4. Codardo

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Quel giorno fu uno dei più duri, per i membri del 104° Corpo di Addestramento Reclute.
Si era, finalmente, fatta sera e tutti avevano, oramai, terminato l'allenamento: la notte, silenziosa, era il momento preferito dai soldati.
Seduti ai propri tavoli, i giovani cadetti talvolta parlavano tra di loro dei più svariati argomenti, talvolta provavano ad assaggiare lo stesso cibo, che gli veniva servito a ogni pasto.
Anche quella sera, tante persone decisero di lasciare il campo, per ritornare dalle loro famiglie e nelle loro case e, mentre il nome di chi l'avesse fatto passava di bocca in bocca, un solo termine accomunava tutti quei soldati: vigliacchi.
Ma, effettivamente, come non biasimare quelle anime spoglie di valori?
Combattere non fa per il codardo, non si addice a lui e non è nel suo stile di vita, semplicemente perché significa mettere da parte la paura.
Allontanarla dal proprio cuore, per un attimo.
Per un attimo soltanto.
Mentre i codardi, loro stessi sono fatti di paura.
Yuno era seduta alla propria sedia: i suoi occhi guardavano ciò che si trovava nel piatto, tuttavia, il suo corpo non aveva né voglia né forze per assaggiare la cena.
Era stremata, ma contenta.
Le sue orecchie non udivano altro che voci, tutte diverse tra loro.
Ma, se si sforzava di ascoltare, poteva sentire il suo cuore battere, silenziosamente, insieme a quello sei suoi amici.
Soldati.
Mikasa, Armin ed Eren erano riusciti a diventare dei soldati, proprio come lei.
E mentre i loro animi gridavano vendetta, quelli dei codardi non osavano farlo.
Dopo la distruzione del Distretto di Shingashina, Yuno e i suoi giovani compagni furono costretti a lottare per sopravvivere e, anche quel giorno, continuavano a combattere.
Continuavano a lottare per vivere, al contrario dei codardi, che non erano altro che gli spettatori di uno scenario devastante, privi di qualsiasi mezzo per ribellarsi a ciò che gli era stato imposto di osservare.
Uno scenario devastante chiamato vita, a cui non importa quanto il tuo animo sia puro.
La vita che ti costringe a partecipare ad una sfida mortale: una lotta che il codardo può soltanto restare guardare.

•••••••

"Mikasa, dovresti proprio tagliarteli questi capelli!"
La giovane ragazza prese in mano un ciuffo dei suo, oramai lunghissimi, capelli corvino.
"Credi davvero che siano così lunghi, Eren?"
L'amico la guardava con uno sguardo dolce, più che di vero rimprovero.
"Penso solo che ti daranno fastidio durante il combattimento."
Eren sorrise all' amica, prima di salutarla e di lasciare la sua stanza.
Quando il ragazzo fu fuori e non poté più sentire cosa diceva, Mikasa si voltò verso Yuno, cercando di non alzare troppo la voce: non erano da sole, bensì con loro, da quella notte in poi, avrebbero dovuto dormire altre cadette.
"Secondo te, Eren ha ragione?"
Yuno, che non aveva, evidentemente, prestato attenzione ad una sola parola che si erano scambiati, prima, i due, assecondò la ragazza, per non confessare la verità e offenderla.
"Si!"
E lasciò la stanza e una Mikasa triste, con ancora un ciuffo di capelli tra le mani.
"Li taglierò, allora..."
Ma Yuno era già fuori e non udì le parole della compagna.

•••••••

Quella notte, in cielo, era possibile ammirare un grandissimo numero di stelle.
Alcune erano più luminose di altre, proprio come gli uomini.
Ogni persona, infatti, emana una propria luce che, in molti casi, non è possibile vedere, perché troppo fioca.
Come soffocata da qualcosa.
Dalla paura, magari.
La paura è la più grande nemica dell'umanità: rende tutto ciò che tocca inerme e debole, svuota gli animi, ferma il battito dei cuori e blocca mani e gambe.
Se dalla paura si viene sopraffatti, non c'è speranza di riuscita.
Yuno camminava a passi lenti, ma decisi.
Era da un po' di giorni, che faceva sempre lo stesso sogno: sognava l'oceano e le sue spiagge.
Riusciva perfino a percepire il piacevole calore del sole sulla sua pelle, e il vento sul suo corpo.
Un giorno, e ne era sicura, avrebbe realizzato il desiderio che condivideva con i suoi amici.
Insieme, un giorno, ce l'avrebbero fatta a sconfiggere i giganti.
Quasi cullata da tutti quei dolci pensieri, proprio come se avesse smesso di vivere per un attimo, andò a sbattere contro qualcosa.
Anzi, contro qualcuno.
"Hey, ma vuoi stare attenta? Dove guardi?"
I brontolii di quella persona la fecero ritornare alla realtà.
"Sbaglio, oppure anche tu eri distratto?"
Yuno, che non accettava di darla vinta agli altri e voleva avere sempre l'ultima parola, quella volta, accortasi dello sbaglio, porse la mano al ragazzo con cui si era scontrata, in segno di dispiacere.
"Scusa, colpa mia."
"Tsk."
Il braccio che tese al soldato, non venne da lui afferrato: il giovane si alzò da terra senza chiedere o pretendere.
Allora, l'indole istintiva di Yuno prese il sopravvento e si impossessò dell'esile corpicino della fanciulla, che tutto possedeva tranne l'eleganza di una signorina.
"Ma come siamo scontrosi!"
E, guardando in volto il suo compagno, subito le venne in mente un buffo nomignolo da dargli.
"La prossima volta, rivolgiti più educatamente ad una ragazza, faccia da cavallo."
Il soldato, che aveva preso a camminare e che ora si ritrovava di schiena davanti a Yuno, si fermò di scatto, ma senza girarsi.
"Come ti permetti?"
"Allora ce l'hai la lingua! Io sono Yuno."
La ragazza tese, nuovamente, la mano al ragazzo, che si era voltato verso di lei.
"Piacere di conoscerti."
Senza curarsi del braccio a mezz'aria della giovane, lui riprese a camminare.
"Che maleducato che sei..."
E l'espressione annoiata di Yuno si trasformò in uno sguardo malizioso, quasi come fosse stata lanciata una sfida da parte sua, nei confronti del soldato.
"...faccia da cavallo."
Quando, oramai, Yuno si era decisa a lasciar perdere e ad andare a letto, ecco che il ragazzo, senza fermarsi, balbettò qualcosa.
"Jean."
"Scusa?"
"Mi chiamo Jean Kirschtein."
E, contenta, la nostra amica ritornò nella sua stanza: non sapeva, ancora, di aver appena conosciuto un codardo.

Soldato [Completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora