Diego
Mi sveglio con la testa che mi scoppia, accanto a me c'è Samatha che dorme, mi passo una mano tra i capelli e mi alzo dal letto, esco dalla camera.
Scendo di sotto e prendo una sigaretta dal mio pacchetto, accendendomela.
Guardo l'accendino e mi ricordo di quando ho conosciuto Elena.
Noi due, insieme siamo letali come due pistole.
Mi passo le mani nei capelli tirandoli appena.
Finisco di fumare la sigaretta e dopo poco sento bussare alla porta, apro e vedo Gionata.
Alza lo sguardo furioso e mi tira uno spintone che mi fa barcollare indietro.
«Che cazzo fai?» chiedo guardandolo con le braccia aperte.
«Che cazzo faccio io?!» accenna a una risata nervosa. «Che cazzo fai tu!» mi guarda, nei suoi occhi leggo la sua rabbia e il suo ribrezzo.
«Che cazzo ho fatto, dimmelo.» chiudo la porta.
«Come ti permetti di chiamare puttana Elena?» serra i pugni lungo i fianchi.
Serro la mascella e vado a sedermi sul divano.
«Non lo pensavo sul serio. Ero incazzato e brillo, lo sai come sono quando mi incazzo.» sospiro.
«Non è una fottuta giustificazione.» prende una sigaretta e se l'accende, faccio lo stesso anche io.
«Lo so, ma l'idea che quel coglione potesse mettere le mani e le labbra su di lei, mi ha fatto incazzare.» sospiro frustrato.
«Diego, cazzo. L'hai distrutta per l'ennesima volta, sei davvero un bastardo.» dice appoggiando la sigaretta nel portacenere.
«Lo so, fra.» scuoto la testa, passandomi le mani sul viso.
«Io la amo sul serio, per me è l'unica cosa speciale, nella mia fottuta vita di merda.» sospiro.
«Perché le hai detto quelle cose allora?» incrocia le braccia al petto.
«Lei, per te cos'è? Un giocattolo?» mi guarda.
«Che cazzo, te l'ho detto Gion. Per me lei è tutto. Tutto ciò di cui una persona potrebbe avere bisogno.»
«E allora vatti a scusare e prenditi ciò che vuoi. Sennò lasciala alla sua vita con quel deficiente di Manuel.» rotea gli occhi.
«Non mi parlare di quel figlio di puttana.» serro la mascella.
Gionata ridacchia nel vedermi geloso, mi giro velocemente e lo guardo male.
«Come ci staresti, se Paolo si facesse la tua bellissima Sofia?» dico.
Lo vedo irrigidirsi, sorrido da stronzo e lui mi guarda negli occhi.
«Farei diventare una femmina Paolo e poi, lei non lo guarda come guarda me. Quindi non dire stronzate. Non si sono neanche baciati.» mi tira una frecciatina che mi fa scatenare una rabbia dentro assurda.
Lo guardo torvo, come per dirgli di smetterla.
«Okay la smetto.» dice scocciato mentre alza gli occhi al cielo.
Sbuffo e mi accendo una sigaretta.
«Perché non vai da lei a scusarti?» mi guarda per poi accendersi anche lui una sigaretta.
«Cosa senti per lei?»
«Frà, so solo che quando la guardo mi dimentico di battere le ciglia.» mi passo per l'ennesima volta le mani nei capelli.
«Non posso farci niente, è incastonata nella mia testa. Quella ragazza è una fottuta droga. L'unica che mi da dipendenza.» aggiungo sospirando, pensandola.
Pensando a tutto quello che abbiamo vissuto in vacanza.
«Adesso devo andare. Mi accompagni?»
Annuisce alla mia richiesta e mi metto un pantalone nero, una felpa nera e le scarpe bianche.
Poso sul ponte del naso degli occhiali neri e mi accendo l'ennesima sigaretta uscendo di casa con Gionata.
Andiamo in macchina e ci dirigiamo a casa di Elena.Una volta arrivati bussiamo alla porta.
Nella mia mente iniziano a farsi mille pare.
Questa volta ho fatto un casino e non so come rimediare.
Appena Elena apre la porta con solo un felpone maschile che le arriva al ginocchio la guardo, noto i suoi occhi rossi e le sue occhiaie.
Lei si sposta per farci entrare.
Andiamo in salotto e poco dopo sbuca anche Sofia che saluta entrambi con un bacio.
«Gionata, perché l'hai portato qui?» chiede Elena indicandomi senza guardarmi.
«Sono io che volevo venire qui. Volevo chiederti scusa per ieri sera.» la guardo poi mi lecco le labbra.
«Diego, per l'ultima cazzo di volta, mi lasci in pace?» sbotta guardandomi.
Scatto in piedi e apro le braccia.
«Ma che cazzo! mi sto riducendo una merda per dimostrarti quanto cazzo ti amo e che non so stare senza di te.»
Sbotto ancora guardandola.
«Tu stai male? Ed io cosa dovrei fare? Io sto così da mesi e nessuno, dico nessuno sembra accorgersene.» mi guarda con le lacrime agli occhi.
«Vorrei non averti conosciuto, vorrei non averti parlato. Vorrei non averti mai dato il mio numero.» una lacrima riga il suo viso.
Sto combattendo contro me stesso per non andare lì e stringerla forte a me, asciugarle le lacrime, dirle che va tutto bene e che ci sono io con lei.
Ma non posso. Non posso perché lei non mi vuole, l'ho ferita.
«E soprattutto vorrei non amarti così tanto.» dice in un singhiozzo.
Vedo Gionata e Sofia andarle in contro e la abbracciano.
«Mi spiace, non so cosa dirti. Ti amo anche io, ti amo così tanto.» mi passo le mani sul viso e poi tra i capelli.
Mi guarda negli occhi e tutto si blocca, ci siamo solo io e lei, nel nostro mondo.
Dopo svariati minuti abbasso la testa e sospiro.
«Per favore, lasciami andare.» dice in un sussurro flebile.
«Io non ti lascio.» le dico sicuro.
«Diego, sarai padre tra poco, cosa farai invece di badare a tuo figlio?»
«Non sono neanche sicuro che quello sia mio figlio.» la guardo.
«Si è fatta tanti ragazzi.» torno a sedermi sul divano.
«Va bene.. io.. io ti perdono.»
mi giro velocemente verso di lei con gli occhi lucenti.
«Ma ti prego, smetti di farmi soffrire, io non ce la faccio.»
Annuisco per poi avvicinarmi a lei.
Sofia e Gionata si bisbigliano qualcosa all'orecchio e poi vanno in balcone.
Rimaniamo solo io ed Elena.
«Se faccio una cosa mi fermi?» la guardo asciugandole le lacrime.
«Dipende cosa.» mi guarda.
Mi avvicino a lei e le prendo le guance baciandola dolcemente mentre chiudo gli occhi.
Lei ricambia senza pensarci un secondo, la prendo dai fianchi e la metto seduta sulle mie gambe. Poi sento le sue mani posarsi sulle mie guance.
Faccio scendere le mani sui suoi fianchi e glieli stringo attirandola più a me, siamo una cosa sola, il mio corpo è avvinghiato al suo.
Voglio rimanere così per sempre, voglio lei, solo lei.
