9. Verso casa tua

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La informai <<Adesso andiamo a casa tua>> le passo le chiavi ed il gioco è fatto . Dopo ciò che è avvenuto non osa andarmi contro, così mi asseconda,  cerca di ignorarmi e si concentra al massimo sui miei ordini,e fin qui c'ero arrivato.

Ma cosa pensasse proprio non sò, feci un versaccio che conteneva tutta la mia frustrazione. Fissati poi la ragazza nell'insieme ((cercai di farmi un quadro generale della situazione,)) guardandola così sembra abbastanza in forma,le sue mani stavano entrambe al volante e vidi immediatamente che quella ragazza si mangia le unghie, per il resto nessun segno particolare, ne tatuaggi ne braccialetti o collane, una ragazza anonima.

Per averla trovata in giro a quest'ora probabilmente è stata ad una festa o qualcosa del genere, è piccoletta rispetto a me, allungo il collo e mi sento ridicolo, e tutto per scoprire che quegli stivaletti non sono i tacchi che mi immaginavo, secondo me ha 23- 25 anni, ma forse esagero, saranno gli occhiali che la invecchiano?

La pelle è perfetta, ci siamo fissati prima, ed il suo visino non è male; un po mi somiglia pure, insomma, non dico che è pallida come me, ma sicuramente non è un amante delle passeggiate sotto il sole.

Cosa posso dire di lei? Piccoletta, tenace, con l'aria da saputella anche se probabilmente è tutto merito degli occhiali, ed in più senza farsi troppi scrupoli che fa? Cerca di ammazzarmi.

Che tipa. Mi perdo in direzione della sua figura mentre cerca di guidare il più fluidamente possibile, stiamo tornando indietro, verso casa sua, e mentre la osservo è veramente troppo evidente che non si è proprio truccata, insomma, è troppo pallida, ma che problemi ha? Va a una festa e manco si trucca? È proprio matta.

Ma ne sapevo tanto quanto prima, così indagai mantenendo un tono neutro per non agitare ne lei ne me <<Allora, sei felice di avermi come ospite?>> Canzonai divertiro col mio incurabile sorriso da maniaco

Rimase silenziosa così la sollecitati << Che c'è, il gatto ti ha mangiato la lingua, o aspetti che te la taglio io?>> Assaporai le mie parole, e poi avvertì un senso di svuotamento mentre realizzavo che non ho più il coltello, comincio una lenta apatia per la separazione, ne sento il buco, sono menomato.

Lei mi parlò con un filo di voce, un pizzico autoritario <<Io emh, credevo fosse una domanda retorica>>

Il viaggio era insopportabile, finalmente qualcuno con cui poter scambiare due parole e invece lei mi ignora, che due maroni, possibile che debba star qui a tirarle fuori altre due parole con le pinze? <<Parla con me, ora.>>

Tutto in lei è avverso, le si stanno ritorcendo le budella dalla pressione a cui è sottoposta.

Cerca di scaricare la tensione, e dopo aver voltato l'angolo si concentra su cosa dirmi.

Così mi concesse una frase semplice che conteneva almeno alcuni, o forse solo uno dei suoi dubbi.
<<Non capisco, se vuoi cambiare città, perché tornare indietro?>>

Già, perché? Perche non so dove andare, non sono abituato ai viaggi in auto, di solito il primo buco scuro che trovo lo ribattezzo  come casa mia, ma così.. Qui è tutta strada e centri abitati, non posso, non sono capace a fare così, ecco perché per ora non cambio città. Poi devo ucciderla, ma non ho lo strumento di tortura, poi sta per arrivare giorno, mi cercheranno e non so dove andare, o meglio devo tornare a casa ma lei? Prima le prometto che non la ucciderò ma devo farlo, devo pensare. Di solito non ho di questo problemi, seguo la mia routine notturna e basta. In più non mi va neppure di perdere qualcuno di carino, e vivo, e insomma qualcuno con cui parlare, basta libri e basta con la mia fervida immaginazione; sono stanco, sono solo, voglio un po di calore umano, è il mio desiderio di natale, okay, so che non siamo a natale, ma andiamo, anche degli assassini psicopatici si meritano una gioia.

Ma di sicuro questo non lo lascio uscire dalla mia bocca quindi sentenziai <<Comunque non mi hai detto se sei felice di avermi come ospite>> sono sempre troppo brusco nei miei modi fare e dire, c'è sempre un brivido animalesco che mo spinge a strozzarla, e sono certo che lei lo avverta, lei si guarda attorno disperata, ma non vede nessuno, siamo soli, ammise tutto con estrema amarezza <<Io non sono felice, sembro felice? Io voglio solo una cosa>> Ribattei accanto al suo collo all'istante, e la voglia di uccidere si faceva sempre più necssaria<<Peccato che sia in netto contrasto con l'unica cosa che voglio io>>. Mi fermai, non dovevo cedere, non voglio rimanere solo di nuovo. Ero dispiaciuto, come potevo sperare in lei? cadde il silenzio. Fece la rotonda che prima ci aveva quasi ammazzato e poi , sorprendentemente continuò a parlare con me.

I Pensieri di Jeff The KillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora