Famiglia Blanco.

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Mi guardo nello specchio del mio bagno, continuo a fissare il mio riflesso cercando di rilassarmi. Sono già pronta per partire ma non riesco ad uscire dalla mia camera. Indosso un vestitino semplice, bianco con degli stivaletti marroncini che sul davanti hanno delle frange e ho lasciato i capelli morbidi che mi ricadono sulle spalle. Dentro di me sono agitata, nervosa e non so più cosa fare. << Martina sei pronta? >> serto Jorge urlare mentre bussa alla porta della mia camera, esco velocemente dal bagno << Si arrivo >> dico con la voce un po’ tremolante, << Ti aspetto giù allora >> e sento i suoi passi allontanarsi. Raccolgo velocemente le ultime cose e chiudo la valigia, faccio un gran sospiro e esco dalla mia camera. In salotto mio padre sta parlando con Jorge, << Eccola qua >> dice nel vedermi, << Allora siete pronti per partire? >> domanda sorridente e io gli ritorno un sorrisetto non troppo convincente, << Mi raccomando fate i bravi >> dice guardando me e poi Jorge << E tu stai attento a mia figlia >> continua poi rivolto a lui, << Certo Alejandro è in ottime mani >> risponde Jorge che poi posa lo sguardo su di me e questo mi fa agitare ancora di più. In macchina cerco di parlare il meno possibile, << Non mi sembri tanto entusiasta di partire! >> dice Jorge ad un tratto, io faccio spallucce senza rispondergli, << Oh Tinita si può sapere cosa c’è che non va? >> domanda girandosi per guardarmi, << Senti Jorge, non mi va di parlarne davvero >> rispondo io continuando a guardare fuori dal finestrino, << Qualsiasi cosa sia lo scoprirò >> afferma lui tranquillo, << Non mi va di scherzare >> ribatto seria. Non so se sono più nervosa per il fatto di dover stare con Jorge quattro giorni o perché sarò in casa sua con i suoi genitori, se poi ci mettiamo che devo stare con mia madre due giorni e lui sarà presente il nervosismo sale ancora di più. Spero solo che non si accorga troppo del mio rapporto con lei, non mi va che veda questa parte di me, del nostro rapporto. Arrivati in Aeroporto cerchiamo il nostro Gate, << Manca ancora un ora al volo, che vuoi fare? >> chiede lui un po’ confuso, << Nulla >> rispondo fredda io. << Senti >> parla lui << So che non ti va di passare questi quattro giorni con me ma fattene una ragione perché dovrai sopportarmi >>, << Non è per quello Jorge, non mi va di parlarne con te poi >> ribatto ancora una volta, << Ok va bene ma non stare qua presa male perché non ho intenzione di passare questi giorni con una che nemmeno parla >>, io alzo lo sguardo e lo fisso nei suo occhi verdi, << Ok Blanco hai vinto tu! >> dico, << inizia facendo almeno un sorriso >> esclama, io lo guardo confusa << Tu non sei normale vero? Me lo sono sempre chiesta… >>, Jorge mi interrompe, mi prende per un braccio per farmi alzare e io inizio a ridacchiare << Su dai alzati che andiamo al bar a fare colazione, sei tu quella non normale Tinita >>. Al bar prendo una Brioches con il cappuccino e Jorge lo stesso, << Sei mai stata a Guadalajara quando eri in Messico? >> domanda lui mentre sorseggia il suo cappuccino, << No >> scuoto la testa << Non sono mai uscita da Città del Mexico, sono sempre rimasta la >> rispondo io tranquilla e lui mi guarda un po’ stranito, << Insomma del Messico non hai visto molto? >> continua Jorge, << Niente >> dico io facendo spallucce. In silenzio finiamo la colazione. Finalmente ci imbarchiamo, prendiamo posto circa a metà aereo, per fortuna le ore di viaggio non sono tante. Mi accomodo in parte a Jorge e quando l’aereo si è riempito le porte vengono chiuse, << Allacciati la cintura >> sento Jorge dirmi, << Lo so non c’è bisogno che me lo dici >> ribatto io, << Sicura? >> chiede e quando rialzo lo sguardo per rispondergli me lo trovo davvero troppo vicino, mi fissa con quei suoi occhi verdi e io credo di incantarmi. Il respiro inizia a mancarmi mentre lui non si sposta di un millimetro, continua a guardarmi a pochi centimetri di distanza dal mio volto, << Ehi tutto bene? >> chiede poco dopo, non so se sia uno scherzo oppure non si rende conto che questo mi manda in agitazione, << Si >> dico, per fortuna il mio posto è accanto al finestrino quindi mi volto velocemente e guardo fuori. Il viaggio in aereo è stato abbastanza tranquillo, mi sono messa le mie cuffie per ascoltare la musica e Jorge lo stesso quindi non abbiamo conversato molto a parte qualche volta dove Jorge mi chiedeva se andasse tutto ok. << Benvenuta a Guadalajara, la città dove sono nato >> sorride Jorge uscendo dall’aeroporto, io lo guardo scuotendo la testa con un sorriso perché Jorge sta voltando su se stesso con le braccia spalancate. Prende la valigia in una mano e poi si avvicina a me, << Su dai andiamo a casa >> sorride lui e poi ad un tratto mi prende la mano e mi trascina verso i taxi. Mentre camminiamo continuo a guardare la mia mano stretta nella sua.
