Capitolo 1

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Le parole mi arrivavano distrattamente all'orecchio, ma non le recepivo. Cioè, sentivo la voce dell'insegnante, la percepivo come monotona, ma non stavo seguendo il discorso, ero completamente concentrata su altro: a volte mi capitava di avere dei momenti di vuoto, in cui mi estraniavo parzialmente dalla realtà, immersa in pensieri di cui poi perdevo il filo e non ricordavo il contenuto. Battei tre volte le palpebre, lentamente, e all'ultimo battito fu come se mi svegliassi da uno stato ipnotico; mi guardai attorno, nessuno si era accorto di niente, nemmeno Roberta che stava affianco a me e che era intenta a prendere appunti. 

Certo che faceva strano vedere quella ragazza così presa a scrivere, a quanto pare il rischio di prendere un debito l'anno prima le aveva fatto venir voglia di seguire di più le lezioni... anche se mai avrei pensato che potesse stare così attenta durante l'ora di matematica, dato il prof che ci ritrovavamo. Spostai gli occhi su di lui, e subito dopo sulla lavagna dietro: niente di ché alla fine, tutte formule che ci aveva già dato, probabilmente qualcuna gli aveva chiesto di rispiegarle in vista del compito. 

Per scrupolo, mi decisi a sbirciare sul foglio su cui stava scrivendo con tanto impegno Roberta, pensando che magari mi ero persa dei nuovi passaggi... sorrisi subito involontariamente. Altro che formule ed equazioni, quella stava scrivendo il testo di una canzone! Non mi trattenni e le dissi: "Rob, certo che la spiegazione ti sta prendendo proprio tanto oggi, eh, non la smetti di scrivere!". Si girò e mi guardò dritto negli occhi, corrugò la fronte, strinse gli occhi un po' a fessura e tenne la bocca semiaperta in quella che ormai avevo imparato ad associare alla sua espressione "sto facendo di finta di prendermela e di non aver capito che scherzi"; poi rilassò i muscoli facciali e si mise a ridere indicando il mio foglio di matematica: "almeno io scrivo qualcosa di sensato". 

Seguii con lo sguardo la direzione del suo dito e mi resi conto che, sotto agli esercizi di mercoledì scorso, avevo scarabocchiato una qualche specie di figura geometrica non meglio identificata, una specie di quadrato con le diagonali segnate e con un cerchio all'interno. Scossi leggermente il capo, chiusi gli occhi a fessura cercando di imitare la mimica facciale di Roberta, e spostai lentamente lo sguardo dal foglio fino ai suoi occhi, mantenendo l'espressione per ben due secondi. Poi scoppiammo a ridere sonoramente, facendoci addirittura richiamare dal professore... solo che questo ci fece ridere ancora di più, e più cercavamo di trattenerci, più poi ci guardavamo a vicenda e continuavamo a ridere. 

Fortuna che durante le ore di Tanelli, più o meno tutta la classe faceva casino, quindi il prof ci lasciò perdere velocemente e si mise a richiamare altre quattro ragazze dalla parte opposta dell'aula.

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