Prologo

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Raven lasciò scivolare lo sguardo sulla baia di Jump City, a quell'ora della notte non era strano che fosse così pacifica, ma per la prima volta il paesaggio le parve troppo vuoto. La falce di luna si rifletteva nell'acqua, gettando i riflessi argentei per tutta la zona.
Sospirò, si passò una mano sul volto; tutta la stanchezza per la notte appena trascorsa le piombò addosso. Scostò le coperte, lanciandole ai piedi del letto. La testa fu attraversata da una fitta.
Rivide Robin che sbatteva il pugno contro il muro mentre le sibilava «Vuoi davvero liberare Trigon?». Era pronta a dargli una giustificazione valida, ma lo sguardo che le aveva rivolto l'aveva gelata. Li aveva delusi tutti. Si era limitata a chinare il capo, aspettando che Robin riprendesse a parlare.
Si morse il labbro inferiore, si alzò per poi raggiungere la scrivania. Era ingombra di libri e materiale per rituali di cui non ricordava nemmeno il nome. Dov'è lo specchio? Si chiese, preoccupata.
Lanciò un grimorio che atterrò sul pavimento con un tonfo, Raven strinse i denti, imponendosi di fare il meno rumore possibile.
«Traditrice» le aveva detto Robin, prima di iniziare a discutere con gli altri Titans di come poterla imprigionare senza il rischio che lei scappasse.
Spostò una confezione di candele, lo specchio era lì sotto. Sospirò sollevata, la superficie di vetro era nera intervallata da alcune increspature bianche. Raven recuperò la vecchia tracolla di cuoio da sopra la sedia e vi inserì lo specchio e pochi altri libri.
«Mi state prendendo in giro? Quella è Rae!» si era intromesso BB quando Robin l'aveva ammanettata per portarla via «Credi davvero che possa tradirci così?». Lei aveva incassato la testa tra le spalle, avrebbe voluto dirgli qualcosa ma non aveva potuto rischiare di compromettere tutto il lavoro ancora prima che iniziasse.
Indossò la tracolla.
Si diresse verso il letto, i suoi passi le parvero rimbombare nella testa «È meglio così» si disse, non poteva rischiare di fallire. Non in quel caso.
Sul comodino c'era il suo mantello piegato e, sopra di esso, il ricevitore. La giovane afferrò quest'ultimo e lo spostò sul letto, raccolse il mantello e aprì un cassetto. Le bastava una spilla da balia, nulla di più. Cercò a tentoni l'oggetto quando le dita sfiorarono una superficie ruvida. Una fitta dolorosa le attraversò il petto. Serrò la mandibola e tirò fuori una scatolina, al buio non poteva vederne i contorni ma passò i polpastrelli sul fianco, lì dove Beast Boy aveva scritto con un pennarello azzurro "Buon Compleanno Rae!". La aprì, c'era una spilla della grandezza di una moneta in argento con alcune incisioni. Vi passò il dito sopra, richiuse la scatolina di scatto e la lasciò sul comodino.
Raccattò una spilla da balia e la appuntò al mantello per tenerlo bloccato, chiuse gli occhi.
Prese fiato e tese l'orecchio.
Il lontananza distinse il rumore delle onde del mare.
Non il suono dei passi pesanti di Cyborg, né la voce concitata di Robin che dava ordini, non il solito tono assonnato che aveva Star se svegliata nel mezzo della notte, né il rumore di Beast Boy che batteva i pugni sulla porta della sua stanza.
Che mi aspettavo? Un sorriso amaro le si delineò sul volto.
Si teletrasportò fuori dalla T-Tower. Nel mezzo della radura in cui si era materializzata tre figure incappucciate la aspettavano nell'oscurità. Il più alto tra i presenti si tolse il cappuccio: aveva i capelli argentei e la carnagione chiara, gli occhi erano totalmente bianchi. Belial. L'uomo sorrise, mosse qualche passo in avanti come a darle il benvenuto «Hai salutato i tuoi amici?» le chiese.
Raven lanciò uno sguardo dietro di sé, in lontananza poteva vedere il profilo della sua vecchia casa. Il cuore le mandò una fitta «Ho fatto tutto quello che dovevo» diede le spalle alla torre.


Su EFP ho iniziato questa fanfiction con un'amica, poi ho continuato da sola, questa introduzione è comunque tutta sua. Vi lascio un appuntamento per giovedì prossimo con il prossimo capitolo, se volete sapere come prosegue ^^

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