Capitolo 12

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È un ciondolo. Uno stupendo ciondolo dorato, non più lungo di 3 centimetri e perfettamente levigato ai lati. Sulla superficie risplendono dei minuscoli cristalli dorati, della stessa tonalità del resto della collana.

Una croce rovesciata. 

Perfettamente identica alla cicatrice sul retro del collo di James.

Una strana sensazione mi travolge. Le voci intorno a me sono ovattate, confuse, non riesco a distinguerle bene l'una dall'altra. Sento lo sguardo del ragazzo seduto di fianco a me sul viso. Sono fuoco e fiamme, non mi trovo più in casa mia, seduta a tavola con la mia famiglia. No, sono in quel giardino. Sto fissando il piccolo segno dietro al collo di James, la sua cicatrice. 

Questo. Questo non può essere una coincidenza. 

Sento qualcosa sfiorarmi la gamba. Abbasso lo sguardo e vedo la mano di James posarsi titubante sul mio ginocchio, per poi stringerlo leggermente. Quel gesto mi riporta improvvisamente alla realtà.

Lo guardo. I suoi occhi riflettono una miriade di emozioni contrastanti, quasi non riesco a coglierle tutte.

Paura. Liberazione. Attesa. Comprensione. Calma. Rassicurazione. E qualcosa che non riesco a cogliere, una sfumatura alla quale non riesco a dare un senso. 

La voce di mia sorella spezza quel silenzio carico di tensione. «Allora...» chiede titubante «cosa ne pensi?»

«È molto bella.» Mi accorgo di aver usato un tono quasi inudibile. Mi schiarisco la voce e ripeto, con più forza. «È bellissima, grazie.» Li guardo entrambi, loro mi sorridono timorosi.

«Si è emozionata, la nostra cara Marlene. Dove siete riusciti a trovare un gioiello così ben fatto? È davvero meraviglioso.» la voce squillante di mia madre ci riscuote tutti. Questa domanda interessa molto anche a me.

William mi guarda prima di rispondere. «Circa 3 mesi fa l'agenzia ha fatto una tappa all'estremo Centro, per una sfilata. Purtroppo c'è stato un problema con il direttore costumista e abbiamo dovuto sostare lì più a lungo del previsto. Un giorno io e Ivy Blue siamo stati al mercato cittadino del paese dove ci eravamo fermati, e abbiamo trovato questa donna che costruiva gioielli, tutti meravigliosi. Abbiamo notato subito questo ciondolo, così Ivy mi ha proposto di prenderlo per Marlene. Sembrava...adatto a lei.» Marca la voce sull'ultima frase. La mano di James mi stringe di nuovo. 

 Mia madre si rivolge di nuovo a me. «Cosa aspetti? Indossala.» mi sorride ampiamente.

Mamma, se solo sapessi. 

La mano di James lascia il mio ginocchio, ma solo per togliere il ciondolo dalla sua scatolina. «Voltati, ti aiuto.» 

Ancora titubante mi volto e in pochi secondi la collana dorata pende dolcemente dal mio collo, bruciando leggermente al contatto con la mia pelle. Sento un leggero movimento dietro di me, poi un sussurro mi sfiora dolcemente l'orecchio, approfittando di un momento di generale distrazione.

«Dopo.» 

 È solo un sussurro, ma il suo significato mi arriva forte e chiaro.

Aspetterò. 

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Appena terminata la cena, mia madre assegna a tutti un compito preciso per sistemare la cucina, che si trasforma in un turbinio di voci spensierate e allegre. 
Io invece sono assente, rispondo meccanicamente alle domande e alle battute. Con la mente sono altrove, persa in mille ragionamenti diversi, tentando di dare una spiegazione a tutti i dubbi che mi attanagliano da quando ho ricevuto il ciondolo. 

Lo stesso ciondolo che ora non riesco a smettere di sfiorare.

Il contatto con il freddo metallo è quasi piacevole sulla mia pelle bollente. 

Quando abbiamo tutti finito di sistemare, mio padre propone a voce alta di vedere un film insieme. Eureka declina subito l'offerta, dicendo che ha dei compiti importanti da finire per domani. In realtà sappiamo tutti che è ansiosa di tornare in camera sua a scoprire le mille funzioni della sua nuova calcolatrice. Augura a tutti la buonanotte e si precipita a salire rumorosamente le scale, per poi chiudersi nella sua stanza. 

James prende parola. «In realtà anche io e Marlene abbiamo del lavoro da finire per la scuola, un progetto di storia. Terribilmente noioso. Vero?» Io annuisco in conferma, confusa. 

Non esiste nessun progetto di storia.
Poi capisco, e un brivido l'impazienza mi scivola lungo la schiena.

Mio padre annuisce di rimando, dandoci il permesso di andare a finire la ricerca in camera mia. 

Auguriamo anche noi la buonanotte a tutti e ci dirigiamo verso il piano superiore. Non mi sfugge lo sguardo di preoccupazione che mia sorella e William rivolgono a James. Lui invece sembra non farci caso. 

Appena entrati nella mia stanza mi chiudo la porta alle spalle. Dal soggiorno arrivano rumori attutiti di una sparatoria, bene. Sono tutti impegnati a guardare il film. 

James si avvicina lentamente a me. «Allora...»

Senza dargli il tempo di finire lo sorpasso e mi posiziono alle sue spalle, le mani tese a sollevargli il collo della maglietta. 

Lui si irrigidisce subito, lasciandosi sfuggire un'esclamazione di sorpresa. 

Lo ignoro, cercando con gli occhi il piccolo segno che sto cercando.

Ed eccolo lì. Dietro al collo, sul lato sinistro. La cicatrice. 

Mi sgancio velocemente il ciondolo, per poi appoggiarlo sul collo di James, esattamente sopra la cicatrice. Lui sobbalza al contatto del freddo metallo sulla sua pelle.

Come sospettavo, combaciano perfettamente.

Una strana sensazione mi attanaglia lo stomaco. Se fino a prima poteva esistere anche solo una piccola probabilità che tutto questo fosse una coincidenza, ora non più. Non è il caso, sta succedendo qualcosa. 

Vengo sbalzata indietro quando James si volta, fronteggiandomi. Si sistema la maglietta. Mi guarda negli occhi, di nuovo pieno di emozioni diverse. 

«Dimmelo.» lo affronto stringendo i pugni lungo i fianchi. 

Lui mi guarda, non sembra intenzionato a parlare.

Mi avvicino di un passo, ora ci separano solo pochi centimetri di distanza. 

«James, dimmelo. Ora. Cosa significa questa collana? La tua cicatrice...» fisso il piccolo ciondolo brillante che risplende nella mia mano.

Lui sospira. Abbassa lo sguardo. «Avevo detto a William che non eri pronta. Non hanno voluto sentire ragioni. Ho provato a spiegargli che era ancora troppo presto, che non avresti capito...»

Lo guardo confusa. Improvvisamente ho voglia di piangere. Sono frustrata, e James sembra impazzito. 

«Cosa devo capire James? Ti prego, parlami.» il mio tono è supplichevole. Lo guardo negli occhi, cercando delle risposte.

Lui mi guarda, mi guarda davvero. Poi con un gesto dolce e inaspettato, posa la sua mano sulla mia guancia, sfiorandola appena.

Poi. «La Resistenza, Marlene. Sei stata chiamata.»


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