 
Quando il taxi si ferma siamo davanti ad una grandissima casa fatta di pietra, il cancello in ferro si apre lentamente mentre Jorge scende dal taxi. Ha un vialetto che porta all’entrata, le finestre sono di legno chiaro come le assi del tetto e ha un giardino che la circonda. << Scendi o rimani li sul taxi? >> sento Jorge dire e mi accorgo di essere ancora seduta sul sedile e di essere rimasta lì a fissare quella casa. Quando scendo Jorge ha già tirato giù le valige e paga il taxi, << Benvenuta a casa mia >> dice lui sorridente << Su dai andiamo >>. Percorro il vialetto molto lentamente, sono agitata e anche un po’ in imbarazzo, mi guardo un po’ in giro per non sembrare una stupida, noto una piccola fontana nel giardino e un cagnolino nero che ci corre in contro e va verso Jorge, lui si abbassa e inizia ad accarezzarlo e il cagnolino sembra molto contento di vederlo, continua a fargli le feste. << Roxy, lascia in pace Jorge >>, la voce di una donna risuona dalla porta d’entrata, alzo lo sguardo da Jorge che giocherella con Roxy e incrocio il suo sguardo. E’ una donna bionda, alta e longilinea. << Ciao mamma >> dice Jorge e poi ci avviamo verso la porta, lui la abbraccia << Roxy mi sembra molto felice di vederti >> sorride la madre mentre molla la presa dell’abbraccio. << Mamma lei è Martina >> dice Jorge e sua madre mi sorride, << Molto piacere Martina, io sono Cassandra e fai come se fossi a casa tua >>, << G-grazie >> dico un po’ imbarazzata e poi entriamo in casa. << Non mi hai detto che è così carina >> la sento dire a Jorge e credo di essere arrossita, per fortuna nessuno mi ha visto. La casa di Jorge è molto bella, fatta tutta di pietra e legno chiaro anche all’interno, i muri bianchi la rendono spaziosa e ariosa, quando siamo in cucina la madre di Jorge ci fa accomodare. << Jorge devi dormire sul divano >> dice and un tratto Cassandra, << Come? >> domanda lui, << La nonna appena ha saputo che venivi è voluta venire qua quindi si è presa la stanza degl’ospiti, Martina starà nella tua stanza quindi tu… >>, << Si ok starò sul divano >> borbotta lui, << No >> parlo io << Posso starci io sul divano, tu stai nella tua stanza >> dico guardando Jorge, << Non è un problema per me dormire sul divano Tinita >> continua poi, << Si Jorge può benissimo dormire sul divano, non preoccuparti >> continua sua madre. Dalla porta arriva una signora dai capelli bianchi raccolti in un ordinato chignon, indossa un completo verde scuro, e noto che ha gl’occhi verdi di Jorge, un po’ più spenti ma identici ai suoi. << Nonna! >> dice lui con un gran sorriso e va verso di lei per dargli un enorme abbraccio, << Il mio caro nipote >> dice sorridente sua nonna che lo guarda con occhi sognanti. << Ha sempre avuto un debole per Jorge >> mi dice Cassandra che si è messa al mio fianco e io le sorrido, << E’ il suo angelo, beh Jorge è sempre stato un ragazzo buono e gentile quindi è impossibile non adorarlo >>. Rimango un po’ scioccata, io ho conosciuto Jorge in circostanze diverse e buono e gentile non sono due aggettivi che userei per descriverlo, forse stupido e rompi palle gli si addicono di più. Però è la sua famiglia, credo che tutti loro adorino Jorge solo a vedere come lo guardano con occhi felici. << Vieni nonna, ti presento Martina >> dice lui venendo verso di me, << Piacere sono Grace >> dice la signora guardandomi in modo strano con un sorriso, poi la vedo guardare Jorge che mi sta guardando ma lui non se ne accorge, << Piacere >> le dico io sorridendole, << Sei davvero incantevole >> continua Grace e io mi sento un po’ in imbarazzo << Hai davvero un bellissimo sorriso >>. La nonna di Jorge è molto in gamba per la sua età, girovagava per la casa mostrandomela. Mentre mi racconta delle piccole avventure di Jorge da bambino, vedo Cassandra e Jorge guardarci seduti sul divano bianco del salotto, << Allora il mio Jorge si comporta bene? >> domanda quando anche noi li raggiungiamo, << Si >> dico più convincente possibile, << Perché non ci hai detto di vivere con una ragazza così carina? >> domanda Grace rivolta a Jorge e lui non sa risponderle, << Lasciali in pace >> dice Cassandra << Come sta tuo fratello a proposito? >> continua lei domandandomi di Fran per cambiare discorso, << Bene, troppo bene >> dico io. Qualcuno entra dalla porta catturando la nostra attenzione, un uomo dall’aspetto uguale a Jorge fa capolino in salotto. Indossa un completo nero che gli calza a pennello, quando si avvicina noto che l’unica cosa non uguale a Jorge sono gl’occhi, i suoi sono scuri, molto scuri. << Ciao papà >> dice Jorge alzandosi dal divano, gli dà un cinque amichevole e poi lo abbraccia, << Ciao tu devi essere Martina, la figlia di Alejandro >> dice l’uomo con una voce forte e profonda, << Si, piacere >> dico allungando una mano << Piacere mio Martina, io sono Alexander il padre di questo stupido >>, io inizio a ridacchiare di gusto, finalmente uno che lo prende in giro. Jorge mi guarda ridere e poi mi carica su una spalla, << Ehi cosa fai lasciami giù! >> esclamo io cercando di battere i pugni sulla sua schiena, << Lo sai che non devi ridere di me Tinita >> dice lui e inizia a camminare, << Dove vai Jorge? >> gli domanda la madre, << La porto a vedere la sua camera cosi può sistemarsi >> dice mentre ancora mi tiene come un sacco di patate. Nel salire le scale riesco ad intravedere il volto di Grace che sorride e ci guarda in modo strano.
 
Finalmente mi molla e mi appoggia in terra, << Sei uno stupido >> dico << Mi fai fare brutte figure davanti alla tua famiglia >> lo rimprovero, << Ma se non ho fatto nulla >> risponde lui, << Mi hai sollevato come un sacco di patate davanti a tutti >> continuo io, << Non farti questi problemi Tini, sanno come sono fatto >> borbotta lui, << Non credo siccome ti credono buono e gentile >>, << Ehi! Io sono buono e gentile >> ribatte finto offeso, << Mmm… Non saprei >> dico io con una faccia buffa. Jorge mi si avvicina e io trattengo il respiro, allunga un braccio e apre la porta dietro di me, << Su dai entra >> dice indicandomi la sua stanza. Quando entro noto che è molto simile a quella che ha a Buenos Aires, le chitarre appesa ci sono anche qua, il letto enorme, tanti libri, l’unica cosa diversa è il colore delle pareti che qua è blu con alcune parti in pietra. << Bella >> dico voltandomi per guardarlo << Ora se non ti dispiace vorrei farmi una doccia prima di cena >> dico per farlo andare via, è giunto il momento di stare un po’ da sola e di riprendermi da tutte queste cose nuove e un po’ strane. << Il bagno si trova infondo al corridoio >> borbotta lui << Se vuoi ti ci accompagno >> dice malizioso, << Non serve Blanco, me la cavo da sola e ora smamma >> dico dandogli una spintarella leggera, << Ok, ma se hai bisogno di me, beh sai dove trovarmi >>. Finalmente sono da sola, mi guardo un po’ in giro e noto delle foto di Jorge da bambino appese nella stanza, i suoi occhi verdi spiccano in tutte le foto, mi fanno quasi sorridere, vedere un Jorge piccolo e innocente mi fa uno strano effetto. Sulla scrivania ordinata, ci sono alcuni vecchi spartiti e inizio a sfogliarli. Sono tutti di canzoni famose, devono essere di quando ha imparato a suonare la chitarra, poi una foto sbuca tra uno spartito e l’altro, lui e Stephie, sorridenti e felici. Stephie guardava verso l’obbiettivo con un gran sorriso, sembra molto felice mi chiedo come abbia fatto a lasciare una persona che la rendeva così, e Jorge guardava lei con un sorriso a trenta due denti, gl’occhi verdi di Jorge esprimevano una grande quantità di felicità, chissà se riuscirò mai a vedere Jorge così felice, sereno