Polvere

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Non c'era proprio nulla all'orizzonte - né speranze, né disperazione. Un vasto deserto popolato solo da fantasmi. Chi concentrava l'attenzione lontano, al di là della solita cerchia, veniva  accecato da un bagliore: ma la fonte da cui si sprigionava era pallida e fredda, come quando il ghiaccio riverbera la luce del sole. Non c'erano progetti concreti, né solide architetture, né motti, slogan o proverbi cui aggrapparsi, nulla di cui andare fieri, né di cui vergognarsi, tranne l'età, quella, verde e tenera, di chi si spaventa forse troppo presto. Così l'unica via per uccidere il tempo rimanevano il gioco, il cinema, la conversazione. Non però filosofica, né letteraria. Al limite, un dialogo fra elementi attigui della grande Tavola umana, tessere gemelle di un puzzle che le respingeva in coppia senza neppure aver loro prima offerto la possibilità di cercare l'incastro adatto o di misurarsi.

Nella sconfinata landa che si era presentata ai quattro come unico scenario all'indomani degli esami finali al liceo si disputava una partita fasulla, come su scacchiere senza regole. Un gioco a rimpiattino dove a vincere non era mai nessuno. L'energia consumata lungo tutti quei finti inseguimenti, quelle brevissime fiammate di speranza, aleggiava da qualche parte come un fuoco fatuo. E chi osava contemplare la cenere rimasta aveva un coraggio così grande da potersi considerare un eroe, il reduce dall'unica Odissea mai amata dal gruppo, quella della vita quotidiana che li consumava e faceva poco a poco scendere nella clessidra tutti i più preziosi momenti di una vita appena iniziata e già spenta.


Orizzonti in fugaWhere stories live. Discover now