Prologo

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Terremoto della carne, fremiti violenti che si diramano fino alle ossa. Le pareti si distorcono, crollano lente sopra le mie spalle ricurve su di lei che giace supina sulle gelide piastrelle. Tra le mie labbra salate singulti violenti sferzano l'aria, si uniscono ai suoi gemiti di dolore che feroci arpionano i miei timpani.

«Mamma» un soffio tagliente tra le corde vocali, sospiri rigonfi di panico a scuotermi il petto «Non lasciarmi» i miei occhi brucianti di lacrime immobili sul suo viso etereo dai contorni sempre più sfumati.

I polmoni bramano un filo d'aria, le palpebre si abbandonano esauste, lasciandomi inondare dal buio. Il dolore diviene gocce salate che mi solcano il viso disegnato dal tormento; la testa spera che sia solo un brutto sogno.
E mentre prego che sia così, i suoi rantoli deboli tingono la mia pelle di brividi, il cuore preme furioso contro le costole: vuole spezzarle, scappare via da questa carne che l'ha azzannato troppe volte lasciandolo a brandelli. Ed io sono stanca, non ho più la forza di rammendarlo. I pezzi sono ormai logorati, le dita spezzate.

Il tempo smette di scorrere, intrappolandomi nella sua rete intessuta di filo spinato. E dopo un'infinità di sospiri, trovo il coraggio.
Le ciglia si sollevano incerte, il sipario si riapre, l'immagine è più chiara.
Non è un incubo.
È peggio.
È la realtà.

Il suo corpo è ancora qui, riverso sul pavimento accanto al mio accartocciato su se stesso; la chiazza rossa sempre più evidente sul cotone chiaro della maglietta che indossa. Il sangue sgorga, macchia, si prende tutto senza pietà perché questa vita per me, pietà non ne ha avuta.

«Mamma» quel nome mi scivola dalla bocca tremante, lo sguardo cerca il suo che resta fisso verso il cielo celato da troppo cemento «Ti prego resisti» biascico, stringendole la mano con forza, come se potessi trattenerla qui con questo semplice gesto «I soccorsi stanno arrivando...» un respiro, la trepidante speranza che qualcuno entri da quella porta «Starai meglio... tu devi stare meglio, io non sono niente senza di te, io non vivo senza di te!» le parole bucano l'aria, il mio viso afflitto si abbandona sul suo petto: la mia ancora, il mio rifugio dalla tempesta che ci ha travolto per troppo tempo. E lo sento il suo tiepido chiarore, quel profumo tenue che è la mia casa vagamente, il mio tutto.

Non andare via.
Non lasciarmi qui.
Ti prego.

Uno spostamento d'aria brusco, il mio viso che si solleva sentendo un flebile movimento delle sue dita sulla mia mano. I nostri occhi si scontrano, si parlano in un linguaggio privo di parole ma colmo d'amore.
Ogni mio muscolo trema, si unisce al suo corpo scosso da continui spasmi: pugnalate al centro del mio petto.

Le ciglia sbattono impercettibili, contornano quel miele che mi guarda con dolcezza, sciogliendosi nel mio mare in burrasca. Le labbra cianotiche si muovono lente, vogliono parlare, ma le sillabe restano incastrate in gola, solo crepitii le attraversano feroci.

«No» un sussurro strozzato dalla paura, le costole incrinate sotto il peso di colpi violenti del mio cuore  «Non ti sforzare... stanno arrivando..» parole spaccate da singhiozzi che riecheggiano ovattati tra i mie timpani. I suoi occhi dentro i miei, attimi sospesi come lapilli prima di toccare terra. Infuocati, spietati.

«Tu..» refoli convulsi, i suoi lineamenti contratti dalla sofferenza che li tinge con le sue sfumature più macabre «Non lasciarti andare..» un alito sommesso, quel bisogno di trovare la forza per dare vigore alle parole «Vivi..» pupille ferme sulle mie, il suo sguardo carezzevole che mi vibra addosso velato dalla necessità di sapere che la sto ascoltando.

Ed io pietrificata dal dolore: il gelo nelle arterie, lacrime terse a graffiarmi il viso esangue.

«No..» sibilo tremante, perdendomi nelle sue iridi, specchio del mio riflesso: una marionetta colma di crepe, marchi di un vissuto che non potrò mai cancellare. E di questo corpo di pezza eri solo tu la forza, quelle mani che hanno cucito con fili di seta colorata ogni squarcio, riempito con polvere di stelle i miei spacchi.

Ho paura anch'ioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora