugubri che stavano accompagnando la mia giornata.

Tolsi i piedi dalle staffe e mi lasciai scivolare a terra. Feci passare le redini sopra la testa del mio cavallo, e me le legai al braccio. -Sei stato bravissimo.-  Gli diedi una carezza e uno zuccherino.     -Sei il solito esibizionista.-  disse Dylan con una risata affiancandomi con Karakas, il suo stallone morello. -Chi vuoi acchiappare adesso?-   indicò un gruppo di ragazze che era rimasto a guardare la lezione.  -Ma smettila, sei solo geloso.-  risposi ridendo, ignorando completamente le ragazze. -Io? E chi ti dice che non si sono fermate a vedere me?-   ribatté assumendo un'espressione altezzosa. -Hai ragione, hai ragione.-   alzai le mani in segno di resa. -Allora ti faccio la stessa domanda: chi vuoi acchiappare?-  continuai mollando il sottopancia di Zaorn. Dylan lanciò una rapida occhiata al gruppetto. -Mh.. direi nessuna.-  fece spallucce tirando su le staffe della sua sella. Sorrisi, anche se lui non mi poteva vedere. -Immaginavo. Beh quando troverai qualcuna all'altezza dei tuoi gusti fammi sapere.-  lo presi in giro, avviandomi verso le scuderie. -Idiota..-   commentò lui amichevolmente, seguendomi. 

Dopo aver lasciato Zaorn nel box, andai al mio bungalow per farmi una doccia veloce e per cambiarmi. Dopodiché mi diressi verso la mensa per consumare il solito pasto veloce. Non amo stare in mezzo alle persone; le uniche di cui gradisco la compagnia sono i miei migliori amici, Dylan e Michele. Appena misi piede nella stanza, una piccola figura mi venne addosso. Abbassai lo sguardo per incontrare gli stessi occhi profondi che il giorno prima mi ero ritrovato a fissare.    -Ancora tu! Sei sicura di vederci bene?-  Esclamai infastidito, incrociando le braccia al petto. La ragazzina fece una smorfia di insofferenza. -Sei tu che mi sei venuto addosso! Comunque potresti essere un pochino più gentile con le persone. Non lo faccio per hobby di andare addosso alla gente.-   Ribatté irritata, iniziando a mostrare i tratti di un carattere ribelle. -Non prendo ordini da una mocciosa, mi dispiace.-  La superai senza darle il tempo di rispondermi. Per quanto mi desse fastidio ricevere comandi da qualcuno, pronunciai quella frase controvoglia, quasi costringendomi, e questo mi preoccupò. Solitamente mi piaceva discutere con quel tipo di persone: appena li contraddicevi o dicevi loro qualcosa, si infiammavano, e stare ad ascoltare le loro reazioni mi aveva sempre divertito. Non mi era mai importato veramente di quello che dicevo agli altri, eppure sapevo benissimo quanto potere potevano avere le parole, sia per ferire che per curare; l'avevo provato fin troppe volte sulla mia stessa pelle.

-Allora, quest'anno obbiettivo Nazionali?-  La voce di Michele mi strappò via dai miei pensieri.      -Come?-  Chiesi alzando la testa nella sua direzione. -Dicevo: obbiettivo Nazionali? Stai diventando distratto eh? Una ragazza?-  Chiese con un ghigno. Scossi la testa per allontanare l'immagine di quella ragazzina dagli occhi grigi e la spiacevole sensazione che continuava a perseguitarmi. -No, nessuna ragazza. Come hai detto, sono concentrato sui Nazionali. Mi sto preparando per la provinciale della prossima settimana.-  Risposi ignorando completamente ciò a cui aveva ammiccato il mio amico. -Non hai bisogno di preparati. Sai benissimo che vincerai, è inutile che fai il modesto.-  Disse Dylan ridendo. Sorrisi appena. -Preferisci che vada in giro a vantarmi? Ti accontento subito se vuoi.-    -No, no, no, va benissimo così.-  Rimediò subito allarmato. Feci una finta espressione di delusione. -Uhm, peccato. Ero già pronto.-   Feci spallucce. -Comunque, mi aiuta a entrare nell'atmosfera 'gara' e  Zaorn capisce che si sta avvicinando un'evento importante.-  Guardai l'ora. -A proposito: ho allenamento di cross tra un'oretta. Vado a studiarmi il percorso, Anna vuole fare una prova ufficiale.-  Mi alzai senza neanche aver finito il pasto e uscii velocemente dalla mensa. Avevo bisogno di stare da solo.

Sguardo alto, talloni bassi.Where stories live. Discover now