Dove sarà.

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Questa storia si svolge in un paesino della periferia di Napoli, dove le abitazioni  dispongono di un cortile condominiale, recintato e chiuso con cancello automatico.

La giornata è quella del 15 luglio si presenta come la più calda dell'intera estate ed è esplosa in pieno la stagione più torrida dell'anno,  le ore sono le 15:00 le più calde del giorno, l'aria è irrespirabile, il tasso di umidità è alto.

Gli abitanti del piccolo paesello sono tutti rintanati nelle proprie abitazioni, il sindaco ha dato l'allarme, ed ha ordinato di non uscire perché il  troppo caldo può essere pericoloso per la salute.

Nonostante ciò nel cortile dell'abitazione in via G. Pascoli al civico 15,  si vede una figura dall'aspetto minuta, indossa dei pantaloncini con canotta e ai piedi delle scarpe da ginnastica per non cadere in caso di necessità di correre, i capelli sono corti e la figura è molto somigliante al genere maschile. Se ne sta appoggiata all'unico albero presente nel cortile, ad un primo impatto sembrerebbe che è in cerca di un po di ombra, le foglie di quell'albero di limone potrebbero servire per  ripararsi dal gran caldo.

D'un tratto lo si sente urlare, non capisco cosa dice, poi si gira di colpo, si poggia con la schiena all'albero ed inizi a guardare intorno con lo  sguardo di uno che cerca qualcosa. Si ma cosa?

Parte con passo lento, lentissimo, quasi ad aver timor di qualcuno, e mentre procede continua a girare la testa, prima a sinistra poi a destra, cammina quasi piegato sulle ginocchia, sempre e costantemente  a passi lentissimi.

Si ferma vicino all'auto parcheggiata a pochi metri dall'albero, è quella del signor Francesco una Renaut Megan comprata tre mesi prima, appoggia con delicatezza le mani e inizia a girare intorno sempre molto, molto piano e sempre cercando di non creare rumori.

Completa il giro dell'auto, si strofina un braccio sulla fronte, credo per tamponare il sudore che gli sta sgocciolando sugli occhi,  si guarda ancora intorno e si dirige verso un arco che accede al forno condominiale dove la signora Grazia, nei giorni di festa prepara delle pizze per tutta la famiglia. Oltrepassa l'arco,  in un angolo c'è poggiata della legna, procede a passo molto lento e continuando a girare la testa a destra e sinistra arriva in fono al forno controlla un angolo in ombra, poi si rigira e procede nella direzione opposta, dove si trova la vecchia cucina di nonna Amelia passata a miglior vita ormai da dieci anni.

Apre con un pò di timore quella porta che inizia a cigolare, la ferma di colpo per non farsi sentire ed entra a passo sempre molto lento. Di primo impatto non vede cosa c'è nella sala è troppo buia,  aspetta qualche secondo per abituare gli occhi a quella penombra della stanza poi procede.  In fondo alla stanza nota un divano, si avvicina lento, lentissimo fa il giro di esso, e sempre con molta calma nota anche un armadio, non troppo grande ma comunque  della misura giusta, si avvicina e lo apre guarda il suo contenuto, non nota nulla di strano lo richiuse ed esce di nuovo all'aperto, quei raggi del sole gli fanno per un attimo chiudere gli occhi ma lui non vuole e non può, deve avere tutto sotto controllo.

In fondo al cortile c'era il vecchio granaio di nonno Antonio, non utilizzato più da anni ma che è  rimasto  intatto, ha ancora il vecchio soppalco raggiungibile con la scala mobile che il nonno posiziona quando deve nascondere del cibo che gli proibiscono di mangiare.

E' diabetico e il dottore è stato molto chiaro <Niente dolci. Ne va della tua vita>

Ma nonno Antonio  ha la testa dura, per combattere la routine giornaliera si diverte a nascondere del cibo, li, su quel soppalco del granaio, e quando è sicuro che nessuno lo cerca o lo vede vi si rifugiava e dietro ai pilastri che sorreggono il tetto  gode di quel cibo proibito.

Ma a quell'ora nonno Antonio non c'è, di sicuro il caldo lo ha portato a rifugiarsi nella sua poltrona a cercare  un po di refrigerio dietro ad un ventilatore passato di moda ma per lui amico di estati calde.

La figura nota la scala fa una smorfia di piacere accenna ad un mezzo sorriso e  si reca verso di essa sempre con passo molto silenzioso si agguanta agli assi della scala e inizia la salita molto ma molto lentamente non può e non deve fare nessun rumore.

Arrivato in cima al soppalco nota  che in fondo nascosto dai pilastri c'è un mobiletto che veniva usato per riporre gli utensili da lavoro, quegli utensili non si usano più e quindi ormai è vuoto, si avvicina con delicatezza ed apre con un solo colpo le due porte.

Nota in fondo al mobiletto una figura tutta rannicchiata. Sobbalza per la scoperta poi resta immobile, cosi fermo per due secondi, la fissa e nota quelle due luci che  somigliare a due diamanti.

Rimane ancora immobile, immobile per un altro secondo, un pugno allo stomaco, poi  si gira di colpo ed inizia la sua corsa. Subito giù per la scala facendo attenzione a non scivolare  per la fretta.

Arrivato a terra parte in picchiata. 

Corre. Corre. Corre.

Corre  per tutto il cortile più veloce di un fulmine, sente dietro di lui l'altra figura che vuole raggiungerlo, ma non deve non sta volta, e all'ora lui corre più forte deve farcela deve correre più che può,  raggiunge l'albero di limone dove tutto era iniziato. Arrivato.
Si appoggia con  il palmo della mamo riprende  fiato ed urla con tutto l'aria che gli è rimasta:

<Tana per Piero>.

E a Piero non rimaner che rassegnarsi, è stato tanato e questa volta tocca a lui la conta. 

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