e tranquillo. Sistemo tutto e apro la mia valigia per tirare fuori le mie cose quando il telefono mi suona, << Pronto! >> rispondo io, << Ehi sorellina tutto bene? >> chiede Fran, << Si e non cominciare a chiamare ogni ora, è tutto ok, Jorge si comporta bene e io sto bene >> dico prima che inizia a fare le sue stupide domande, << Ok >> risponde Fran un po’ sconcertato << Ti passo Lodo >> continua poi. << Ehi Tini! >> dice lei molto euforica << Com’è andato il viaggio? >>, << Bene >> rispondo io << Li tutto ok? >>, << Si tutto bene, solite cose. Jorge fa il bravo? >> questa domanda fatta da Lodo mi puzza un po’, << Si, perché non dovrebbe? >>, << Cosi per sapere, ora andiamo che abbiamo da fare >>. Dopo essermi fatta una bella doccia scendo al piano di sotto e nel salone c’è solo Grace, << Martina >> mi guarda lei con un sorriso, << Dove sono tutti? >> domando non vedendo nessuno in casa, << Jorge e sua madre sono andati a fare la spesa e Alexander è nel suo studio a lavorare >>, mi siedo sul divano in parte alla nonna di Jorge e la vedo che continua a sorridermi, << Anche tu studi all’On Beat? >> chiede, << Si, signora anche io studio lì con Jorge >> rispondo, << Mi sembri una ragazza in gamba, carina e solare >>, << Grazie mille >> dico io un po’ in imbarazzo, << A Jorge servirebbe una come te >> Continua lei e io mi blocco un po’ sorpresa << Sai cosa gli è successo vero? >> chiede, << Si, so poco ma lo so >>, << Quella vipera >> mi viene un po’ da ridere a quell’affermazione << Lei non era all’altezza di Jorge e non credo che le importasse tanto di lui almeno non quanto a lui importasse di lei, ho sempre pensato che voleva solo mangiarci sopra, stare insieme ad un Blanco >>, << Io non la conosco, non posso sapere queste cose >> dico io, infondo è vero, io non conosco Stephie e quindi non posso sapere com’è di carattere, forse Grace dice così per difesa del nipote che adora con tutta se stessa. << Quindi anche tu suoni >> mi sorride lei, << Si >> annuisco con il capo, << Ti va di farmi sentire qualcosa? >> domanda lei sorridente, << Non ho nessuna chitarra qua con me >> borbotto, << Usane una di Jorge >> mi dice lei, << Non so se posso >> non mi va di toccare le cose di Jorge, so quanto ci tiene alle sue chitarre, << Su dai vai a prenderne una, non credo che Jorge si arrabbierà >>. Quando ritorno in salotto con una delle chitarre appese nella stanza di Jorge mi siedo di nuovo in parte a Grace e decido di farle sentire “ Habla si puedes “. Inizio a suonare e vedo Grace appoggiarsi una mano sul petto, come se fosse stupita delle mie capacità, canto e mi sento tranquilla e rilassata, la nonna di Jorge mi sorride e ha due occhi sognanti. Quando finisco di suonare, << Sei strepitosa >> dice lei << Io sono rimasta senza parole, sei davvero una ragazza profonda e talentuosa >>, dentro di me penso che di profondo ci sia ben poco e mi incupisco un po’, << Tutto bene cara? >> mi domanda Grace, << Si tutto ok >>. << Che fate voi due? >> Jorge entra in salotto << Quella non è la mia chitarra? >>, << Si è la tua, gli ho detto io di prenderla se per te non è un problema >>, << No, non lo è >> risponde tranquillo Jorge, Grace sembra stupita di tutta quella tranquillità, << Io vado ad aiutare tua madre >> dice lasciandomi sola con Jorge. << Vuoi impressionare anche mia nonna? >> domanda sorridente << Ti ho sentito suonare >> continua, << Mi ha chiesto di fargli sentire qualcosa >> alzo le spalle mentre appoggio la sua chitarra lì in parte e lui si siede di fianco a me, << Si è una donna molto curiosa >> dice lui, << Anche molto gentile e amorevole >> continuo io. Jorge mi guarda e si mordicchia il labbro inferiore, << Non so come tu abbia fatto ma gli piaci >> dice lui, << Sono brava a farmi piacere >> ridacchio io, << Già >> afferma convinto.
