Cambiamento

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Unknow's POV

-Buono, buono, buono, dannatamente delizioso! - dissi alzando lo sguardo verso il cielo con un leggero ghigno sulle labbra ricoperte di sangue.
-D-devo mangiarne altro, ne voglio ancora- guardai la mia vittima ormai priva di vita, gli angoli della mia bocca si abbassarono così da cambiare l'espressione del mio viso facendola diventare più "schifata" -non ho ancora finito di giocare con te...sei già morto?-
Ad un certo punto sentii qualcosa muoversi dietro me. Mi girai lentamente, l'oscurità della notte era interrotta dalla luce emanata dai fanali e da un continuo lampeggiare rosso\blu.
Iniziai a ridere.
-Cos' hai da ridere ragazzo?- disse un poliziotto puntandomi la pistola. Appena parlò la mia espressione ritornò seria, lo fissai intensamente e poi mi teletrasportai davanti la porta della casa in cui abitavo con mia sorella minore.

Entrai dentro ed iniziai a chiamarla -Nami, Nami!-
Mi comparve davanti con un'aria indignata, probabilmente avevo interrotto la sua lettura giudicando dal libro che teneva in mano. Mi fissò con i suoi enormi occhioni azzurri simili ai miei. Lunghe ciocche celestine ricadevano sulle sue spalle fino a sfiorare le sue dita posizionate davanti a sè intente a non perdere la pagina che stava leggendo. Portava una lunga camicia bianca che la ricopriva fino alle caviglie. -Fratellone... stavo legg- la interruppi -dobbiamo trasferirci-
-ma come? Un'altra volta?-
- non posso farci niente, mi hanno visto, muoviti, prendi tutto quello che ti serve, ti aspetto fuori-
Nami andò correndo in camera sua; io presi lo stretto necessario e lo misi in valigia, mi cambiai in modo da risultare "presentabile" ad un occhio umano..i miei vestiti erano troppo impregnati di sangue. Dopo essermi cambiato uscii fuori di casa e mi sedetti sul muretto aspettando mia sorella.
Lei uscì poco dopo, le presi la mano e ci incamminammo verso l'autostrada.

A circa 500 m dalla città ci fermammo e iniziammo a fare l'autostop per l'ennesima volta. Le macchine passavano, passavano... qualcuno ci scrutava dal finestrino e altri non facevano caso a noi. Finalmente si fermò una macchina. La proprietaria era una donna sulla cinquantina, aveva i capelli castano chiaro che si alternavano con qualcuno bianco, legati in un tuppo, le rughe si vedevano nonostante la luce fioca del lampione dietro di noi. Aveva gli occhi grigi che sembrava si tenessero aperti a malapena, segnati da delle occhiaie profonde. Il cruscotto della sua macchina era un misto di polvere e fazzoletti usati e il portaoggetti era provvisto di un posacenere il quale lasciava intendere che non venisse svuotato da tempo o che la donna fumasse davvero tanto. In effetti teneva in mano una sigaretta quasi finita. Sui sedili posteriori, su una copertina vecchia, sonnecchiava un pitbull di color marrone che, a giudicare dall'aspetto, avrebbe dovuto avere almeno 5 anni. Al suo fianco era presente un osso mordicchiato, una corda sfilacciata e due ciotole. Distolsi lo sguardo dal cane quando la signora, dopo averci fissati per una ventina di secondi, si decise ad abbassare il finestrino. -Dove siete diretti?- sentii la mano di Nami irrigidirsi, scoraggiata dalla voce profonda e rauca della donna.

-Y-Yokohama- risposi un po' titubante.
La donna ci fece segno di salire e ci dirigemmo dall'altro lato della macchina. Aprii la portella, ma mentre stavo per entrare, sentii qualcuno strattonarmi la maglietta.
Mi girai e vidi Nami che mi guardava inquieta. Capii che aveva un po' di paura a viaggiare al fianco del cane, così decisi  di farla salire avanti con me; l'avrei tenuta in braccio.

Il viaggio durò circa 2 ore e nessuno dei tre spiccicò parola. Nami si immerse nella lettura del suo libro, la "donna misteriosa" che sembrava non aver intenzione di presentarsi, continuava a guidare facendo, a intervalli di 10-20 secondi, un tiro di sigaretta. Quando della sigaretta rimaneva solo il mozzicone, la spiaccicava nel posacenere e subito ne accendeva un'altra. Credo proprio che non le interessasse per niente la salute di mia sorella, dato che non si degnò nemmeno di aprire un po' il finestrino per far circolare l'aria. Così lo feci io. Spinsi il tasto che avrebbe dovuto abbassare il vetro, ma niente. Ad un certo punto, la signora pigiò il pulsante che si trovava al suo fianco in modo che il mio finestrino si abbassasse. -Non funziona- mormorò senza guardarmi.

La noia e la tensione resero  il tragitto più lungo di quanto sarebbe dovuto essere. Ero così stufo di stare in quella posizione, a "distanza di sicurezza" dalla donna per l'incolumità di mia sorella, muto, senza dire una singola lettera, che iniziai a filosofare sull'estranea al mio fianco. In realtà potevo parlare, ovvio, ma l'atmosfera che si era creata fece sorgere in me e in Nami una sorta di blocco interiore. Cominciai a pormi domande sull'arcana sconosciuta. Aveva figli? Era una latitante? Un'alcolista? Una viaggiatrice? Soffriva di insonnia? Era depressa?... e se invece era in quelle condizioni per via di qualche trauma passato? Forse gli è stata uccisa una persona cara, o forse potrebbe essere stata lei ad uccidere qualcuno, magari è rimasta sola, e se invece...

I miei pensieri vennero interrotti da un rumore ambiguo proveniente dalla parte posteriore della macchina. Riuscii a girare a malapena la testa, dal momento che avevo Nami poggiata su 2\3 del mio corpo, ormai addormentata. Captai comunque qualche movimento...la bestia era sveglia. Mi contrassi appena percepii il muso bagnato fiutarmi il collo, il cane sbuffò e in seguito ad un grugnito a dir poco disgustoso, si protese verso la sua padrona iniziando a scodinzolare.

-Cosa c'è Jessie? Ti sei svegliato? Hai fame? - si girò verso di me -ascolta ragazzo, dietro di te, a fianco alla ciotola, c'è una busta di croccantini, versane un po' nel vasetto, giusto un pugno.

Se non fosse per il passaggio, giuro che non ci avrei pensato due volte ad ucciderla. Distorsi il braccio verso dietro, facendo attenzione a non svegliare mia sorella. Presi qualcosa che al tatto sembrava plastica e capii che era la busta. La portai avanti e prelevai letteralmente un "pugno di croccantini" con la mano sinistra. La mano opposta, poggiò la busta dove si trovava prima e prese la ciotola. Il senso del vomito non tardò ad arrivare quando realizzai che era completamente immersa nella bava. Versai i croccantini e, dopo averla messa di nuovo dietro, ritrassi rapidamente la mano per evitare che Jessie, ansimando dalla fame, mangiasse le mie dita al posto del cibo.

Il cane divorò il contenuto della coppa in poco tempo, dopo di chè si lasciò scivolare sulle zampe anteriori, piegando quelle posteriori. Abbassò la testa, e chiuse delicatamente gli occhi, tornando a dormire.

Dopo qualche minuto Nami si svegliò. E aveva fame, molta fame. Da cosa lo capii? Gli occhi le erano diventati di un rosso acceso e i canini tornarono più appuntiti che mai.

Feci in modo che si girasse verso il finestrino. "Resisti sorellina, mancano solo 15 minuti, per favore, se ci scopre siamo morti".

TemptationWhere stories live. Discover now