CAPITOLO VENTIQUATTRO

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Sento le mani invadenti degli agenti di polizia che percorrono tutto il mio corpo con disinvoltura e senza un minimo d'imbarazzo, a differenza mia. Perquisiscono ogni singolo pezzo dei miei vestiti e noto lo sguardo di Evan leggermente imbronciato, mentre cerca un contatto visivo con me, che non gli concedo. Successivamente controllano le nostre borse e valigie, poi ci lasciano entrare. Stiamo entrando nell'accademia dell'FBI. Non ho nemmeno il tempo di metabolizzare; tutto questo era solo un sogno di qualche mese fa e ora sono a Quantico, in Virginia, solo per mia sorella e soprattutto grazie a Evan, devo solo a lui tutto questo. Superare lo scontro con il padre e distruggere, anche se apparentamente, la barriera che divideva lui e David, per cosa? Per me. Una ragazzina come tante altre.
Il tremolio nelle gambe non mi lascia per un secondo, ma la mano di Evan mi stringe da quando siamo entrati qui dentro. Non so se è lui che ha bisogno di questo o io, ma credo si più la seconda opzione. Insomma, lui è possente, forte, il contrario di me. L'ansia mi percorre in ogni singola vena. Sono consapevole che ora come ora, c'è in ballo il futuro mio e soprattutto quello di Chris. È la responsabilità più grande che io mi sia mai presa in vita mia e sono sicura che sia stata la cosa più giusta, nonostante mi sento un carico più grande di me sulle spalle. L'edifico è molto curato, ristrutturato di recente. Noto la scritta: ''since 1972'' e la misura dell'area di terreno forestale ovvero, 1, 6 km. Mi sento al caldo e in un posto sicuro nonostante sia tutto perfettamente in ordine e schematico. Una stanza lunga una ventina di metri è occupata da tanti letti a castello in modo da ospitare ogni ragazzo che è stato accettato. Noi abbiamo avuto delle agevolazioni grazie a David, il padre di Evan, ma in ogni caso siamo qui per arrivare al nostro obbettivo e le cose le otterremo sudando, non facilmente, altrimenti non avrebbe senso. Mentre io mi sistemo sul letto di sopra, Evan si sistema nel letto di fianco al mio, circa a metà della stanza. Abbiamo deciso di situarci al centro proprio per cercare di crearci più amicizie possibili dato che sarà dura e il sostegno e la solidarietà sono due cose fondamentali. I letti sono messi ad una distanza minima e mi chiedo chi sceglierà il letto al di fianco al mio.
Dopo aver ringraziato David per ogni dritta possibile, la stanza comincia a riempirsi. Vedo entrare dalla porta due ragazzi che a pelle mi stanno simpatici e una ragazza che sembra simpatica anche lei. Ovviamente mi fingo indifferente mentre continuo a sistemare a mia roba finché non mi domandano se io so qualcosa di come si svolgeranno gli studi e le varie attività. Con precisione me l'ha chiesto una ragazza, che si è anche presentata: Charlotte. Spero di ricordarmi il nome prima di fare qualche figuraccia. Non so granché riguardo le attività, a parte che saremo sottoposti ad un grande addestramento fisico. Almeno per il primo mese sarà concentrato principalmente su questo. Ho letto in giro su internet, tramite esperienze che bisogna svegliarsi presto, che ci sono tante materie da studiare. Di solito nella seconda fase di addestramento. Le materie sono biologia, chimica, anatomia, scienze forensi che fanno parte dell'addestramento per imparare a riconoscere piante, imparare il primo soccorso, tante belle cose che di sicuro ci ritorneranno utili. Ci sarà tempo libero durante la giornata, ma ci servirà principalmente per portare i panni sporchi in lavanderia. È necessario essere collaborativi, pulirci le camerate, i bagni, sparecchiare. Non sono felice in questo momento, ma non sono nemmeno triste. Nel mezzo. Cioè, essere qui è come trovarsi in un sogno in cui non ci si sveglia, solo che ho paura di non essere all'altezza. Voglio solo impegnarmi come non mai. Superare me stessa.
Descivere questa prima cena, mi lascia un po' una leggera nostalgia dell'Università, ma non ha niente a che vedere con questa all'accademia, moralmente parlando. Mi sono sentita davvero accolta qui, e le persone sono tremila volte più intelligenti rispetto agli adolescenti del college. Li ho sentiti fare discorsi molto maturi, forse perchè sono capitata in un tavolo con venticinquenni, e trentenni, però è stato un primo impatto con un riscontro abbastanza positivo. Stasera non siamo noi a sparecchiare e a lavare i piatti perchè le squadre non sono ancora formate, e se anche lo fossero, sarebbe assurdo cominciare dalla prima sera. Non so nemmeno se domani cominceremo il programma, ma dubito che ci lascino riposare, ci metteranno alla prova fin da subito se non lo stanno facendo già adesso. La mensa dove abbiamo mangiato, (alcuni lo chiamano anche salone) è molto pulita e accogliente. La cosa più bella è che ognuno riesce ad avere il suo spazio e abbonda pure. Non ho mai visitato un edificio che assumesse dimensioni maggiori rispetto a questo, forse è uno dei più grandi. Naturalmemte non vuol dire che sia tutto completamente per noi perchè nulla ci è dovuto. Non meritiamo niente al momento. Il nostro punteggio è pari a zero, così anche il nostro cibo. L'unica cosa che ci assicurano è il posto letto per dormire, quello non lo sottraggono a nessuno. Ora sono stanca, ho le palpebre pesanti, tanto che mi addormento nel letto di Evan tra una chiacchiera e l'altra. Non ho seguito bene le conversazioni, ma quelle voci di sottofondo mi facevano sentire al sicuro e in un certo senso, anche coccolata e in compagnia. In questo momento ho appena ceduto il posto ai sogni, togliendo spazio alla realtà, che non ha altro da aggiungere.

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