 
Quella sera a cena mi sono trovata molto a mio agio con i parenti di Jorge, sono stati tutti molto carini e gentili con me, suo padre è molto simpatico prende in giro Jorge ed è per questo che ci siamo subito trovati, << Voi due fate troppa comunella >> ci dice Jorge ad un tratto durante la cena. La madre di Jorge è molto simpatica e alla mano, una donna serena e felice che ama la sua famiglia e poi Grace, beh Grace è una donna meravigliosa e in gamba, ma sembra che si sia troppo attaccata a me, mi vede come una principessa di una qualche favola, ma io non sono così, non mi avvicino minimamente ad una principessa delle favole, la mia vita è più buia, più spenta, non c’è nulla di magico in me. Durante la notte faccio ancora l’incubo dell’aereo, << Martina svegliati >> mi alzo di soprassalto e Jorge è in parte a me, è ancora buio pesto, << Ehi stai bene? >>, io sono sconvolta, ho il fiatone e guardo Jorge che mi tiene le spalle, mi accorgo solo poco dopo che è ha dorso nudo e indossa solo i pantaloni della tutta, << Cosa ci fai qua? >> domando, << Stavo passando nel corridoio e ti ho sentito urlare >> dice lui, io mi getto all’indietro << Era solo un incubo >> dico. Vedo Jorge prendere una sedia e metterla in parte al letto, << Che fai? >> domando sollevandomi con le braccia, << Sto qua finché non ti riaddormenti >> dice serio, << Scherzi vero? >>, << No Martina, non mi vuoi dire cosa non va, ok va bene, ma non ti lascio sola >>. Io mi sdraio nel letto, mi sento una bambina che ha bisogno di una balia e di scatto mi rialzo, << Non sono una bambina >>, << Non mi interessa finché non dormi non me ne vado >> blatera lui, << Sei odioso >> dico rigettandomi sul letto e poco dopo mi riaddormento. Quella mattina mi sveglio, questa sera prenderemo un treno che ci porterà da mia madre, scendo dal letto e mi vesto velocemente, Jorge non c’è e la sedia è tornata al suo posto quindi deve essersene andato davvero quando mi sono addormentata. Indosso un abito nero con una stampa a fiori leggera, molto bello e corto, un paio di stivaletti neri e mi raccolgo i capelli in una morbida coda. Quando scendo in cucina per la colazione sento una conversazione tra Cassandra e Grace, << Lui gli ha lasciato suonare la sua chitarra >> dice Grace come se fosse una cosa strana, << Lo so, ma questo non vuol dire nulla >> continua Cassandra, << Le chitarre di Jorge, nessuno le può toccare nemmeno Stephie poteva toccarle >> borbotta la signora dagl’occhi verdi, << Stephie non suonava mamma per quello non le toccava e poi lui ti ha già detto che tra loro non c’è nulla >> continua la madre di Jorge, << No cara Stephie non le poteva toccare perché Jorge non voleva, lo sai benissimo >>, << Si lo so che Jorge non fa toccare a nessuno le sue chitarre ma non vuol dire nulla e non insistere >>. Entro in cucina lentamente e loro due si voltano, << Buongiorno Martina >> dice Grace << Dormito bene? >>, << Si grazie >>. Mi siedo al tavolo e la loro conversazione mi frulla in testa, la nonna di Jorge è convinta che tra noi ci sia del tenero ma si sbaglia, lei non mi conosce, non sa come sono, non sa che per me l’amore non esiste e non sa che tra me e Jorge non c’è proprio nulla, se dovesse vedere come siamo a Buenos Aires cambierebbe idea per tutti i nostri battibecchi, qui è diverso mi comporto in un modo abbastanza diverso, infondo non sono a casa mia e non posso mostrare quanto sono dura con Jorge e quanto noi due non andiamo sempre d’accordo.
 
Autore: Ciao a tutti, ecco qui un nuovo capitolo, spero vi piaccia. Grazie mille a tutti quelli che leggono, davvero grazie mille. Siete fantastici, ora dovrete aspettare domani per il prossimo capitolo. Grazie di cuore a tutti, davvero.

Ogni amore è una favola / JortiniDonde viven las historias. Descúbrelo ahora